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«Ho telefonato i miei.» Si chiuse la porta della camera alle spalle.

Rachel si alzò di scatto dal letto. «Come hanno reagito?» gli domandò, desiderando che la risposta fosse estremamente positiva. Guardò la sua mano, l'anello brillava sul suo anulare. Era lieta di indossarlo.

«Non è roba da tutti i giorni...» sospirò lui, si grattò la nuca «Sai, avere un figlio diciassettenne che si sposa. I tuoi, invece, come hanno reagito?»

La ragazza deglutì. «Stranamente bene. Forse persino loro hanno capito il motivo per il quale verrà celebrato il matrimonio.»

Mark si passò una mano tra i capelli. «Non l'ho fatto solo per le nostre famiglie» sussurrò lui, sperando vivamente di non essere sentito.
Ovviamente tutto andava contro i suoi piani.

«Ah, sì?»

Lui roteò gli occhi. Merda, pensò, e le gote gli si tinsero di rosso. «Quando dico che ti amo, io- sì, insomma, lo penso davvero. Certo, non ti avrei chiesto ora di sposarti, ma, in futuro noi-»

«Pensavi davvero in un nostro futuro insieme?» chiese lei, sorrise dolcemente.
Il compagno si strinse nelle spalle. «Beh, certo, ci ho sempre sperato...»

Rachel gli si avvicinò lentamente, gli gettò le mani al collo. «Anche io» confessò lei, per poi sbarrare gli occhi «Gli allenamenti! Tra pochi giorni ci sarà la guerra, dobbiamo vincere, dobbiamo persino sposarci e-»

«Ce la faremo, dai» la rassicurò, le baciò la fronte «Non agitarti come fai di solito, sono già abbastanza stressato.»

Rachel prese il suo pugnale, e corse verso la porta. «Facciamo presto!»

«Dio, come faccio a sopportare una come te?»

***

«Domani. Riuscite a crederci?» domandò Lucy, incredula, ai presenti al tavolo, e Joe scosse il capo.

«Cosa pensate possa succedere, mh? Ci hanno dato poco tempo per prepararci!» si lamentò Mark, batté le mani sulla superficie di legno «Non ce la faremo mai, ne sono sicuro.»

Rachel abbassò lo sguardo. «Dobbiamo vincere, non possiamo arrenderci subito» disse decisa, il tono fermo.

Polly, una ragazza dai capelli fulvi che stava timidamente ascoltando la conversazione, fece un cenno col capo. «Rachel ha ragione» mormorò tentennante «Abbiamo lavorato duramente, davvero duramente, agli allenamenti. Impossible perdere, siamo forti e molto resistenti. Ci sono ragazzi qui che si allenano da più di tre anni, non li hanno rilasciati proprio per la loro bravura!»

Mark sembrò quasi risollevarsi, ma un dubbio si fece vivo all'improvviso. «Quando il preside e l'allenatore dicono ‘combattere’, intendono per caso anche-»

Lucy annuì, il suo sguardo gelido. «Se necessario, sì. Lo so, è difficile da elaborare ma-»

«Non ucciderò nessuno» la interruppe il giovane, inorridito «Non ci riuscirò mai, non posso-»

Rachel gli prese la mano, percependo la sua paura. «Mark, tranquillo.»
Il ragazzo parve rilassarsi leggermente.

Joe si morse il labbro. «Non sarebbe la prima volta per me.» I suoi occhi si velarono di lacrime, si coprì il viso con le mani. «Scusate, è davvero troppo da sopportare, parlarne potrebbe aiutarmi. È un peso che mi porterò per sempre, ne sono a conoscenza. È stato l'anno scorso, in battaglia: lui- lui era stato smistato nell'altra fazione, stava per uccidermi e non sapevo in che altro modo difendermi...»

Lucy gli diede una pacca sulla spalla. «Joe, non devi per forza-»

«Non mi hanno mai mandato a casa, nemmeno per il suo funerale. Pensavano fossi un guerriero senza paure, un guerriero spietato da non perdere assolutamente, ma non è così» ammise, la voce gli tremava «Si chiamava Eric. Era mio fratello.»

La bionda gli accarezzò un braccio. «Non è stata colpa tua, hai dovuto farlo. I ragazzi della fazione della Luce hanno completamente perso ogni barlume di lucidità! Gli fanno dimenticare tutto, capite? I loro amici, i loro legami...tutto! Bisogna difendersi in un modo o nell'altro.»

Rachel si alzò di scatto. «Bisogna vincere, dobbiamo vincere. Non perdiamo la speranza! Una cosa di cui sono follemente convinta è che abbiamo la stoffa dei vincitori. Quindi...armiamoci di coraggio e combattiamo a testa alta. Nessuna paura, nessun timore. Confido in ciò che siamo capaci di fare, in ciò che abbiamo: forza d'animo.»

Lucy la guardò stupita, alzò le sopracciglia. «Niente male, Rachel. Niente male.»

La mora, in risposta, alzò le spalle. «So che vinceremo.»

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