Capitolo ~ 1 ~

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Non appena la sveglia iniziò a suonare vicino alla mia testa, lanciai la mano facendola cadere a terra.
Sfregando il viso contro il cuscino, mi tolsi la bava che scendeva dalla mia bocca per poi alzarmi e mettermi a sedere sul bordo del letto. Mi spostai i capelli avendo così la vista scoperta e senza aspettare ancora di più, mi alzai grattandomi la chiappa.
Spalancando l'anta del frigo presi il latte posandolo sul tavolo con accanto il bicchiere regalatosi da mio zio a Natale con sopra la faccia di Babbo Natale.
Mettendo le mani sui fianchi mi guardai attorno cercando una cosa che appena lo vidi, lasciai un lamento sbattendo il piede sul pavimento, peggio di una bambina quando non otteneva ciò che voleva.
Odiavo quando mia mamma metteva la scatola del cappuccino proprio sopra l'armadio nonostante sapeva che avevo un metro e una speranza.
Afferrai la scopa e con il manico, spinsi il cappuccino giù facendolo cadere esattamente tra le mie mani.
Sorseggiai velocemente il cappuccino per poi andare direttamente nella mia camera e afferrare i jeans attillati, la canottiera e la giacca in pelle con le converse nere con le borchie color oro.
Lasciai i miei capelli lisci biondo cenere cadere sulla schiena mettendo una ciocca dietro l'orecchio e sorridere allo specchio.
Prendendo il telefono dal tappeto lo sbloccai con l'importa notando il messaggio della mia migliore amica, Gio.
"Buongiorno amore"
Sorridendo, risposi per poi avviarmi nella camera di mia sorella maggiore, Bianca.
Nonostante sapevo dormisse, sbattei la porta contro il muro facendola ritornare indietro «guarda che vado a scuola, ci sentiamo»
Lei senza alzarsi, annuì buttandosi il cuscino sopra
la testa riaddormentandosi.
«Buongiorno» dissi sorridendo e buttando lo zaino dentro la macchina.
Dandogli un bacio sulla guancia, mio papà mi sorrise accelerando e in pochi minuti mi ritrovai davanti alla scuola.
Ora, penserete che la mia scuola sia una scuola come tutte le altre, invece no. La mia era una scuola di suore dove ogni regola infranta, ti mandavano a casa.
Mi spiego meglio: i jeans strappati erano vietati, i leggins molto trasparenti pure, il telefono veniva consegnato la mattina e ridato alle 13:00 non appena si usciva da scuola, se facevi assenze, i tuoi genitori dovevano chiamare le scuola e dirlo.
«Ma buongiorno» disse abbracciandomi.
Sorridendo anch'io a mia volta, ricambiai l'abbraccio stringendola forte a me.
Gio era una ragazza che aveva uno stile molto elegante e molto raffinato, sempre truccata e sempre ben vestita. Raro che la vedessi vestita casual, a differenza mia che vestivo solo quello.
A differenza mia, Gio rimase bocciata due volte, io una. Ci conoscemmo 3 anni fa e fu "amicizia a prima vista"
Avevamo tantissime cose in comune e la cosa che ci accomunava di più era la nostra pazzia. Da quando la conobbi, cambiai totalmente, dalla ragazza timida che stava in fondo alla classe, diventai la ragazza sempre al centro dell'attenzione e che ad ogni piccola cosa, aveva sempre qualcosa da dire. Avevamo stretto un rapporto così bello che ormai tra noi due non si sapeva chi era quella che fece peggiorare l'altra.
«Numero 15» urlò la professoressa di italiano che continuava a sbattere la mano sulla cattedra cercando di creare silenzio nella classe, senza rendersi che creava ancora più caos.
Controllando un'ultima volta in telefono, lo spensi posandolo nella scatola la quale venne portata su in presidenza. Firmai a mia volta per poi sedermi al mio posto e aspettando che le lezione abbiano inizio.

