*un mese dopo*
Mi feci strada tra i vari turisti e residenti della città, senza preoccuparmi di mormorare "scusate" quando andavo a sbattere su qualcuno. Camminare nel centro di Londra era un incubo. La città era un gigantesco grappolo di persone che cercava di andare dal punto A a quello B il più velocemente possibile. Avevo imparato durante la mia prima settimana qui che per sopravvivere dovevi solo tenere la testa bassa e continuare a camminare.
La mia prima settimana qui non era stata per niente come avevo pianificato. Da quando ero arrivata niente era sembrato giusto. Forse era stato il mondo che mi aveva punito per aver lasciato Ashton, ma ero decisa ad andare all'università. Avevo lavorato duro per arrivare qui, anche con i miei voti nella media, avevo comunque finito la scuola un anno prima. Mi sarei potuta facilmente prendere un anno sabbatico, anche due se avessi voluto, ma mio padre voleva che andassi subito a scuola.
Il nostro appartamento era normale e andava bene per tutti noi visto che era ad una distanza di camminata da ovunque dovevamo andare. Ero così felice di aver avuto i miei migliori amici con me in queste ultime settimane oppure sarei impazzita.
Entrai di corsa nel palazzo principale del mio corso e mi misi a sedere nel retro. Pensavo che l'università sarebbe stata come la scuola superiore. L'unica cosa che allora mi dava la forza di superare la giornata era che alla fine avrei visto Ashton.
Mi dimenticai del mio professore e mi chiesi se avevo fatto un casino. Sarei dovuta andare in tour con lui? Era ovvio che sarei stata più felice con lui, ma se non avessimo funzionato? Non ero riuscita a concentrarmi su nient'altro da quando l'avevo lasciato all'aeroporto.
Prima di ogni concerto lui mi chiamava, prima di ogni volo, di ogni esibizione nelle radio, ogni intervista. Anche se non potevo rispondere, lui mi lasciava dei dolci messaggi in segreteria per farmi sapere che era sempre lì. Avevo paura del giorno in cui si sarebbe dimenticato di chiamarmi o di darmi la buonanotte e in cui avrebbe smesso di lasciarmi piccoli messaggi di tanto in tanto. Perché quando sarebbe successo quello, sapevo che saremmo stati fregati.
Stavo cercando con tutte le mie forze di portarmi avanti con lo studio così da potergli fare una visita a sorpresa. Fortunatamente si stava avvicinando la parte inglese del tour dopo l'Europa e sapevo che dovevo andare a trovarlo.
-
*due mesi dopo*
-
Afferrai il mio cellulare dopo aver saputo da Michael che erano tutti a Londra. Apparentemente Ashton si era dimenticato di dirmelo. Composi subito il suo numero per chiamarlo.
"Sei a Londra?" Chiesi non appena rispose. Lo sentì sospirare e sapevo che probabilmente si stava passando una mano tra i capelli come faceva sempre quando era nervoso.
"Si, ma-"
Lo interruppi perché sapevo già la risposta. "Sei troppo impegnato affinchè io possa venire a vederti." Era così ogni volta che si trovava vicino alla mia nuova casa e stavo iniziando ad essere sospettosa.
"Lo so, è frustrante da morire. Se avremmo un giorno libero verrò da te, lo prometto."
Non potevo sopportare di parlare con lui ancora a lungo, quindi decisi di mettere giù. "Ti amo."
"Ti amo anche io." Mormorò e poi interruppe la chiamata.
Stavano arrivando i giorni in cui la nostra relazione si sarebbe rotta.
*tre mesi dopo*
Michael's POV
"E' deciso, vengo a farvi visita." Disse lei su Facetime.
Ovviamente io protestai. "No, Zoe, hai detto che dovevi frequentare le lezioni, quindi devi rimanere-"
Essendo la ragazza testarda che era, lei mi interruppe subito. "Mi sono portata avanti di un mese e le vacanze di Natale stanno per arrivare, quindi non cercare di dirmi quando e dove devo stare."
"Zoe..." Borbottai.
"Michael Gordon Clifford, verrò a farvi visita in Irlanda, capito?" Sbottò.
"Si, signora."
"E a chi non lo dirai?"
