#Justin
Continuavo a sfracellarmi il cervello davanti al suo foglio che mi consegnò parecchi giorni fa, se non settimane.
C'era scritto solamente il suo nome, una calligrafia
molto sottile che a malapena ci si vedeva sul foglio.
Isa.
Era tutta colpa mia.
Se quel giorno io le avessi detto tutta la verità ora non saremmo stati qui.
Non ricorda più niente. Non ricorda i nostri momenti passati assieme, i nostri baci, le nostre carezze, i nostri corpi uniti l'uno con l'altro.
Forse era meglio così.
Tutto ciò che passammo io e Isa, era ormai parte del passato.
Era la cosa migliore che potesse accadere, per lei.
Per quanto questa cosa mi facesse male, non avevo intenzione di farle ricordare niente. Avevo già fatto abbastanza errori nei suoi confronti, non potevo impedirle di vivere la vita.
Quando alla porta bussarono, mi schiarì la voce per poi far entrare la persona che stava dietro ad essa.
Era la sua amica, Gio, con dietro lei che si guardava attorno persa.
«Salve prof Bieber» mormorò timidamente.
Sorrisi per poi spostare lo sguardo su di lei.
Era così piccolina e indifesa.
Era diversa.
Aveva lo sguardo spento e perso, le sue mani sfioravano i banchi mentre ci dava le spalle.
Appoggiò entrambi i palmi delle mani su di essi poi, abbassò il capo. Si strofinò il viso struccato poi si girò verso di me, cercando più o meno di fingere un sorriso.
Allungò la mano verso di me aspettando che io dicessi qualcosa ma deglutì solamente.
Ero paralizzato.
La sua mano era fredda come il ghiaccio e lo sguardo non era il suo, non era quello della mia piccola Isa.
Cosa avevo fatto?
«Isa, lui è il professor Bieber di ginnastica ma anche di recupero, ti ricordi qualcosa di lui?»
Non appena fece quella domanda, non seppi su cosa concentrarmi.
La ragazza era al corrente di ciò che era accaduto tra di noi o dovevo concentrarmi sulla risposta che stava per dare Isa?
Mi sentì la testa esplodere.
Si avvicinò di poco a me guardandomi direttamente nelle pupille, come se dentro ai miei occhi trovasse qualcosa, qualcosa che potesse spingerla a recuperare la sua vecchia vita, un briciolo di speranza.
Ma fece un passo indietro abbassando il capo «no» mormorò continuando a guardarmi senza distogliere lo sguardo.
Volevo urlarle in faccia, guardami cazzo, sono l'uomo al quale hai detto che lo amavi, l'uomo che ti fece sentire donna, l'uomo che appena tu ti sei buttata dal balcone, lo fece anche lui.
Guardami Isa, guardami negli occhi, trova te stessa.
Restammo per vari secondi a guardarci, a fissarci.
Notai i suoi occhi riempirsi di lacrime ogni volta che mi guardava.
Alzò la mano sfiorandomi la barba per poi percorrere il tatuaggio dietro l'orecchio.
Mi spostai indietreggiando per poi abbassare il capo.
Non disse nulla, semplicemente iniziò a percorrere il perimetro della classe dando attenzione ad ogni piccolo dettaglio.
La guardai poi notai Gio avvicinarsi a me a braccia conserte.
«Lo sai?» mormorai tenendo lo sguardo su di lei che continuava a camminare
«Da un po'» rispose «la conosco abbastanza da sapere quando è innamorata. Glielo si legge negli occhi»
«Guardala adesso e dimmi» mi fermai guardandola «Ha gli stessi occhi di quando si era innamorata di me?»
«No» sussurrò tra le lacrime «non è rimasto più niente dentro quei occhi, se non vuoto»
Abbassai il capo tirando su con il naso «non voglio che si ricordi di me» deglutì «sparirò dalla sua vita»
Aggrottò le sopracciglia vendendomi contro «no» disse «tu mi devi aiutare, per piacere» mi implorò.
Abbassò il capo piangendo mentre scostò il capo verso di lei «io non so come fare» disse «mi manca così tanto»
Chiusi gli occhi prendendo un bel respiro «si ricorderà. Tu mostrale ogni giorno qualche vostra foto» dissi «ma non raccontarle di me, ti prego»
La guardai e continuava ad aprire e chiudere libri mentre la chioma lunga e liscia le cadeva sulla schiena.
«Isa, andiamo» disse Gio accennando un sorriso tra le lacrime.
A passi lenti, si avvicinò all'amica e prima di uscire mi sorrise «piacere di averla conosciuta professor Bieber» disse.
Sorrisi appena per poi vederle scomparire tra i corridoi.
Con tutto il braccio spinsi le cose per terra e mi sedetti con la testa tra le mani.
Stavo piangendo.
Non si era ricordata di me.
Diedi un pugno alla cattedra per poi spingerla via facendo cadere i banchi.
La cosa che più mi faceva male era che non l'avrei più vista. La scuola era finita e lei non ci avrebbe mai più messo piede dentro di essa.
Come potevo vederla più spesso?
Io la amavo ma per quanto io la amassi, non era giusto nei suoi confronti.Girandolo l'angolo, entrai in cucina dove stava cucinando.
Era solamente con un paio di bikini addosso per il resto tutta nuda, senza nessuna vergogna.
Continuava a mescolare nella pentola per poi assaggiare con la punta della lingua il mestolo.
Ammetto, Mila aveva tutte le forme che un uomo avrebbe mai potuto desiderare: un culo alto e sodo, la vita stretta e il seno prosperoso.
Appena sentì la mia presenza, sorridendo si girò verso di me venendomi contro e dandomi un bacio sulla guancia.
Alzai di un millimetro il lato della bocca cercando di farlo sembrare un sorriso.
«Tutto bene?» mi domandò con le sopracciglia aggrottate.
Appoggiai il mio ventiquattrore sulla superficie in marmo e a passi lenti, afferrai il mestolo degustando il sugo.
«Ti piace?» mi domandò baciandomi la scapola da dietro.
«Buono» risposi abbassando il capo.
Mi girò per i fianchi facendomi incontrare il suo sguardo.I suoi occhi verdi mi guardavano con dolore.
«Mi dispiace se ho rovinato il rapporto che avevi con quella ragazza» disse «non è stata la mia intenzione»
Deglutì «non è colpa tua» sussurrai «sono stato io a baciarti» mormorai passandomi la mano sul viso.
«Si ma è anche colpa mia» sbuffò «non dovevo mai ritornare»
Con il pollice e il medio mi massaggiai le tempie.
La sorpassai fino a quando raggiunsi la mia camera chiudendomi a chiave.
Feci una panoramica della mia camera.
Posai gli occhi su quel letto immaginandomi io e lei, i nostri corpi ricoperti dai lenzuoli.«Ripetilo» mormorai
«Cosa?» domandò
«Quel ti amo» dissi «ripetilo»
«Ti amo»
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Il mio professore
FanfictionSi dice che la scuola sia la tappa più bella della nostra vita. La stessa cosa però non la pensano Isabella e Gio, migliori amiche, che sono decise che appena il quarto anno liceale finirà, loro non frequenteranno più la scuola. Come passeranno ques...