Capitolo 42

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Mattia è in coma da ormai un mese, gli altri dicono di essere preoccupati sia per lui che per me perché dicono che sto "scomparendo" dato che non mangio mai tranne quando mi forzano. Hanno fatto venire anche Carmela e Federica nonostante gli avevo detto che non c'era bisogno di farle venire fin qui.
Ora infatti mi trovo a casa con le mie "sorelle" ad aspettare che si facciano le 18:00 per andare da Mattia.

"Dai mangia qualcosa, non mangi da più di due giorni.. Non costringerci ad usare la forza come ha fatto Valerio l'altro giorno"- è da tutto il giorno che mi pregano, ora Carmela è passata alle minacce.
Scuoto la testa in segno di diniego, da quando Mattia è andato in coma parlo solo se è strettamente necessario.

"Ti prego almeno mangia una mela, pure metà panino ma metti qualcosa nello stomaco"- mi prega Federica.
Alla fine cedo e mangio una mela solo per non farle rimanere male.

Alle 18:00 precise sono avanti la stanza di Mattia, aspetto prima che tutti gli facciano visita così io andrò per ultima.

Solo ora mi rendo conto di quanto sono dipendente da lui, prima non era così, ho sempre contato solo su me stessa. Nella mia vita solo due volte mi è capitato di dipendere da qualcuno: Antonio e Mattia.
Dipendere da qualcuno è brutto perché se come nel mio caso lui sta male stai male anche tu perché non sei in grado di fare niente per migliorare la situazione.
Dipendere da qualcuno è abituarsi che abbiamo qualcuno al nostro fianco costantemente e sai che se quella persona un giorno se ne va, tu vai con lui.
Dipendere da qualcuno significa anche farsi mille paranoie, avere mille preoccupazioni, mille paure che ti mangiano, essere dipendenti da qualcuno fa schifo.
Ma essere dipendenti da qualcuno è anche bellissimo.
Qualcuno potrebbe pensare che sono bipolare, ma non lo sono, sono solo realista perché in ogni cosa c'è un lato brutto e uno bello.
Dicevo, essere dipendenti da qualcuno è bello perché sai di non essere mai sola.
Sai di poter contare sempre su qualcuno.
Essere dipendenti da qualcuno è anche svegliarsi la mattina e trovare l'amore della tua vita al tuo fianco che ti stringe a se.
È anche sentirsi protetta sempre.
È soprattutto sentirsi amare.

"Sai che Mattia è forte e che si sveglierà?"- Giulio mi risveglia dai miei pensieri.
Annuisco solo, non ho forza per parlare.

"Allora non piangere e sii forte per lui"- non mi ero neanche accorta di star piangendo.
Vengo stretta dalle sue braccia e scoppio a piangere.

"Shh, Mattia non vorrebbe vederti in questo stato"- mi sussurra mentre mi accarezza i capelli.

"M-mi manca.. Non ce la faccio più s-senza di lui"- biascico tra i singhiozzi.

"Manca anche a noi, ma dobbiamo essere forti per lui."

Non rispondo, lo stringo solo più forte.

Dopo circa una mezz'oretta tutti hanno fatto visita a Mattia e ora tocca solo a me.
Prendo un grande respiro per farmi forza ed entro.
È lì come l'ho lasciato ieri, l'altro ieri e tutti i giorni che sono passati da quel maledetto giorno, l'unica differenza è che i lividi sono quasi del tutto andati via e tra qualche giorno gli toglieranno il gesso.

Mi siedo come al solito al suo fianco.

"Ti amo"-è l'unica cosa che ho da dirgli oggi.

Resto in silenzio per molto mentre tengo la sua mano, decido di stendenrmi al suo fianco facendo attenzione a non togliere nessun filo.
Non mi ero mai stesa con lui e mi manca stargli così vicino quindi non mi interessa se poi verranno a richiamarmi ma ne ho bisogno.

Appena mi stringo a lui e poggio la testa sul suo petto già mi sento un po meglio.
Stare tra le sue braccia anche se non del tutto mi tranquillizza molto, mi rilassa al tal punto da farmi addormentare, cosa che non faccio da molto.

"Signorina, signorina"- sento qualcuno scuotermi ma non ho intenzione di svegliarmi. - "SIGNORINA SI SVEGLI."

Sobbalzo per il tono di voce ed apro gli occhi spaesata. - "Finalmente si è svegliata, scenda subito dal letto è vietato stendersi al fianco dei pazienti"-sbuffa spazientita un'infermiera piuttosto bassa e in carne, ha una faccia davvero cattiva.

"Mi scusi ma ne avevo bisogno"- dico scendendo.

"Non mi interessa lei di cosa aveva bisogno. Non è che stare qui a piangersi tutto il giorno addosso e coricarsi al suo fianco lo farà svegliare. Quindi rispetti le regole se vuole ancora venire a fargli visita"-sbraita.

"Senta con tutto il rispetto ma lei non è nessuno per giudicare il mio dolore, pensi solo a fare il suo lavoro"- sto incominciando ad arrabbiarmi, come si permette questa mezza zitella a giudicare il mio dolore.

"Dolore, pff i giovani d'oggi non sanno cosa sia il dolore quindi eviti di fare la vittima e se ne vada a casa"

"Non le permetto di parlare senza neanche conoscermi. Che cazzo ne sapete voi cosa significa perdere qualcuno di importante? Eh? Siete pregata di farvi i cazzi vostri e di andarvene affanculo. Io da qui non mi muovo. E ora fuori"- urlo arrabbiata.

"Come osa..."-inizia ad urlare ma io la fermo -"HO DETTO FUORI."-urlo ancora.

La sento borbottare qualcosa e se ne va.
Ritorno a sedermi accanto al letto con la testa sulla sua pancia chiudendo gli occhi.

"Piccolì nun t'arrabbià."

"Cristo vuole chiudere quella bocca e andarsene una volta e per sempre?"-sbraito.

Poi all'improvviso capisco cosa mi è stato detto e scatto all'impiedi e vedo Mattia che mi guarda con un piccolo sorriso.
Mi paralizzo e l'unica cosa che riesco a dire è: "Tìa"

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