Capitolo ~ 10 ~

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Posando piede nella sua casa, inspirai il profumo che mi circondava. Iniziai a togliere le scarpe lasciandole vicino a me, così come tutti i vestiti, sparsi per la casa. Ciò che vivevamo io e Justin era una cosa anormale ma che dannazione, ci faceva vivere.
Finalmente avevo trovato una persona alla quale, il normale, le regole, non piacciono.
Non saprò mai quanto durerà questa pazzia, ma più la sfruttavo, meglio era.
Camminavo nella sua casa nuda come se ormai io fossi già parte di quella casa.
Quelle mura ormai erano a conoscenza di tutti i nostri gemiti, dei nostri orgasmi, delle nostre grida.
Mi stesi sul suo letto prendendo il cuscino e sniffandolo.
Ero sicura di una cosa: quel profumo volevo sentirlo per tutta la vita.
Accesi la tv e entrando nei canali della tv, schiacciai PornHub, schiacciando una categoria a caso.
Sebbene io sapevo che stesse facendo lezione, lo chiamai ma lui rifiutò per poi mandarmi un messaggio.
"Stanno facendo gli esercizi, non ti posso rispondere. È successo qualcosa?"
Dopo averlo visualizzato, alzai la mano tenendo il telefono e mandandogli una foto di me nuda, in tutta la mia bellezza.
Pochi secondi dopo, mi mandò un messaggio.
"Ti chiamo però io non parlo"
Mi chiamò e io schiacciai sul video facendogli vedere da capo a testa.
Posai il mio telefono sul comò davanti al letto registrando tutto.
Lasciai scivolare le mie mani sul mio corpo sfiorandolo e massaggiandolo.
Sentivo ogni secondo il telefono vibrare a causa sua che continuava a mandare messaggi.
Potevo sentire la sua eccitazione tramite telefono e potevo immaginarmelo toccarsi sotto la scrivania.
Inserì tre dita dentro di me gemendo e stringendo le cosce dal dolore.
Alzandomi, chiusi la chiamata.
Visualizzai tutti i messaggi che includevano
"Diamine piccola, non vedo l'ora di venire a casa"
"Mi fai venire qui sulla cattedra"
"Preparati, non avrò pietà della tua vagina"
Poi per finire, una foto con lui.

Mi morsi il labbro e poi chiusi la chat.
Mancava ancora poco finché il maniaco sessuale sarebbe arrivato a casa perciò mi preparai al meglio.
Feci una doccia calda, con vino e rose.
Non appena uscì dal bagno, tutta nuda mi avviai verso la camera da letto dove aprì il suo armadio.
Aperte le ante, il suo solito profumo, invase le mie narici benedicendole. Era il tipico profumo che faceva impazzire ogni tipo di donna, inclusa me.
Non feci in tempo a chiudere l'anta dell'armadio che mi coprì la bocca con la sua mano.
«È ora di divertirsi, non credi?» domandò attaccando la mia schiena a se.
La mano era intatta sulla mia bocca e la sua mano tra le mie gambe. Iniziai a incordare la schiena dal piacere che le sue mani provocavano attorno al mio clitoride.
Inserì due dita dentro di me e, per sbaglio, a causa della forte violenza, gli morsi l'interno della mano.
«Cattiva bambina» mormorò buttandomi a pancia in giù sul letto.
Iniziò a darmi schiaffi sul culo facendo sentire l'eco dei suoi palmi «si cazzo» gemetti stringendo il lenzuolo.
Si spogliò e da sopra, mi prese per l'esofago alzandomi di poco. Strofinò il suo cazzo sulle mie chiappe con movimenti lenti.
«Mi sei mancata» sussurrò mordendomi l'orecchio.
«Quanto?» domandai lasciandomi leccare il collo.
«Non hai la minima idea piccola» mormorò mordendomi la spalla per poi soffiarci prima.
Mi accarezzò la schiena passandoci le dita sopra con delicatezza, stringeva le mie natiche con tutta la forza che aveva in quelle braccia muscolose.
«Non farlo mai più» disse gemendo.
«Cosa?» domandai
«Eccitarmi in quel modo» mormorò deglutendo dalla grande eccitazione che ormai non si poteva più tenere dentro «pagherai» mi disse.
Si afferrò il cazzo con la mano e in pochi secondi, a mia insaputa, mi penetrò l'ano facendomi gridare.
Da sopra la spalla, lo guardai e notai che i suoi occhi erano chiusi, capendo che anche a lui tutto ciò, provocava abbastanza dolore.
Rimase dentro di me poi abbassandosi sopra di me, rise.
«Ora, perché non gridi un po' il mio nome?»
Iniziò a fare dentro e fuori, mi sentì svenire dal dolore atroce che sentivo.
«Justin» urlai gemendo e stringendo le lenzuola nelle mie mani.
Mi strinse i fianchi inserendo le unghie «Su Isa, ti piace il mio cazzo nel tuo piccolo buco?»
Accennai un sorriso ma poi mi riconcentrai sul,
ormai, piacere che provavo.
Sentivo i suoi gemiti aumentare e tutto ciò che dissi fu «ti prego, riempimi di te» e lo fece.
Mi sentì riempire di un caldo che appena lo percepì, mi fece rabbrividire ogni piccola parte del mio corpo.
I suoi gemiti e i miei si intrecciavano creando un unico e solo rumore. Entrambi, ci fermammo in quella posizione riprendendo fiato come se entrambi avessimo pensato "stiamo fermi così, fammi realizzare il fatto che ora sei davvero mia"
Strinsi le lenzuola posando la fronte su di essa e respirando a fatica.
Sorrisi a me stessa non credendo alla cosa che avevamo appena fatto. Ero a letto con il mio prof.
Mi girai verso di lui afferrandolo per la nuca e baciandolo «è stato meraviglioso» dissi sorridendo sulle sue labbra per poi chiudere lentamente gli occhi «ti amo»
No. Cosa avevo appena fatto?
No, non era possibile.
Gli avevo appena detto di amarlo?
Aprì gli occhi e lo vidi con gli occhi sgranati e che luccicavano. Cosa significava tutto ciò? Ricambiava i miei stessi sentimenti oppure per lui era un semplice gioco ed io ero il suo giocattolo?
La risposta la ebbi proprio sul momento in cui mi baciò e poi disse «anch'io» mormorò «ti amo anch'io»
E sorridemmo entrambi ingenui del futuro che ci aspettava.

 Cosa significava tutto ciò? Ricambiava i miei stessi sentimenti oppure per lui era un semplice gioco ed io ero il suo giocattolo?La risposta la ebbi proprio sul momento in cui mi baciò e poi disse «anch'io» mormorò «ti amo anch'io»E sorridemmo en...

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