"Ashton Irwin."
"Bene, quindi siamo sulla stessa pagina." Disse prima di chiudere.
"Certo." Dissi con una smorfia sul viso. Oh, questa ragazza non aveva idea di cosa l'aspettava. Mi misi il telefono in tasca e andai dritto nella sua stanza. Sbattei il pugno sulla porta e aspettai una sua risposta.
"Hey-" Dissi e lui mi trascinò nella stanza dal colletto della maglietta.
"Ha chiamato?" Chiese, la sua faccia toccava quasi la mia.
"Si, ha detto che verrà a Dublino."
"Perfetto. Mancano solo un paio di giorni."
"Sei sicuro che sia una buona idea?"
"Positivo, Mikey, ultimamente c'è stata un po' di tensione tra di noi-"
"Si, che hai creato tu perché ti stai comportando da stronzo."
"Questo non è il punto. Potrò vedere se lei si fida davvero di me e alla fine ne usciremo con una risata!"
"Non penso davvero che sia un'idea così divertente. Ma non sono affari miei." Dissi, uscendo dalla sua stanza.
Ashton aveva iniziato di proposito a prendere le distanze da Zoe un mese fa. Voleva darle spazio per trovare se stessa e per andare bene a scuola. Pensava che non fosse così indipendente com'era prima, cosa che rispettavo. Ma non era l'obbiettivo di una relazione quello di essere dipendenti l'uno dall'altra? Aver bisogno dell'altro?
Zoe era stata una persona davvero indipendente da quando l'avevamo conosciuta. Era silenziosa e fuori dal normale. Sapevo che non era stata sempre così. E da quando aveva incontrato Ashton –e tutti noi- era tornata ad essere la persona di prima. Ero così fiero del fatto che fosse riuscita a superare tutto quello che le era successo, le droghe, l'alcohol, l'incidente, il tentato suicidio. Ero rimasto così scioccato quando mi aveva raccontato tutto. Dopo essersi aperta con Ashton, lentamente l'aveva detto al resto di noi. Certo, agli altri aveva detto le cose molto in generale, senza tutti i dettagli, ma era stato un grande passo per lei. Aveva avuto una vita difficile e, in qualche modo, era riuscita a sopravvivere. Ora era all'università, aveva degli amici fantastici. Aveva una vita migliore adesso. Le persone di cui si era circondata non le avrebbero mai permesso di cadere di nuovo così in basso.
Ma adesso ero arrabbiato con entrambi per essere così testardi. Non volevo che Zoe venisse qui e scoprisse qualcosa che avrebbe potuto farli lasciare, quindi ero arrabbiato del fatto che aveva deciso di venire. E Ashton si stava solo comportando in modo stupido, accecato dalla sensazione di essere una rockstar.
Ugh.
Zoe's POV
Passai i giorni successivi a fare la valigia. Non ero sicura di quanti giorni sarei rimasta lì, quindi non sapevo esattamente cosa volevo portare. Avevo messo i vestiti nella valigia e i miei libri e il portatile in uno zaino, così avrei potuto continuare a studiare mentre ero via. Avevo detto ai miei professori che mi serviva qualche giorno per tornare a casa per un'emergenza familiare. Non avevano capito che stavo mentendo, quindi mi avevano dato il permesso di andare via con così poco preavviso.
Quando arrivai finalmente in aeroporto per la mia partenza (volare a Dublino era molto più veloce che guidare) iniziai ad essere in ansia per cosa avrei potuto scoprire. Michael mi era sembrato sospettoso per tutto il tempo e Ashton mi evitava a tutti i costi.
Mi fidavo di lui, con tutta me stessa. Ma le cose stavano diventando troppo pazzesche e pensavo che se fossi andata lì, tutti si sarebbe sistemato.
Avevo anche paura di guardare in quegli ingannevoliocchi color nocciola e ritrovarmi a guardare qualcuno che non riconoscevo più.
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Feeling This | Ashton Irwin (traduzione italiana)
FanfictionDue disadattati che creano un legame grazie all'unica cosa che li ha portati insieme: l'amore che hanno l'uno per l'altra. Questa storia è una traduzione, l'orginale è di michkale. Tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.