«Quanto manca?» chiese Gio guardandomi.
Ridendo guardai il mio casio color oro e glielo mostrai facendole capire che non erano passati manco 20 minuti.
Sbuffammo entrambe alzando gli occhi al cielo.
Inutile dire che l'ora sembrava non passasse più e ogni volta che guardavo l'ora sembrava che al posto di andare avanti, andasse indietro.
Ma finalmente l'ora finì.
Prossima ora: ginnastica.
Inutile dire anche qui, io e Gio eravamo una frana in tutti i sport perciò, tutte le ore, le passavamo a fare le cretine e a divertirci. Almeno, questo era ciò che facevamo fino ad ora, prima di scoprire che il prof sarà assente e che per i prossimi mesi, avremo un prof di sostegno.
«Neanche per idea» dissi alzando le sopracciglia guardando tutti correre per la palestra «io non corro» dissi girandomi verso Gio che ormai si stava cambiando le scarpe «scherziamo? dopo sudo»
Al solo pensiero scossi il capo sentendo brividi lungo la schiena.
«Invece si metterà a correre signorina» disse una voce dietro di me «a meno che non vuole che le metta un bel 20 che farà media»
Piano piano mi girai deglutendo.
Aveva i capelli dello stesso mio colore, gli occhi color nocciola erano fissati su di me, la mascella era serrata e le sopracciglia alzate, segno che aspettava una mia risposta.
La canottiera bianca lasciava allo scoperto i muscoli ben definiti e la marea di tatuaggi che gli ricoprivano il corpo. Si poteva notare lontano un miglio che era giovanissimo, a differenza del vecchio prof che ogni giorno temevamo morisse li con noi.
Santo cielo, era bellissimo.
«Quindi, ti metto 20 o inizi a correre?»
Allargando le narici e prendendo un bel respiro afferrai le scarpe indossandole.
Presi per mano Gio e iniziammo entrambe a correre.
«Non ce la faccio più» mormorai posando i palmi delle mani sulle cosce restando lì senza più respiro.
Non appena mi vide stare ferma, fischiò fortemente facendomi spaventare.
«Aspetti un attimo, per piacere» mormorai.
Applaudì muovendo il capo in un no.
Ripresi a correre accanto a Gio.
«Isa, è troppo figo» rise Gio con poco respiro.
Risi a mia volta «sarà mio» dissi alzando le sopracciglia mostrando un bel sorriso.
Lei mi spinse superandomi e ridendo.
Mi fermai nuovamente prendendo la bottiglietta e svuotandola fino a metà. Proprio quando feci per rimettermi in corsa, la campanella suonò e il prof della prossima ora venne a prenderci.
Guardai mentre entrambi i prof si parlavano e lei, senza capire cosa stessero dicendo, sorrise guardandomi.
Tutti si avviarono verso l'uscita e quando feci per uscire, lui mi afferrò per l'avambraccio fermandomi.
«20 giri» disse fischiando.
Sgranai gli occhi aprendo la bocca scioccata «ma li ho già fatti» dissi.
Lui ridendo si piazzò in mezzo alla palestra fischiando di nuovo «più tempo perde, peggio è»
Mi massaggiai la tempia deglutendo e rimettendomi in careggiata.  Iniziai a correre sentendomi il suo sguardo addosso ad ogni passo che facevo.
Mi fermai facendo una camminata veloce, la quale però per lui non era abbastanza.
«Mi metta pure 20» dissi andando a prendere la bottiglia e bevendone un sorso.
Lo lasciai lì e andando nello spogliatoio, mi tolsi le scarpe cambiandomi.
Mi lavai le ascelle con acqua e sapone indossando la maglia e chiudendo la porta alle mie spalle.
«Tenga» disse posandomi il libretto con le valutazioni.
Aprendolo nella pagina corrispondente, notai il 20 e la sua firma vicino: Justin Bieber
Ero passata da 80-90 a 20 solo perché non riuscivo a correre.
«Che vada a fanculo» sussurrai uscendo fuori dalla palestra.
«Ti ho sentito» urlò alle mie spalle.
Alzai gli occhi al cielo e salendo le scale raggiunsi la mia classe che appena entrai, la prof mi sorrise.
Sorrisi a mia volta per poi prendere posto e guardare Gio.
«20» dissi sbattendo il libretto sul tavolo e sedermi.
Misi le mani nei capelli sbuffando per poi massaggiarmi gli occhi.
Le ore passarono in fretta essendo che di tutto quello che spiegavano, io ascoltai poco e niente.
Avevo nella mente il suo sorriso e i suoi occhi color caramello che erano sempre addosso a me.
Non potevo fare a meno che pensare a lui. Ovvio, con la mia mente perversa, non potei non pensare a come era nudo, o quando scopava.
Solo il pensiero, mi fece diventare bagnata.
Voglio dire, è l'ultimo anno... Perché non divertirsi un po'?
Anche la serata passò in fretta, cenai con i miei, guardammo la tv e poi mi misi a letto a parlare con Gio, la quale mi raccontò che aveva una nuova cotta per un ragazzo, della nostra stessa età, però di un'altra classe. Perfetto, potevamo divertirci entrambe.
Aprendo Facebook, per curiosità, cercai il nome Justin Bieber nella barra di ricerca.
Schiacciai sul suo profilo e mi uscirono fuori varie sue foto, di cui la maggior parte in palestra.
Presi un bel sospiro e senza esitare, gli mandai la richiesta d'amicizia poi chiusi il telefono mettendomi a dormire.

Il mio professoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora