eighteen - love

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erano passate quasi due settimane da quando aveva rivelato inconsapevolmente di amarmi e ancora non mi aveva detto niente. Infiniti appuntamenti e ore spese insieme e lui non aveva mai nominato quelle due parole. Non importava quanti baci ci scambiavamo o le notti passate a guardare film, non aveva ancora detto una parola. Alcune volte avevo pensato che fosse vicino a dirlo. Avevo notato che un paio di volte era diventato completamente nervoso e che aveva iniziato a balbettare, ma niente.

Ricordavo un giorno molto chiaramente, lui era venuto a prendermi da scuola con la macchina ed eravamo andati a fare un giro. Avevamo cantato a squarciagola le canzoni dei The 1975, la sua voce graziosa mi risuonava nelle orecchie, imprimendo ogni parola nella mia testa.

Quando eravamo arrivati a destinazione, avevo afferrato lo skate con cui ero andata a scuola e lui aveva preso il suo.

"Signorian," Aveva detto, allungando una mano verso di me. "Posso avere questa pattinata?"

Gli presi la mano e risi. "Sempre così sdolcinato. Certo."

Avevo perso la cognizione del tempo, stare con lui era così incredibile. Era come se nient'altro importasse quando eravamo insieme.

Quella notte avevamo deciso di dormire nella sua macchina, quindi avevo mandato un messaggio a Sarah per dirle che sarei rimasta fuori. Eravamo in rapporti migliori a condizione di non passare troppo tempo insieme, c'erano meno litigi.

Mentre eravamo stesi insieme, le gambe e le mani intrecciate, l'avevo sentito mormorare qualcosa, ma non abbastanza forte da sentire bene.

"Che hai detto?" Gli avevo chiesto.

"Niente, non importa."

Potevo giurare di averlo sentito dire quelle due parole, ma mi aveva spezzato il curoe il fatto che non avesse il coraggio di dirle ad alta voce.

Stavo iniziando a pensare che avrei dovuto dirle io per prima. Sembrava che dovessi sempre prendere io il problema tra le mani e stava iniziando a frustrarmi il fatto che non riusciva a prendere il controllo.

Alle 3 del mattino e dopo 5 ore passate su Skype con Troye, mi stavo finalmente preparando per andare a dormire. Era il fine settimana e comunque non dormivo mai. C'erano così tante cose che mi sarei potuta perdere mentre dormivo, avrei potuto farlo quando sarei morta.

Mentre mi mettevo a letto iniziai a sentire un ticchettio persistente contro la finestra.

Tap... Tap... Tap...

Pensavo che fosse la pioggia, ma non c'erano nuvole nel cielo quindi andai lentamente verso la finestra, sperando che dietro non ci fosse un assassino.

Era buio, ma quegli occhi potevano essere visti dappertutto. Aprì la finestra per rivelare un ragazzo con il sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. "Ashton Fletcher, che diavolo stai facendo?" Sussurrai.

"Mi mancavi così tanto, Zoe Lee." Disse.

Gli feci un cenno, dicendogli di salire. "Allora vieni."

Lui mi guardò con confusione. "Mi apri la porta?" Chiese, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Nope, se vieni qui alle tre del mattino e lanci sassolini alla mia finestra allora finirai di essere un inguaribile romantico e salirai da qui."

"Sempre così testarda." Lo sentì mormorare.

"Cosa? Non ho capito."

"Niente, sei bellissima!" Disse con innocenza.

Mi misi a sedere pazientemente sul davanzale, fissandomi le unghie e guardando Ashton faticare per scalare la casa. Non avrei mentito, era abbastanza ipnotizzante guardare i muscoli delle sue braccia flettersi ed ero un po' delusa quando arrivò da me.

Feeling This | Ashton Irwin (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora