Spesso altrove, presente con gli altri, lontano da me.
Federica Pov.
Quando mi svegliai a seguito della notte passata insieme, mi ricordai nel pasticcio in cui il signorino si era cacciato.
Trascinandomi in cucina, preparai del caffè, dovevamo decisamente andare a fare la spesa!
Con la macchina andai fino al supermercato e comprai abbastanza cibo da riempire di nuovo il frigo.
Tornando a casa mi fermai anche a prendere un nuovo giocattolino per i cani ed entrando capii che Riki ancora stava dormendo.
Sistemai tutto in frigorifero e nei mobili, poi decisi che era l'ora di pulire un po' questa casa e con la musica di sottofondo mi misi a fare le faccende domestiche, lavatrice compresa.
Verso le undici un Riccardo mezzo addormentato scese le scale con solo i boxer addosso e venne a posarmi un bacio sulla guancia.
"Buongiorno Paper." disse stringendomi da dietro, sorrisi.
Mi staccai e misi a posto la scopa e la paletta.
Ad un tratto il campanello del citofono suonò e Riccardo aprii, anche la porta.
"Ehii!" una voce stridula si espanse in tutta la casa.
"Che cazzo..." imprecò Riccardo.
"Allora, guarda qua. Ti ho portato il pranzo e questi..." disse, quella che poi scoprii essere Ginevra Rossini.
"Ginevra, lascia stare." borbottò Riccardo, lo raggiunsi alla porta sentendo quel nome e fissai la ragazza castana e riccia che era sulla soglia di casa.
"Chi è quella?!" disse indicandomi e facendo una smorfia.
"Piacere, Federica." dissi squadrandola da capo a piedi.
"Una nuova fiamma?! È per lei che sei molto occupato in questi giorni?" sbottò Ginevra.
"Veramente sono sua moglie, da cinque anni ormai." sollevai un sopracciglio e Riccardo si morse il labbro, mi stava nascondendo ancora qualcosa.
"Sei sposato?" esclamò lei di rimando.
"Sì, Ginevra. Te l'avevo detto, sono occupato e devi lasciarmi in pace." replicò Riki.
"Ah si? Non mi pareva mi dicessi la stessa cosa nel mio letto tre mesi fa." squittì furibonda.
Una pugnalata al cuore, nel suo letto? Riccardo era andato con un'altra? Rimasi in silenzio.
"Vattene Ginevra, avremo modo di parlarne più avanti. Ora ho altro a cui pensare!" e dicendo così la cacciò fuori di casa.
Mi ritrovò poco più tardi seduta sul divano, zitta e immobile.
"Fede..." disse piano.
"Cos'hai fatto con lei?" chiesi.
"Non è stato niente." rispose.
"Dimmi cos'avete fatto, per favore." mormorai.
Indugiò un pochino, poi però sputò il rospo.
"È stata una sola notte, i miei amici e altri era da un po' che mi chiedevano di andare avanti, ma non ce la facevo." disse.
E quindi? Cos'era cambiato quella sera? Si era forse innamorato?
"Quella sera avevo bevuto decisamente troppo e toccare il suo corpo è stato un sollievo perché ho immaginato te e ho rivisto te in lei. La mattina dopo invece è stato uno strazio, svegliarsi e capire che non eri tu... mi sono incolpato numerose volte per questo e per altre cose e ad oggi posso solo chiederti scusa perché quel che ho fatto, purtroppo l'ho fatto." disse mortificato.
Lì per lì mi arrabbiai e non poco, ma poi capii. Era sempre Riccardo e di certo non potevo biasimarlo per ciò che avevo fatto io, a confronto era peggio: ero io ad essermene andata.
Riccardo Pov.
La faccia di Federica era indecifrabile, come al solito ovviamente, rimase silenziosa quasi tutto il giorno.
Mentre lei era a fare le sue cose, io ancora cercavo di metter nero su bianco qualche idea decente, quando tutto d'un tratto arrivò con due fogli.
"Tieni, se ti piacciono sono tue." disse piano abbozzando un sorriso.
Osservai i fogli di carta e li lessi, erano delle canzoni, delle sue canzoni. Il testo e il contenuto era bellissimo, era sempre stata brava con le parole.
"Fede, non posso. Per quanto siano stupende, non posso. Sono tue!" esclamai.
"Lo so, ma è anche un modo per sdebitarmi per tutto il tempo che... che sì, insomma ti ho lasciato solo." disse spostando il peso da un piede all'altro e guardandomi.
Sospirai.
"Ma..." mormorai.
"Le puoi presentare come tue a Riccardo lunedì, poi ne scrivi tu delle altre e almeno a quattro arrivi. Poi puoi far finta di non volerle più inserire, semplice." sorrise.
