7. Ognuno il suo

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I will try to fix you.
Federica Pov.
Appallottolai i vestiti che avevo lasciato sulla sedia e li rinchiusi nell'armadio e in fretta e furia scesi per cercare di sistemare il salotto e la cucina, che da giorni erano pieni di scatole di cibo ordinato per pranzo e cena.
Ultimamente eravamo così presi dalla ricerca che non ci stavamo più prendendo cura di noi e mi ero anche dimenticata che oggi a pranzo sarebbero venuti i miei genitori a dare un'occhiata, o almeno così dicevano.
"Guarda un po' cos'abbiamo in frigorifero..." biascicai raccattando anche un cartone della pizza sotto al divano.
"Gamberi, pesto, verdure varie, affettati, sugo..." disse Riccardo dalla cucina.
"La pasta c'è?" chiesi.
"Sì, un kilo va bene?" chiese.
"Certo che va bene!" esclamai.
Diedi un'ultimo occhio alla casa, sembrava perfetta. Bastava solo non guardare nei punti sbagliati.
Mi misi ai fornelli in modo tale che all'una, quando sarebbero arrivati fosse tutto pronto.
Preparai i gamberi e il pesto, che poi avrei usato per condire la pasta e le verdure che andavano cotte.
"Come sto?" mi chiese Riki sistemandosi i polsini della camicia che aveva indosso.
Si era messo una camicia bianca arrotolata sulle maniche e dei jeans.
"Perfetto, vado a cambiarmi e torno. Controlla che non si bruci nulla." dissi.
Tornai su e optai per un pantalone un po' più elegante blu e una maglia bianca a maniche lunghe. Ancora si vedevano i segni sulla schiena e non volevo preoccupare inutilmente, se così si può dire, i miei genitori.
Sentii prima il citofono suonare e poi la voce di mia madre.
Scesi e li trovai già seduti sul divano sorridenti.
"Ciao!" salutai, facendo una faccia sorpresa vedendo cos'avevano portato, praticamente un enorme arrosto e delle patate.
"Che tempismo perfetto, andrà benissimo per secondo... anche se mischiare pesce e carne è un crimine." risi.
"Questa è la vostra cena, tesoro." mi disse mio padre dandomi la teglia in mano.
"Ah, beh grazie!" esclamai e l'abbracciai.
Riposi l'arrosto in frigo, pronto per essere scaldato e iniziai ad apparecchiare in salotto.
"Vuoi una mano?" mi chiese Riki.
"Uhm... no, intrattieni i miei. Ultimamente li conosci meglio di me." mormorai.
Mi accarezzò la schiena.
"Questo non vuol dire niente, sei tu la loro figlia." disse e se ne andò lasciandomi in cucina a prendere i bicchieri.
***
"Tesoro, è stato tutto davvero ottimo." mi disse mia madre arrivando da dietro e posandomi una mano sul capo.
Stavo finendo di lavare i piatti e mio padre e Riccardo erano sul divano a parlare di calcio.
"Grazie mamma." sorrisi.
C'era molta tensione durante il pranzo, non avevano chiaro il motivo per cui ero scappata e avevano cercato di non chiederlo mai durante queste settimane, ma si sa: l'uomo è sempre in cerca di due cose, la verità e la felicità.
"Fede, perché?" chiese mia madre sedendosi su una sedia.
"Mamma..." dissi.
"Voglio saperlo, sono sempre la tua mamma, se avevi bisogno potevi venire da noi." mi disse.
"Mamma..." ridissi.
"Credimi, è un dolore grande la perdita di un figlio e l'ho sperimentato bene sulla mia pelle quando sei andata via senza dirci nulla, dispersa. Avevi me, il papà, tua sorella, Riccardo... un mucchio di persone che ti amano e ammirano, perché te ne sei andata?" chiese ancora.
"Non potevo! Non potevo restare! C'erano tanti problemi e casini e ci sono pure ora! Vi voglio troppo bene per farvi cadere nel buio con me." sbottai.
Intanto Riccardo e mio papà, sentendo le urla erano corsi in cucina.
"Maria, che succede?" chiese mio padre.
"Niente, stavo chiedendo a nostra figlia il perché!" esclamò.
"Maria, no..." l'ammonì mio padre.
"Perché no? Voglio sapere, ne ho il diritto!" disse.
"Quando vorrà ce lo dirà, è grande e vaccinata." disse difendendomi.
Mia madre si alzò e irritata andò nell'altra stanza subito seguita da mio padre.
***
"Facciamoci aiutare Fede." disse quando se ne furono andati.
