Capitolo ~ 6 ~

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Quando mi ritrovai sul suo letto e pancia in giù e con il libro davanti a me, capì che stavo seriamente studiando. Entrò nella stanza e mettendosi nella mia stessa posizione, posò una ciotola con varie tipi di frutta: dalle fragole, alle banane, all'uva e altra frutta sparsa.
«Ok» mormorò tirando il libro verso di lui cercando di capire cosa stavamo facendo.
Ma non appena vide l'argomento, spinse il libro verso di me rifiutandosi «anche no» disse afferrando un'uva e mangiandola tutta.
«Perché?» chiedi ridendo.
«Odio matematica» mormorò.
Ignorandolo, posai lo sguardo sul libro cercando di capire qualcosa.
Quando lui mi tirò giù tutti i vestiti, rimanendo nuda nel suo letto, mi fermai. Strinse le mie chiappe per poi schiaffeggiarle con violenza.
«Justin, devo studiare» mormorai alzando gli occhi al cielo.
Lui inserendo la testa tra le mie cosce, iniziò a darmi leccate sul clitoride «v a bene, dai» mormorò stendendosi accanto a me a pancia in su.
Iniziò, guardandomi, a stimolarsi il cazzo facendo su e giù con esso.
Prendendo la mia mano, la posò su di esso.
Lasciai che la mia mano cadesse sui testicoli dove, con cautela, iniziai a massaggiarli.
«Perché non vuoi mettermi la sufficienza?» chiesi ridendo.
«Perché so che appena te la metterò, non mi frequenterai più» disse.
Aggrottai le sopracciglia avvicinandomi a lui e dandogli un bacio «il mio corpo avrà sempre bisogno del tuo» dissi.
In pochi secondi, mi ritrovai sotto di lui con le mani che stringevano i miei polsi, sopra la testa.
«Cosa ne dici del cuore, avrà mai bisogno come ha bisogno il mio?» domandò.
Gli sfiorai la guancia con cautela, percorrendo il tatuaggio vicino all'orecchio, "patience"
Lasciai la mia mano attraversare l'inchiostro sul collo che rappresentavano le ali. Mi ritrovai a fissare la piccola croce che aveva vicino all'occhio, proprio sulla zampa della gallina che era molto accentuata, forse a causa dello stress e del lavoro.
Risposi solamente con un bacio lasciando interpretare a lui la risposta.
Anzi, ad essere sincera, non volevo dirglielo.
Non volevo che lo sapesse il fatto che io ero innamorata pazza di lui, no.
Mi avrebbe preso per una bambina e questo, sapendo come era fatto il mio carattere, non mi sarebbe piaciuto.
Ritenevo abbastanza ridicolo il fatto che io mi sia innamorata di lui già dal primo momento e già avevamo fatto l'amore per la seconda volta.
Di solito le altre coppie, aspettavano anni e anni per la prima volta, invece io no.
Non lo so, avevo bisogno di quel corpo, che mi sfiorasse, che mi baciasse, che mi penetrasse.
Era diventata la mia droga e ora era troppo tardi per ritornare indietro.
Ma questo mai lo avrebbe saputo, almeno, non per ora.
Abbassandosi, mi baciò morsicando le mie labbra «è tutto così folle» mormorò.
Lo guardai e non feci altro che restare a fissarlo, fissai la sua bellezza, i suoi lineamenti, lui.
«Non riesco a staccarmi da te Isabella» scosse il capo aggrottando le sopracciglia «il tuo corpo, il tuo modo di fare...» si fermò.
Spostando una ciocca di capelli dal mio viso, mi baciò nuovamente. Lanciò tutti i libri per terra e afferrandomi per la vita, si mise dietro di me stringendomi a lui. Non facemmo nulla, se non farci coccole uno all'altro.
Solo dopo un po' che continuò ad accarezzare il mio corpo, smise di farlo e la sua mano circondò il mio corpo.
Si era addormentato.
Mi girai piano piano e con cautela le baciai le labbra a forma di cuoricino per poi alzarmi.
Camminavo nuda dentro la sua casa senza nessuna vergogna.
Esploravo ogni piccolo angolo della casa, guardando ogni foto appesa sul muro o incorniciata sul mobile.
Varie foto con lui da piccolo, sempre bello, con varie persone, lui in palestra.
Tantissime foto che dietro ad esse tenevano una storia da raccontare e tante emozioni provate.
Notai una sua foto, decisamente più piccolo ma sempre molto figo, con lui e il diploma in mano.
Vicino a lui, uno da una parte e l'altro dall'altra, credo stavano i suoi genitori.
Puntai lo sguardo sulla madre analizzandola e solo quando mi resi conto della somiglianza tra loro, dedussi che quella era davvero sua madre.
Capelli castani, occhi azzurri e io viso uguale a quello di Justin: un sorriso smagliante, naso a patata e i lineamenti uguali.
Sorrisi e quando finì di analizzare tutte le foto, ritornai in camera raccogliendo i miei vestiti indossandoli.
Abbassandomi, lasciai un bacio sulla sua guancia per poi coprirlo con la coperta leggera.
Chiusi la porta dietro di me e scendendo le scale, uscì dalla casa.
Appena rientrai in casa, il silenziò regnava dentro.
Lanciai lo zaino e subito subito raggiunsi la camera di mia sorella la quale stava studiando.
«Guarda chi si vede» disse stranita dalla mia presenza.
Senza più dire niente, sbattei la porta e rientrai nella mia camera dove mi misi a studiare inglese.
Ripetei tutte le cose per la millesima volta e quando feci per iniziare tutto da capo, mi arrivò una notifica.
"Dannazione piccola, perché non sei restata?"
Ridendo ignorai il messaggio.
"È la prima volta in vita mia che ho il cazzo così duro"
Non appena quella frase fu inviata, entrai velocemente su Messenger e proprio in quel momento mi mandò un video.
Appena aperto era lui che si massaggiava il cazzo gemendo.
«Pagherai per avermi lasciato così» disse la sua voce roca nel video «domani vedrai»
Chiudendo il video mi morsicai il labbro.

«Pagherai per avermi lasciato così» disse la sua voce roca nel video «domani vedrai» Chiudendo il video mi morsicai il labbro

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