Un altro giorno era passato.
Era notte e hogwarts scintillava al chiaro di luna.
L'aria era piena di magia, a partire dal fruscio delle foglie ai movimenti dei rami del platano picchiatore, apparentemente innocuo, alla sabbiolina del campo da quidditch, trascinata dal vento che spostava i capelli di hermione, seduta vicino alla finestra a guardare di fuori.
Sospirò.
Erano ormai cinque anni che si trovava in quel posto stupendo e, mentre faceva i compiti di aritmanzia, pensava.
Pensava a tutte le avventure passate lì, ai suoi amici, alla fortuna di essere una strega e, per un fugace instante, pensò a Draco Malfoy.
Draco Malfoy. Perchè proprio lui? Non era lui che la chiamava sanguemarcio, la disprezzava e nutriva per lei un sentimento d'odio naturalmente ricambiato?
Rimase basita di se stessa e continuò i compiti, offuscando tutti i pensieri che riguardavano Draco Malfoy; non ci riuscì.
Rimase lì fino a quelle che sembrarono ore, a pensare ai suoi capelli, ai suoi occhi celesti come il ghiaccio e al suo viso perfetto.
«È serpeverde» si ripeteva tra sè e sè, «È una persona arrogante».
«giorno» le disse una voce familiare che la fece sobbalzare.
Evidentemente si era addormentata ed era rimasta tutta la notte lì. Per un millisecondo pensò che si trattasse di Malfoy, ma quando alzò gli occhi vide la figura di Harry, che si stropicciava gli occhi per il sonno.
«giorno» rispose.
«che ci fai qui, Herm?»le chiese assonnato.
«Credo di essermi addormentata»
«compiti?»
«Sì»
«ma siamo tornati a scuola solamente ieri! Dai, andiamo a fare colazione..»
«bene, vengo subito» rispose lei.