Dopo un breve volo, sfortunatamente, arrivammo a Sydney.
Certo, Sydney era fantastica ed era decisamente l'unico posto in Australia dove avrei potuto pensare di vivere. Era solo che si trovava dall'altra parte del paese, lontano dai miei amici, soprattutto da Troye.
Arrivammo nella nostra nuova casa che era quasi il doppio della precedente. Non appena arrivammo scelsi la mia camera, lasciai tutto e ignorai completamente mio padre e la strega.
Immaginavo che non sarebbe durata a lungo perché sentì qualcuno bussare forte alla mia porta.
Mi sfilai le cuffie dalle orecchie e andai a rispondere. La aprì velocemente e mi resi conto che era la strega. Prima che potesse dire qualcosa le chiusi la porta in faccia.
"Zoe, questo non è molto carino considerando che pago io per farti vivere qui!"
"Sai cosa sarebbe migliore?" Urlai. "Che io non fossi proprio qui!"
"Sai una cosa, piccola stronza!" Disse. "Non ho fatto altro se non cercare di supportarti e farti felice e tutto quello che tu fai è essere ingrata! So che non vuoi vivere qui e che non può fregartene di meno di me, ma, per l'amor di Dio, fallo per tuo padre!"
Sapeva sempre dove mi avrebbe colpito di più: mio padre.
"Non parlarmi di mio padre. Lui dovrebbe essere mio e tu me l'hai portato via! Ti sei infilata tra la relazione! Adesso l'unica volta in cui parliamo è quando ci urliamo contro!"
"Non cercare di incolpare me per questo, è colpa tua se hai problemi di gestione di rabbia." Sbottò lei.
"Vero, ma incolpo te per avermi rovinato la vita." Le rivolsi un'occhiataccia che avrebbe dovuto farla scappare. Lasciò subito la stanza dopo il mio commento. Chiaramente non aveva una buona risposta.
"CAZZO!" Fu tutto quello che riuscì ad urlare. Non sarebbe successo niente di tutto questo se fossi stata a casa. A quella vera. A Perth. Dall'altra parte del maledetto paese.
Meglio godersi il meglio di questo fine settimana prima di dover andare in quell'inferno di scuola. Probabilmente sarei finita con l'essere la perdente che si era iscritta a metà anno e che non aveva amici.
Ora era venerdì sera. Tre sere fino all'inizio della suola. Era completamente buio fuori e questi le due del mattino.
Un momento perfetto per uscire con lo skate.
..
La maggior parte delle persone confiderebbe altamente pericoloso uscire in una città sconosciuta di notte. Questo era il secondo giorno di fila che uscivo con lo skate così tardi. Non ero tornata a casa fino alle cinque del mattino, quindi mi ero messa subito a dormire. Questo mi aveva fatto sprecare la maggior parte del giorno e mi aveva permesso di non parlare con nessuno.
Non avevo ancora chiamato nessuna delle mie amiche. Avevo paura che mi avessero già dimenticato e quindi le allontanavo ancora di più. Avrei cercato di ricordarmi di chiamarli lunedì dopo scuola così avrei potuto blaterare su tutti i bei ragazzi di qui. c'era solo una cosa positiva dell'essere nella capitale australiana: i ragazzi sexy. Un sacco.
Raggiunsi un segnale di stop e decisi di fare una pausa per un po'. Ero in giro da quasi un'ora ormai ed ero ancora stanca dall'essere uscita la sera prima. I Blink-182 stavano ancora cantando nelle mie orecchie, ma non potei fare a meno di notare una figura alta muoversi nel buio.
Si avvicinò, ma non riuscì a riconoscere il suo viso. Notai subito il contorno di uno skateboard e vidi le ruote che si muovevano per terra. Continuai a guardare la figura misteriosa. Proprio quando mi passò accanto sollevai lo sguardo e vidi un cappellino nero. Era quasi lontano quando si fermò.
Rimasi calma, se avesse cercato di assalirmi avrei potuto gestirlo. Uno dei vantaggi di avere problemi di gestione della rabbia era che ero sempre pronta per combattere.
La persona tornò verso di me, camminando all'indietro con lo skateboard. Si fermò proprio davanti a me ed io lo guardai.
"Sono i Blink-182?"
"Si, li conosci?"
"Chi non li conosce?"
"Umm, vuoi ascoltarli con me?"
Almeno adesso sapevo che era un ragazzo. L'avevo capito dalla sua figura alta e dalla sua voce. Si mise a sedere accanto a me e accettò la cuffietta che gli stavo passando con dita tremanti.
"Stai bene?" Mi chiese.
"Ho solo un po' freddo, tutto qui." Mentì. Lui si avvicinò a me ed io mi ritrovai ad essere un po' spaventata dall'idea di non sapere chi fosse.
"Il mio nome è Ashton comunque, Ashton Fletcher Irwin." Mi offrì una mano affinchè la stringessi.
"Zoe Smith." Risposi, posando poi la mia mano su una gamba.
"No, qual è il tuo nome completo?" Insistette.
"Perché..."
"Voglio solo saperlo."
"Zoe Lee Smith."
"Va bene, Zoe Lee Smith, perché sei seduta su una panchina, nel mezzo della notte, ad ascoltare Feeling This dei Blink?"
"Non lo so, Ashton Fletche, perché tu sei seduto vicino ad una sconosciuta, nel mezzo della notte, a condividere la sua musica?" Risposi.
"Touchè."
"Non sopporto di essere nella stessa casa della mia matrigna, se te lo stessi chiedendo." Risposi, incrociando le braccia al peto.
"Oh, problemi con la mammina." Rise. Io non pensavo che fosse così diventente.
"Beh, non sarebbe stato un problema se fossi stata nella mia vera casa, a Perth."
"Ti sei appena trasferita qui?"
"Sfortunatamente. Ieri."
"Wow, che schifo."
Sentì il mio telefono suonare e vidi che avevo ricevuto una foto su Snapchat da Troye. Finalmente, avevo bisogno di un po' di sapore di casa. Ashton rimase zitto mentre guardavo la foto di Troye. Mi lasciai scappare una risata triste mentre vedevo Troye mangiare gelato senza di me.
"Hey, vuoi essere in questa foto con me per il mio amico?" Gli chiesi. Speravo segretamente che dicesse si, così avrei potuto collegare un viso a quella voce dolce.
"Si, certo." Si avvicinò di più a me mentre mi preparavo per scattare la foto. Sentì il suo braccio sfiorare il mio e sentì dei brividi correre lungo la spina dorsale. Non sapevo se fosse una sensazione bella o no. Morivo dalla voglia di vedere il suo aspetto e questa era una scusa perfetta. Mi sistemai i capelli spostandoli di lato.
"Fammi mettere il flash." Sentì il suo corpo muoversi accanto a me mentre premevo il pulsante del flash.
Premette il pulsante per scattare e il flash ci illuminò le facce, accecandoci per qualche secondo. Abbassai il telefono, tenendolo in modo che anche lui potesse vedere.
I miei occhi iniziarono a vedere bene di nuovo e il cuore mi sprofondò nello stomaco quando riconobbi quei penetranti occhi color nocciola.
STAI LEGGENDO
Feeling This | Ashton Irwin (traduzione italiana)
FanfictionDue disadattati che creano un legame grazie all'unica cosa che li ha portati insieme: l'amore che hanno l'uno per l'altra. Questa storia è una traduzione, l'orginale è di michkale. Tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.