twenty three - sibling love/hate

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"Quando tempo ci impiegheremo ad arrivare?" Borbottai.

"Un giorno intero, penso." Disse lui, sistemando i nostri borsoni nel bagagliaio.

"24 ore in macchina con te? Sembra l'inferno." Lo presi in giro.

Non ci fermeremo a dormire, quindi è meglio se ti riposi così potremmo fare a cambio."

"Va bene, ma non ho sonno." Lui rise alla verità dietro il mio commento mentre saliamo nella sua vecchia macchina ed iniziavamo ad allontanarci da casa sua per andare dalla sua famiglia.

Rimanemmo in silenzio per un po', ma avevo notato che lui muoveva la gamba su e giù e controllava lo specchietto in continuazione. "Ashton, sei nervoso?" Chiesi.

"Certo che lo sono, perché pensi che ti stia portando?"

"Ma non ti rendo nervoso anche io..." mi misi a giocare con l'anellino che avevo al naso, facendolo girare sul posto.

"Si, ma è un buon tipo di nervosismo. Non lo so, è passato tanto tempo da quando li ho visti. Ho solo paura che siano arrabbiati con me."

"E' difficile essere arrabbiati con te. Fidati, ci ho provato."

"Perché è difficile?" Chiese e fece quella sua risata.

"Quella maledetta risata che hai potrebbe curare il cancro e far finire le guerre. E sei anche un persona troppo bella con cui essere arrabbiata." Dissi con sincerità. Ashton era una persona fantastica, da ammirare. Non importava quello che faceva, era automaticamente la persona più pazzesca in una stanza. Era gentile con tutte le sue fan, anche quando lo facevano irritare. Dava a tutti più importanza che a se stesso. Era une persona perfetta nei modi più imperfetti.

"Buono a sapersi."

Continuammo a guidare per qualche ora. La maggior parte del tempo la passammo a cantare canzoni che sapevamo a memoria. Ogni tanto lui mi indicava qualcosa di bello che stavamo superando. Non potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stato quando saremmo stati lontani. Non avrei sentito la sua risatina o non avrei avuto quel sorriso ad illuminarmi la giornata e ricordarmi che c'era sempre un motivo per vivere.

Ci fermammo per prendere da mangiare prima di fare a cambio di posto. Sembrava che Ashton si stesse per addormentare, quindi avevo pensato che era meglio recuperare prima le energie così poi lui avrebbe potuto riposare. Avevo notato che diventava sempre più nervoso man mano che ci avvicinavamo alla casa di sua zia. Eravamo seduti ad un tavolo, guardandoci mentre mangiavamo in silenzio lo schifoso cibo dell'autogrill.

Mi misi un'altra patatine fritta in bocca mentre Ashton mi fissava intensamente e i suoi occhi si spalancarono. "Cosa c'è?"

"Cosa?" Chiese, tornando alla realtà. Non si era neanche reso conto che mi stava fissando.

"So che vuoi chiedermi qualcosa. I tuoi occhi."

"Come fai a conoscermi così bene?"

"Perché ti amo."

"Ti amo anche io... perché non hai mai paura?"

Non ero esattamente scioccata dalla domanda, ma non era quello che mi aspettavo. "Questo è a caso."

"Non so, è solo che tu –tu sei così calma per tutto. E' come se niente potesse farti male. Ma non sei per niente ottimista e odi le persone, quindi non capisco."

"Ho raggiunto tutti i punti più bassi possibili nella mia vita, cerco solo di essere positiva e credere che niente possa rompermi. Non so neanche come facciamo a funzionare insieme, siamo completamente diversi. Odio le persone, tu ami le persone. Non dovremmo funzionare per niente. Ma invece si e non ho niente di cui aver paura, perché ho te."

Feeling This | Ashton Irwin (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora