Capitolo ~ 22 ~

422 19 0
                                    

Passeggiai nella stanza e mi capitò di sfiorare la cattedra con il medio e in quel preciso instante, strinsi la testa tra le mie mani cadendo lungo il banco. Strizzai gli occhi e poi presi un respiro.
Mi afferrò velocemente prendendomi in braccio dicendomi che era già troppo per la mia mente e che dovevamo andare a casa.
Per tutto l'itinerario non feci altro che pensare a quella classe, quel luogo che , a differenza degli altri, incitò in me dei sentimenti che nelle altre non sentì.
Percepì dolore, lacrime, delusione ma sopratutto amore. Non ebbi il coraggio di chiedere spiegazioni a Justin, almeno non ora quando io ebbi così tante cose sulla testa e lui era troppo sotto tensione.
Al più presto, avrei chiesto delle spiegazioni su quel fatto dato che avevo l'obbligo di sapere la causa della mia memoria, e da quanto ne capì, Justin era l'unico che poteva rispondere alle mie domande.
Spostai lo sguardo su di lui e notai che serrava la mascella mentre stringeva il volante con la mano destra. Afferrai la mano destra e la incrociai con la mia stringendola forte. Lui la portò vicino alle sue labbra e la baciò con gentilezza senza distogliere lo sguardo dalla strada.
«Un giorno ti spiegherò tutto piccola» disse aumentando la velocità e lasciando correre la macchina attraverso la nebbia «voglio solo che mi prometti una cosa» finì.
Annuì togliendomi la cintura e appoggiando la schiena sul cruscotto consertando le braccia.
In quella posizione potei notare il suo sguardo, quei occhi che vennero illuminati da altri fari delle macchine mentre correvano velocemente nella notte, quel color miele che portavano dentro tutta la mia storia. Quei occhi che probabilmente erano colpevoli delle mie disgrazie.
«Io sceglierò sempre te, nonostante tutto e tutti. Tra migliaia di donne, i miei occhi cercheranno sempre i tuoi» mormorò spostando gli occhi dalla strada su di me per vari secondi.
Quando una macchina con i fari passò accanto a noi, notai i suoi occhi illacrimati.
Mettendomi in ginocchio sul sedile, lasciai le mie dita percorrere la sua barba e il suo viso.
«Sei il colpevole in tutto ciò, vero?» chiesi inspirando e preparandomi mentalmente per la risposta.
Ci fu un momento di silenzio, probabilmente entrambi eravamo consapevoli che la risposta che stava per dare, avrebbe causato più dolore dell'amnesia stessa. Distolse lo sguardo e lo posò su di me socchiudendo gli occhi. Mi buttai sul sedile dando un pugno sulla mia coscia dal nervoso.
Guardai fuori dal finestrino lasciando cadere le lacrime mentre dal nervoso, stuzzicavo l'unghia del pollice.
«Ecco perché ritenevi tutto ciò sbagliato» urlai guardandolo mentre scuotevo la testa incredula.
«Ti avevo avvertita di non insistere su questo fatto ma tu hai ignorato le mie parole» urlò a sua volta accelerando nel buio.
Scossi il capo e mi concentrai di nuovo fuori dalla finestra dove potei notare il mio riflesso, i miei occhi.
«Mi hai sempre mentita» sussurrai deglutendo «sin dall'inizio»
Il silenzio calò nella macchina facendo sentire solamente i nostri respiri.
Massaggiai la fronte sistemandomi i capelli e togliendomi le lacrime da sotto gli occhi.
«È successo tutto in quella classe?» domandai rimettendo la cintura e sistemandomi nel sedile.
Notai le sue nocche diventare bianche da quanto stringeva il volante tra le sue mani «si» disse.
Accennai una risata «con che coraggio?» domandai «Con che coraggio?» urlai questa volta «hai avuto il coraggio di dirmi tutte quelle parole sebbene tu fossi a corrente che tu eri l'unico colpevole in tutta questa situazione» mormorai.
«Lasciami spiegare piccola, ti prego» disse.
Strinsi la mia testa tra le mani continuando a scuoterla «come faccio ad ascoltarti se tutto ciò che esce dalla tua bocca sono solamente bugie Justin?» domandai con il tono di voce alzato.
«Ti racconterò tutto piccola, da capo a fine» mormorò «ma ti prego ascoltami, lasciami spiegare»
Risi lasciando cadere il capo all'indietro sul poggiatesta senza più dire nulla.
«Ti ascolto» mormorai inspirando e cercando di regolare il mio battito cardiaco.
Con lacrime negli occhi, deglutì per un'ultima volta e stringendo il volante ancora di più, iniziò a raccontarmi tutto, da capo a fila.
Fu quando disse che io lo ritrovai baciarsi con una donna nel suo appartamento, che feci una risata ironica lasciando cadere le lacrime sulle guance.
Mi raccontò come conobbe questa ragazza, Mila, e come i loro genitori li obbligarono a sposarsi sebbene loro non fossero d'accordo, così decisero di organizzare un matrimonio finto.
Ma passo a passo che raccontava, non si rendeva conto il male che mi faceva sentire le cose.
Come potevo ancora fidarmi di lui? Come potevo guardare ancora quei occhi ed essere consapevole che non mi mentiranno più?
Non mi azzardai a guardarlo negli occhi, avevo paura.
«Portami a casa, ti prego» dissi giocando con le dita.
Girò velocemente il capo verso di me aggrottando le sopracciglia «andiamo a casa mia, chiariamo meglio lì»
Serrai la mascella «ho detto di portarmi a casa» urlai.
Dopo aver detto quella frase lui chiuse gli occhi e alla prima rotonda, ritornò indietro.
Spegnendo il motore davanti a casa mia, mi prese per il polso ma io semplicemente mi rifiutai di guardarlo negli occhi e lasciai i capelli ricoprirmi il viso.
«Ti amo Isa» mormorò sfiorando la mia mano «e sempre lo farò» finì.
Chiudendo gli occhi, lasciai cadere una lacrima per poi staccarmi da lui e sbattere la portiera dietro di me. Non appena chiusi la porta dietro di me, scivolai lungo essa rannicchiandomi su me stessa.

 Non appena chiusi la porta dietro di me, scivolai lungo essa rannicchiandomi su me stessa

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Il mio professoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora