14. Non aver paura mai

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Le persone fanno così. Saltano, sperando che Dio li faccia volare. Perché altrimenti cadiamo giù come sassi, e mentre precipitiamo ci chiediamo: ma perché diavolo sono saltato giù? Ma eccomi qua, precipito, e c'è una sola persona che mi fa sentire in grado di volare: e sei tu.

Federica Pov.
Complimenti Federica, no ma dico, ti sei forse bevuta il cervello? Ogni tuo piano è andato in fumo e tutto quello per cui hai lottato questi anni puff... tutta fuliggine!
Mentre mi maledico mentalmente, mi vesto e scendo le scale come di routine.
Ormai sono passati giorni e la data del matrimonio di mia sorella si avvicina sempre di più, prendo il cellulare e mando un messaggio al mio contatto dell'Universal dicendo di spostare le prime due date del tour.
Sospiro e trovo Ryan già al computer sul divano, smanetta anche di prima mattina.
"Buongiorno." sorride.
"Ciao, dormito bene?" gli chiesi.
"In realtà non ho proprio dormito, ma ho trovato qualcosa di interessante." disse concentrato sullo schermo.
"Ovvero?" chiesi.
"Il nome di quel tizio, è davvero Mattia Spinosa, ma non è un trentenne ben sì un vecchietto... è spagnolo, ma abita a Trastevere e qua c'è decisamente qualcosa che non quadra." disse.
"Non può essere un vecchio, cioè il tipo che mi seguiva non era vecchio." affermai.
"Infatti è qua che c'è l'inghippo. Perché ho controllato tutti i posti in cui sei stata te e subito dopo stando alle telecamere c'era questo tipo, quello biondo dai capelli abbastanza lunghi, che si chiama Mattia Spinosa. I documenti devono essere per forza falsi." constatò.
"E come facciamo a sapere chi è adesso?" chiesi confusa.
"Ha pagato l'ultima volta ieri sera in un motel a Roma ed è da ben due notti che va là..." disse.
"Quindi stanotte ci andrà ancora, secondo la logica, per cui potremmo andare." conclusi.
"Assolutamente no, non vai da nessuna parte. Adesso il lavoro è della polizia!" esclamò chiudendo il computer.
"Ma..." borbottai.
"Ma niente, è troppo pericoloso." scosse la testa.
Annuii.
"Sono stato chiaro?" chiese.
"Chiarissimo." dissi.
"Bene." disse.
Il cellulare gli squillò, Alex.
"Alex ti chiama a quest'ora?" ridacchiai.
"Vorrà la buonanotte... o qualcos'altro." disse e rise per poi rispondere alla sua ragazza.
L'avevo conosciuta, Alexandra, era molto simile a me e stavano insieme da dieci anni... erano una bellissima coppia.
Lasciandomi sola con i miei pensieri, pensai a quanto fosse stato difficile vivere la mia vita.
Senza pensarci due volte presi le chiavi della macchina di Riccardo e partii.
***
Era tutto così silenzioso, i fiori coloravano abbastanza il posto grigio e triste.
Sapevo già dov'era e ci andai senza indugi: Nicolò Grasso.
"Ehi, ciao Nico...." sussurrai accovacciandomi di fianco alla sua tomba.
Sorrise e una lacrima mi colò sulla guancia.
"Mi manchi, sai qualche volta ti penso... penso a cosa faresti tu e mi sento già meglio. Ti senti con me, ti sento in ogni cosa che faccio ed è come se mi stessi accanto, anche se non è così. Quando è morto è come se avessi rivissuto la tua morte, solo più amplificata. Il vuoto che mi avete lasciato entrambi è diverso, il nostro addio era come programmato... quello di Francesco no, era il mio bambino. Ogni giorno penso a come avrei potuto cambiare le cose, ho ancora paura ad andare avanti: a lasciarlo andare definitivamente. Vorrei anche sistemare tutto, fra me e Riccardo intendo, se fossi qui sapresti cosa fare... oppure no e staremmo semplicemente insieme, come un tempo. Mi spiace essere andata via, ma so che da lassù sei stato tu a proteggermi, ti ho dato filo da torcere eh." accarezzai il marmo freddo e per un attimo mi sentii avvolta da un caldo abbraccio.
