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«Mark...»

Il silenzio aveva regnato per ore in quella camera grigia e priva di qualsiasi colore.

Il castano era steso sul suo nuovo letto, posto a sinistra della stanza, con il viso rivolto verso il soffitto latteo. «Mh.»

Rachel era seduta a gambe incrociate sul suo, lo sguardo basso. «Mi dispiace.»

Mark aggrottò la fronte. «Per cosa?»

La ragazza strinse le proprie labbra rosee in una linea sottile. «Per averti incolpato. Non dovevo, sono stata una stupida per aver agito d'istinto. Tu...» sospirò «Hai fatto abbastanza, Mark. Hai cercato di salvarla. Hai messo da parte l'odio verso me e la mia famiglia e hai cercato di riportarla in vita.»

Il ragazzo si mise a sedere, deglutì. «Quando c'è stato l'incendio...» iniziò a raccontare, la voce incrinata «...mio fratello si trovava ancora nella casa. Ho avuto paura, Rachel. Ho iniziato a pensare a una vita senza di lui e-e non ci sono riuscito. Mi ha sempre protetto da quando sono nato e-» disse, gli occhi lucidi «Non so come tu sia riuscita a superare una cosa del genere. Tania è morta da tre anni ormai...»

«Semplicemente non l'ho superata.»

Mark la guardò fisso negli occhi, in quegli occhi azzurri che tanto gli incutevano timore. «Rachel...»

«Va tutto bene, Mark, solo...non parliamone più, okay?»

Il giovane annuì, accennò un sorriso. «Se per parlarne devi assestarmi un pugno in pieno viso, non aprirò più bocca riguardo l'argomento.›

La ragazza alzò le spalle. «Sono migliorata molto nel combattimento corpo a corpo.»

«Siamo stati allenati da bambini per-» Mark si guardò intorno «per questo. Abbiamo diciassette anni e siamo già pronti per una guerra. E per di più siamo capitati nella fazione più ardua in cui vivere e allenarsi.»

«Perchè io e te, Mark?» domandò Rachel «Perché gli altri sono stati assegnati all'esercito della Luce e noi no? Cosa abbiamo​ di diverso?»

«Dobbiamo scoprirlo.»

***
Il capo dell'istituto si passò una mano tra i capelli scuri. «Mi hanno parlato di voi, sapete? Avete dato inizio ad una rissa in palestra...»

Rachel si guardò le mani arrossate. «Sono desolata per ciò che è successo, ma non è questo il motivo per il quale siamo qui.»

L'uomo rivolse tutta la sua attenzione verso i novellini​.

«Noi vorremmo chiederle secondo quale criterio lei e i vostri colleghi scegliete i soldati» parlò Mark, le mani in tasca.

Lui sbuffò. «Speravo davvero non mi chiedeste ciò. Mi pongono questa domanda ogni giorno, credetemi» rivelò «E do sempre la stessa risposta.»

Rachel gli fece cenno di continuare, la curiosità ​si faceva strada nelle sue vene.

«Vi analizziamo dall'età di cinque anni. Scegliamo i più combattivi, i più forti...» posò lo sguardo su Rachel «...i più danneggiati.»

Il cuore della ragazza batté più forte.

«Spero che lei abbia smesso, signorina Davis. Sa a cosa mi riferisco.»

«Ho tutto sotto controllo.»

Il capo alzò un sopracciglio. «Sicura? Non è che ne fa ancora uso?»

«Ho tutto....» Rachel digrignò i denti «Ho tutto sotto controllo.»

«Lo spero.»

Mark passò lo sguardo tra i due ripetutamente. «Posso capire-»

«Andiamo, Mark» gli sussurrò la ragazza, gli afferrò il polso e lo trascinò con sé fuori dall'ufficio.

Stava calando la sera.

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