"Va bene, ci sto." risposi.
***
I giorni erano volati, ero riuscito a scrivere ben tre canzoni, erano ancora da rifinire, ma era come se l'ispirazione fosse tornata.
Era già lunedì e in casa c'era il fermento.
"Riki, sistema la sala e cerca di allungare il tavolo altrimenti non ci stiamo tutti." disse.
Annuii e feci come mi aveva detto, era l'una e avevamo già pranzato, ma già stavamo preparando tutto per la cena di stasera.
"Io, te, Arianna, Luca, i miei e i tuoi, Riccardo... siamo già nove." borbottò.
"C'è anche Pazzini." dissi.
"Dieci allora." esclamò.
Andò in cucina, il citofono trillò.
Era un uomo sulla trentina, biondo.
"Fede? Sono io." disse il biondino con un accento decisamente inglese.
"Chi è lei?" chiesi domandandomi perché conoscesse Federica e pensando fosse un fan impazzito.
"Sono un amico di Federica, tu devi essere Riccardo! Se le chiedi di me ti risponderà in questo modo, non sono un pazzo tranquillo!" disse ridacchiando, perfetto già mi stava sulle palle.
"Fede chi è Ryan?!" urlai dal salotto.
Non mi rispose e feci per andare da lei.
"Ryan?!" esclamò spuntando dall'angolo del corridoio facendomi prendere un colpo.
"Aprigli!" disse per poi andare lei.
Lo accolse con un abbraccio e un bel sorriso, lui era vestito di tutto punto e aveva con sé un enorme valigia, aveva forse intenzione di dormire qui?
"Entra, siediti! Ah, lui è Riccardo. Riccardo, Ryan." disse, gli strinsi la mano di malavoglia e mi sedetti con loro sul divano.
"Io e Ryan ci siamo conosciuti a New York, fa parte della Universal e a tempo perso hackera computer, ci aiuterà." disse sorridendo soddisfatta.
"Che? Starà qui?" sibilai.
"Certo! Ryan, sei il benvenuto. Vieni ti mostro la stanza." disse e rifilandomi una pizzicotto sul fianco accompagnò il nostro nuovo inquilino al piano di sopra, riscendendo poi per lasciarlo libero per un po'.
"Undici..." dissi.
"Sì, undici. Riki, sei geloso?" chiese sollevando un sopracciglio.
"No." dissi.
"Guarda che siamo solo amici..." scosse la testa.
"Se lo dici tu... comunque mi conviene andare a prendere i miei alla stazione, mi hanno scritto adesso. A dopo, devo prenderti qualcosa al supermercato?" chiesi.
"Va bene, no tranquillo... mi sono rifornita di tutto. Il menù di stasera sarà pasta all'amatriciana, carciofi alla giuda con i saltimbocca e poi ho preso del gelato." spiegò.
Annuii e con un cenno la salutai, poi uscii di casa.
A Roma Termini scorsi subito i miei genitori, erano sorridenti come al solito.
"Tesoro!" disse mia mamma correndo a salutarmi e ad abbracciarmi.
"Ciao mamma, ciao pa." dissi ricambiando il loro affetto.
"Allora? Come stai? Non vediamo l'ora del matrimonio di tuo fratello!" disse mio padre.
"Bene grazie, insomma..." dissi.
"Federica è tornata." completò per me mia mamma.
"Già." annuii.
Gli feci salire in macchina e andammo sino a casa, quando entrarono salutarono Federica.
"Federica, tesoro... come stai?" disse mia madre abbracciandola.
I miei e i suoi genitori erano molto affezionati li uni agli altri ed eravamo tutti una grande famiglia, dopo la sua fuga anche i miei ci erano rimasti male.
"Bene grazie Raffaella." rispose sorridendo.
"Ci sei mancata!" esclamò mio padre abbracciandola.
"Beh... anche voi. Venite, vi accompagno nella stanza degli ospiti numero due." annunciò.
"La uno è già occupata?" rise mio padre.
"A quanto pare sì, da un biondo strambo amico di Federica..." borbottai.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto, mi scuso per il ritardo e per eventuali errori grammaticali, ma era l'ultima settimana di grest e mi sono concentrata soprattutto su quello.
Tra qualche giorno parto e vado al mare, avrò tempo la sera tardi tardi per scrivere... mi spiace😘
A presto, Vittoria💙
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I was here || Rederica
FanfictionUn dolore li ha allontanati e un dolore li riporterà vicini. Dopo cinque anni Federica e Riccardo si trovano da due parti del mondo diverse, la loro carriera è andata avanti, il loro cuore è rimasto al punto di partenza. Se c'è una cosa che entrambi...