"Grazie, grazie per esserci sempre." sussurrai.
"Non ti chiedo di essere con me stasera, solo stammi vicino... va bene? Si lo so è stupido, ma devo farlo. Devo chiudere la catena." mormorai.
Dopo poco mi alzai e tornai a casa, cercando di evitare accuratamente la sua tomba, quella di Francesco.
Appena entrai in casa trovai Riccardo seduto sul divano.
"Dov'eri finita? Ero preoccupato... Ryan mi ha detto ciò che ti ha detto, pensavo non gli avessi dato retta." disse.
"Sono andata al cimitero." biascicai.
"Ah." sospirò.
"Tranquillo, non farò nulla. Anzi, adesso chiameremo la polizia." annunciai.
"Se lo vuoi tu va bene. Sei andata..." mormorò.
"No, sono andata da Nico." dissi.
"Ah ok..." rispose.
"Tempo al tempo." ripetei, più a me stessa che a lui.
***
Era mezzanotte passata, tutti già dormivano, mi alzai piano dal letto senza far rumore e mi tolsi il pigiama infilandomi un paio di pantaloni della tuta e una felpa a caso.
Prima ero entrata di soppiatto nella camera di Ryan e avevo guardato il nome del motel, la mia direzione era quella.
Presi le chiavi della macchina e di casa ed uscii.
Durante il tragitto misi della musica per non sentirmi sola, mi aveva sempre rilassata abbastanza guidare, ma stasera ero in fermento: un misto di adrenalina, rabbia e rancore.
Era uno di quei posti per chi non aveva soldi, non che fossi una snob, ma questo posto era proprio messo lì per far scappare la gente... non per attirarla!
Andai in quella specie di hall e chiesi il falso nome del tizio, mi accolse un tipo burbero con la barba lunga.
"Stanza 103." borbottò per tornare a farsi i fatti suoi, la stanza era al secondo piano.
Salii le scale e quando arrivai davanti alla porta, il cuore mi stava battendo a mille, bussai e aprii l'uomo giusto.
"Mattia." salutai.
Imprecò.
Riccardo Pov.
Mi girai e non sentii più il corpo di Federica, stropicciai gli occhi e mettendo bene a fuoco mi accorsi che non c'era, tastai la sua parte del letto: era ancora calda.
Mi alzai e andai a controllare al piano di sotto e in cucina, nessuna traccia di lei, cazzo ce l'aveva fatta sotto al naso.
Velocemente andai nella camera di Ryan, sentii delle risate femminili e per un attimo pensai fosse Fede, spalancai la porta e lo trovai al computer.
"Ryan!" esclamai.
"Riccardo... oh, scusami amore." disse allo schermo.
"È la tua ragazza?" chiesi perplesso.
"Sì, Alex. Alex, lui è Riccardo." disse.
"Ciao Riccardo, Fede ci ha parlato così tanto di te!" sorrise.
"Ecco, appunto Federica, Ryan è andata la!" dissi.
"Eh? Come? Impossibile, non sa l'indirizzo." disse.
"Non c'è, non è in casa e sono sicuro sia così. Ci ha fatto credere che avrebbe chiamato la polizia e che avrebbe lasciato fare a loro. Non credo abbia chiamato la polizia né tanto meno che abbia lasciato perdere!" dissi alzando la voce.
Gli occhi di Ryan passarono dall'impassibile all'allarmato, digitò qualcosa sul suo pc e poi tirò un pugno sul letto.
"Cazzo, lo sa dov'è." strinse i denti.
"Cosa? Ryan, mio Dio. Vai, ci sentiamo più tardi." esclamò la sua ragazza chiudendo la  video chiamata.
"Come ci andiamo?" borbottai.
"In macchina, di certo non volando!" ribatté.
"Certo, con la macchina che non ho più..." dissi irritato.
"Ma cazzo! Chiamiamo la polizia prima di tutto." disse per prendere il suo cellulare e digitare quel numero.
Ero in pensiero per lei, era l'unica cosa che mi era rimasta... non potevo perdere anche lei.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto.
Domani non riuscirò a postare nulla, sarò in viaggio e dormirò per la maggior parte del tempo ahah.
Ad ogni modo vi auguro una buona serata e una buona lettura.
Ps. Orgogliosissima di Riki che sta per fare il boom anche in America del Sud😍
A presto
Vittoria💙

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