Capitolo ~ 2 ~

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Mi giravo e rigiravo nel suo letto gigante mentre lui mi dava le spalle.
Da quando ebbi la mia prima volta con un ragazzo, mai è capitato di stare a letto con un uomo così bello e non farci niente. Voglio dire, perché non potevamo farlo appena siamo entrati dentro la camera?
Non lo faccio mai con le ragazze ubriache.
Gne gne gne.
Lo guardai con la coda dell'occhio e senza stare più lì a pensarci sopra, mi recai sul balcone dove una brezza d'aria mi spostò i capelli.
L'acqua della piscina era l'unico rumore che accompagnava in quella calda notte alle ore 03:00.
Alzando un piede, lo posai sulla ringhiera del balcone ritrovandomi in piedi su di essa.
Sebbene io in vita mia non avessi mai fatto nuoto, mi capitava spesso di fare tuffi da burroni, perciò stare in bilico su quella ringhiera e buttarmi non mi provocò paura.
«Isabella, scendi immediatamente giù» disse cercando di non urlare.
Ridendo mi girai di poco notando la sua espressione preoccupata e gli occhi sgranati. Adoravo questa sua particolare caratteristica dell'essere molto protettivo nei miei confronti.
Guardandolo, mi posizionai nella tipica posizione di yoga: quella dell'albero.
Appena mi vide, mi corse contro tenendomi per le caviglie.
«Scendi giù» disse guardandomi.
Abbassandomi, incontrai le sue labbra sfiorandole con le mie distraendolo e facendo si che togliesse le mani dalle mie caviglie.
Senza aspettare neanche un millesimo di secondo in più, feci una capriola ritrovandomi nell'acqua fredda della piscina.
«Santo cielo, Isabella stai bene?» chiese.
Ridendo e togliendomi l'acqua dal naso, alzai lo sguardo verso di lui «salta» dissi.
L'acqua fece congelare ogni piccola parte del mio corpo nudo.
«Sono le 3 del mattino, muoviti» disse mormorando.
Iniziai a toccarmi i seni davanti a lui morsicandomi il labbro inferiore «su, vieni.»
Non appena notò, nel buio della notte, i miei movimenti, posò entrambi i piedi sulla ringhiera, saltando.
Mi afferrò per il polso tirandomi verso di lui e baciandomi con passione. Passò le mani su tutto il mio corpo esplorandolo, conoscendolo.
«Mi ecciti» disse stringendo i miei capelli umidi.
Gemetti ai suoi baci su tutto il petto e il collo, che più che baci erano morsi, morsi molto aggressivi.
«Ammetto, sin dal primo giorno che ti ho vista, non avevo altro in mente che il tuo corpo. Poi quando sei venuta con i pantaloncini corti, dannazione..» si fermò riprendendo aria «per tutta la serata ho pensato come fosse stato scoparti, sentire il mio cazzo nella tua vagina calda, farti venire solamente con la lingua»
A tutte quelle parole, senza che io volessi, uscirono gemiti dalla mia bocca.
«L'idea di farlo con una mia alluna in una scuola di suore, mi eccita parecchio» sussurrò.
Deglutì passandomi le mani sui capezzoli che ormai erano già troppo duri.
Iniziò, con i denti a mordere i miei seni e lasciarli pieni di saliva, le sue mani esploravano tutto il mio corpo, tranne le mie intimità, forse per paura o forse perché non sapeva se gli dessi il permesso.
Fu la prima volta che semplicemente, a causa della mia eccitazione, non seppi più cosa fare.
Justin ebbe su di me un controllo così forte che per la prima volta, mi fece sentire una nullità. Di solito, negli altri rapporti sessuali tenuti fino ad ora, mi piaceva prendere il controllo su di tutto, ma qui parlavo di ragazzini più piccoli, 18-19 anni, non come Justin che aveva 27.
Mi prese in braccio guardandomi, come se mi stesse chiedendo il permesso di essere sua in quella notte del 3 giugno alle ore 03:10.
Non dissi niente, lo baciai solamente con sfoga.
Avevo bisogno di sentire quelle morbide labbra sulle mie e le nostre salive che lasciavano una parte di noi, nell'altro.
Arrotolai le mani attorno al suo collo, così come le gambe attorno alla sua vita e proprio quando mi morse la carne vicino all'orecchio, mi penetrò velocemente restando dentro di me.
Tutto ciò mi provocò un dolore assurdo che più che un gemito, quello che feci fu un urlo assordante.

Tutto ciò mi provocò un dolore assurdo che più che un gemito, quello che feci fu un urlo assordante

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