thirteen - faults

266 20 0
                                    

visto che non avevo per niente visto Catty alla festa di Mikey ieri sera, avevo deciso di invitarla a casa mia e farle conoscere Troye. Ormai era a casa mia da poco più di un'ora e ci stavamo solo rilassando. Era passato tanto tempo da quando avevo conosciuto una buona amica. Di solito cercavo di stare lontano dalle ragazze perché era più difficile fidarsi di loro, ma non avevo troavo un motivo per cui non fidarmi di Catty.

"Catty! Voglio farti incontrare il mio migliore amico, Troye." Le feci segno verso lo schermo del Macbook, che mostrava l'adorabile faccia di Troye.

Lei di voltò verso lo schermo e lo fissò. Fece un piccolo segno di saluto con la mano e poi si tirò un po' indietro. "Aspetta un secondo, è Troye Sivan?"

Lo conosceva! "Oh mio Dio, guardi i suoi video?!"

"Certo, sono esilaranti." Rispose.

Finalmente anche Troye parlò. "Aw, grazie! Come ti chiami?"

"Chiamami Catty."

"Scusa, hai detto Catty?"

"Si, nessuno pronuncia bene il mio nome, quindi è solo Catty. La mia professoressa di francese mi ha chiamato così per un anno intero. Neanche mia madre riesce a pronunciare bene il mio nome."

"Wow, è dura. Capisco, i nomi semplici finiscono sempre per essere i più difficili. Tutti rimangono scioccati quando scoprono che c'è una 'e' alla fine del mio nome, quindi non è una novità."

"Lui capisce il mio dolore!" Scoppiarono entrambi a ridere al loro dilemma.

"Va bene, signore che farete questa sera?" Chiese dopo aver fatto un sorso di red bull.

"Beh, io devo andare via tra poco..." Catty lasciò la frase a metà.

"Aspetta, perché?! Pensavo che saresti rimasta?" Urlai.

"Umm... devo uscire. Con un ragazzo che ho conosciuto alla festa di Mikey. Ah, ti ringrazio per non avermi mai trovata."

"Oh ci sei riuscita? Chi è il ragazzo?"

"Luke."

La mia bocca si spalancò. "MERDA, DAVVERO?"

Troye si lamentò. "Che cazzo, le mie ragazze stanno entrambe insieme a due ragazzi sexy di una band, perché non posso averne uno?"

"Aw, sono la sua ragazza. E non stiamo insieme, stiamo solo uscendo." Precisò lei.

"Cosa è successo alla festa?" Chiesi.

"Eravamo entrambi abbastanza ubriachi, ma ricordo di avergli infilato la lingua in gola, quindi..." Disse con tono pieno di orgoglio.

Luke era una persona che si imbarazzava facilmente, quindi mi chiesi subito come avesse preso la cosa. "Whoa, cosa ha fatto lui?"

"Penso che possa dire che ha ricambiato il favore." Disse.

Mi coprì con le mani le mie orecchie non così tanto vergini. "Oh, Dio, troppi dettagli."

Nonostante le suppliche, lei continuò. "Magari questa sera faremo zum zum. Sai, fare il fattaccio." Sollevò le sopracciglia in modo seducente.

"Sei disgustosa, perché ti ho dato il mio numero?"

Lei mi fece un occhiolino. "Volevi qualche azione tra ragazze, lo sappiamo tutti."

"Non hai un filtro o qualcosa?"

"Non proprio. E' una delle mie pazzesche qualità." Sembrava fiera di se.

"Come vuoi."

"E' meglio che vada, Luke mi ha mandato un messaggio. E' stato bello conoscerti, Troye!" Lo salutò di nuovo prima di uscire dalla stanza.

"Spero che la prossima volta sia di persona!"

"Ciao, Zoe."

"Ciao, Zatty."

Adesso eravamo rimasti solo io e Troye. Ognuno si stava facendo i fatti proprio. Una sacco di volte facevamo Skype solo per vederci e poi facevamo le nostre cose. Era bello e confortevole sapere che lui era lì, anche quando non c'era.

"Allora, cosa farai questa sera, Zoe?"

"Non ne sono sicura, mio padre dovrebbe tornare a casa presto."

"Sei ancora arrabbiata con lui?" Chiese con un broncio.

"Un po'. Non parliamo molto e la strega si sta ancora comportando, beh, da strega."

"Che schifo. Mi dispiace, tesoro. Penso che verrò a trovarti presto!"

"Penso che i ragazzi hanno un concerto a Perth tra un mesetto e Mikey ha detto che potrei venirci con loro, potremmo incontrarci?" Suggerì.

Lui iniziò subito ad urlare. "Sarebbe perfetto, non vedo l'ora."

"Com'è stato il tuo viaggio?"

"Bene. Andremo comunque in Inghilterra quando finirai la scuola, vero?"

"Certo." Sorrisi al pensiero di andare finalmente via di casa. Prima di poter rispondere sentì qualcuno sbattere la porta e urla dal piano di sotto. "Penso che ci sia qualcuno a casa, è meglio che vada. Ti voglio bene." Chiusi il portatile e andai ad investigare.

Come previsto, qualcuno era a casa ed era la strega.

"Oh, sei solo tu." La fissai.

"Si, solo io, piccola ingrata-"

"Per quanto vorrei che tu finissi quella frase, non voglio." Dissi in modo sarcastico, rivolgendole un sorriso altrettanto sarcastico.

La sua pazienza si stava assottigliando ed era come guardare una bomba scoppiare. "Mostrami un po' di maledetto rispetto."

Decisi di sfidarla. "Perché dovrei farlo quando neanche tu ti rispetti?"

"Sei solo una stronza viziata. Non posso credere che tuo padre non faccia niente a riguardo."

"E' colpa sua."

"Come?"

"Ha sposato te e mi ha costretto a vivere con te. Se fosse stato per me, me ne sarei andata tanto tempo fa."

"Allora cosa ti trattiene qui? Vattene."

"Va bene."

Non mi preoccupai neanche di prendere le mie cose, questa era solo un'altra piccola discussione tra di noi e mi serviva del tempo per calmarmi. Afferrai il mio skate e mi infilai il telefono nella tasca dei pantaloni. La canotta era larga e i tagli sotto i buchi per le braccia mostravano il mio reggiseno.

Iniziai a camminare con lo skate, senza una vera destinazione. Le lacrime scorrevano ancora sul mio viso e non feci nulla per asciugarle.

I miei piedi mi portarono davanti ad una casa e finì sul portico. Le lacrime mi ricoprivano ancora il viso, ma avevano smesso di scendere. I miei occhi erano rossi. Bussai debolmente alla porta e un ragazzo dagli occhi color nocciola l'aprì.

Feeling This | Ashton Irwin (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora