Capitolo ~ 16 ~

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Quel "ti amo" continuava a ripetersi nella mia mente ripetutamente, la sua dolce voce, il suo sorriso.
Strinsi la ringhiera del balcone tra le mie mani chiudendo gli occhi.
Ebbi sul momento una crisi così forte che scesi le scale di fretta ignorando Mila che continuava a richiamarmi.
Salì in macchina e mi ritrovai al primo supermercato che stava. Camminai per i reparti fino a quando mi ritrovai al reparto degli alcolici.
Ne afferrai alcuni mettendoli nel carrello.
Da birre, vino, gin.. tutto pur di dimenticare.
«Lo sa che fanno male?» mi domandò tenendo una bottiglia di whiskey nella mano.
Non appena le mie orecchie sentirono quella dolce voce, mi bloccai. Tutti i muscoli mi si ammosciarono e il cuore iniziò a battermi forte.
Non sapevo cosa dire.
Posò la bottiglia al suo posto e mi sorrise.
«Dovrò dimenticare in qualche modo» dissi involontariamente.
Lei aggrottò le sopracciglia «dimenticare?» domandò «dimenticare cosa?» finì.
«Tutto» dissi «vorrei dimenticare tutto»
Lei fece una piccola risata abbassando il capo «io darei oro per ricordare tutto» alzò le sopracciglia «Vorrei ricordare ogni momento passato con la mia famiglia, con la mia migliore amica, i momenti passati in quei corridoi della scuola» disse.
Il sangue mi si ghiacciò nelle vene e i brividi ricoprirono metà del mio corpo.
«Hai ragione» mormorai iniziando a rimettere le bottiglie al suo posto.
Era davvero brutto da parte mia scordare quando lei voleva solamente ricordare. L'avrei aiutata.
«Se desidera può venire domani a casa mia» dissi.
Che cazzo ho detto?
«A casa sua?» ripeté con gli occhi sgranati.
«Si, le davo spesso ripetizioni e recuperi.. Immagino non se lo ricorda» dissi «magari si ricorderà qualcosa»
Stronzate dopo stronzate.
Io volevo portarla a casa mia, laddove c'era ormai la sua impronta, la sua scia di profumo, le sue urla, le sue risate.
«Farò il possibile» mormorò stringendo la bretella della borsa.
«Verrò domani a prenderla» dissi «va bene?» domandai.
Lei sorridendo mi girò le spalle per poi andarsene.

Per tutto il pomeriggio restante, chiarì le cose con Mila.
Io e lei ci incontrammo parecchi anni fa, quando eravamo ancora troppo piccoli per capire qualcosa dell'amore. Mi innamorai di ella sin dal primo momento che incontrai i suoi occhi verdi.
Con il passare del tempo, dopo le varie lamentele da entrambe le parti famigliari, decidemmo di falsificare un matrimonio e rendere tutti felici.
Partimmo così lontani da casa, innamorati e in cerca di un futuro.
Le cose però non erano all'altezza delle mostre aspettative: ogni giorno a causa di ogni piccola stupidaggine, ci ritrovavamo a litigare.
Così, con il passare del tempo, capimmo che non eravamo destinati a stare insieme.
Ora, vi chiederete come mai del ritorno di Mila.
Mia madre organizzò una cena di famiglia, perciò entrambi fummo obbligati a presentarci in qualità di marito e sposa.. Ma tutto andò a rovine.
Il bacio? Sin dall'inizio, mi catturò l'attenzione il suo corpo perfetto, perciò, averla davanti a me, in tutta la sua bellezza, mi era impossibile resistere.
Tutto ciò che sentivamo uno verso l'altro era semplicemente attrazione, solo questo.
Capì velocemente con il mio discorso che era tempo che lei se ne andasse e continuasse con la sua vita.
Lei con la sua vita, io con Isa.

Non appena chiusi la porta dietro di me, rimasi indietro mentre lei gironzolava per tutto il salotto esaminando ogni minima cosa.
La raggiunsi mentre guardava una foto con me da piccolo toccando a malapena il vetro della cornice. Fu quando, per sbaglio, strinsi i suoi fianchi avvicinandola a me. Lei non si mosse, deglutì solamente poi continuò a cercare.
Le diedi le spalle cercando di ricompormi e non scoppiare. Perché l'avevo portata da me? Perché?
Aveva il diritto di vivere la sua nuova vita.
«Vuoi salire?» le domandai interrompendo i suoi pensieri.
Lei si girò con lo sguardo perso e come risposta ricevetti un piccolo sorriso.
Le presi la mano e rapidamente salimmo le scale.
Spalancai la porta e la lasciai entrare per prima.
Con le mani incrociate mi appoggiai allo stipite della porta guardandola.
Non appena notai che andò sul balcone, persi un battito del cuore.
Dai piccola, ricordati.
Ma no, semplicemente prese un sospiro poi ritornò in camera.
«Che corsi erano?» mi domandò.
Con delicatezza si sedette sul letto passandoci le mani su di esso «storia» risposi.
Perché continuavo a mentirla? Perché?
Perché semplicemente non potevo dirle che doveva ricordarsi di noi, delle notti che facevamo l'amore, del suo primo ti amo detto a me?
«Non ricordi?» chiesi deglutendo.
Lei scosse il capo mettendo le labbra dentro «non ricordo niente, assolutamente niente»
Si alzò entrando in bagno dove si scrutava allo specchio.
Si accarezzava il viso percorrendo ogni lineamento che la rendeva così bella, così perfetta.
«Come ti chiami?» chiese avvicinandosi a me.
«Justin» risposi «Justin Bieber»
Restò ferma immobile con gli occhi fissi su di me «Non ti ricorda niente il mio nome?»
Lei alzò le spalle abbassando il capo e incrociando le braccia al petto «ti aiuto se vuoi»
Fece una piccola risata la quale mi fece tremare le costole «come?»
«Ti porterò in posti dove magari ricorderai qualcosa» risposi.
Accennò un si con la testa poi si guardò attorno.
«Iniziamo da qui» disse «qui è successo qualcosa?»
Alzai le sopracciglia mordendomi il labbro «credo sia arrivato il tempo di riportarti a casa» dissi «non vorrei che tu sforzassi tanto la mente»
Lei inspirando, si guardò un'ultima volta attorno per poi uscire dalla camera.
Accelerai lungo la strada dritta e vuota.

Accelerai lungo la strada dritta e vuota

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