"Ah si? E come? Sbandierando ai quattro venti che cosa stiamo facendo? Sapevo che non avrei dovuto dirti nulla..." borbottai.
"Fede, smettila! Andreas, Seba, Mike, Shady... saranno tutti disposti a farlo!" esclamò sbuffando.
Lo fulminai con lo sguardo e fino a quando non aprii il cancelletto di casa, dopo aver visto al citofono metà dei nostri amici, capii che ormai aveva fatto il danno.
"Incosciente!" esclamai aprendo la porta.
"Buonasera signorina... alterata?" chiese Mike posandomi un bacio sulla guance.
"Michele Gilberto Merlo, stai zitto e siediti su quel cavolo di divano senza fiatare. Oggi non è giornata." feci una smorfia e lui scoppiò in una fragorosa risata trascinandosi dietro anche Andreas, Seba, Cosimo mentre Shady guardava il suo fidanzato sconsolata.
"Paper!" esclamò Cosimo.
Era da un sacco che non lo vedevo!
"Ehilà, finito il tuo corso intenso con Natalia?"chiesi.
"In realtà stiamo preparando qualcosa di più grande, ma ancora non vi dirò nulla. Voi perché avete chiesto questa riunione? E poi, ritorno in grande stile eh!" disse.
Lo abbracciai e mi limitai a indicare Riccardo.
Riccardo Pov.
La nostra solitudine ci aveva portati a separarci e a non arginare i nostri problemi, per cui avevo pensato che con l'aiuto della nostra seconda famiglia sarebbe stato tutto più semplice.
Chiaramente li avevo chiamati senza dir nulla a Fede, tranne Shady che già era a conoscenza di tutto, gli altri ignoravano il vero motivo per cui erano qui.
"Forse è meglio che vada a prendere qualcosa di forte..." borbottò Fede andando a rovistare nell'armadietto di legno in cucina e tornando con una bottiglia di Brandy.
"Alla faccia..." mormorò Sebastian.
"Insomma, che combinate? Io e Seba non ce la siamo bevuti la storia del tipo di Facebook!" ricordò Andreas.
Fede sospirò e si scolò un bicchiere tutto d'un fiato e poi un altro, se c'era una cosa che avevo sempre amato di lei, tra le tante, era che le sue guance con l'alcool si coloravano di un bel rosso e nonostante ciò la sua mente era lucida.
Cercai di raccontare brevemente tutto, Fede raccontò dei suoi cinque anni in America provando a non rivelare troppi dettagli, nessuno la forzò.
"Fammi capire una cosa... tu sapevi per tutto questo tempo?!" esclamò Mike rivolto a Shady.
"Sì." disse la ragazza mora socchiudendo i suoi grandi occhi.
"Quindi potresti benissimo avermi mentito su altro..." sibilò Mike.
"Assolutamente no, Mike. Gliel'ho chiesto io di non dire nulla, soprattutto non a te." ribatté Federica.
"Soprattutto? Che cosa dici?" chiese irritato Mike.
"Tendi ad essere iperprotettivo, ti ricordo che volevi menare Riki solo perché mi aveva lasciata da sola a casa con la febbre... oppure quando volevi picchiare un tipo perché aveva solamente stretto la mano per cortesia a Shady, che tra parentesi era un bambino di undici anni!" puntualizzò Fede.
Cosimo rise piano e Andreas lo seguì, l'aria era meno tesa di qualche secondo fa. Lei era così, riusciva a far passare un attimo di tensione più leggero o viceversa.
"Come ci sei riuscita?" chiese Sebastian contraendo la mascella.
"Pensavo a voi, a quel che avevo lasciato e alla cosa giusta." rispose annuendo.
"Potevo chiederci aiuto!" esclamò Mike.
Non dissi nulla, non toccava a me parlare adesso, o meglio, presto o tardi sarebbe stato il mio turno, ma non ora.
Flashback
"Riccardo!" esclamò Federica toccandomi il braccio più volte.
Era notte e mi sembrava di essermi appena addormentato, stropicciai gli occhi, erano solo le quattro.
"Paper, che c'è?" chiesi con voce impastata.
Non rispose, mi prese la mano e se la posò sulla pancia.
Era un calcio, un forte calcio dalla piccola creatura che cresceva lì dentro, un calcio che significava solo una cosa: vita.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, sono stanchissima... menomale che dopodomani inizia il week end😍
Spero siate messi meglio di me ahah, oggi ho preso la pagella e... niente debiti!!!😍
Stay tuned,
Vittoria💙

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