23. Un giorno in più

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Il passato è qualcosa di strano, condiziona il tuo presente e il tuo futuro, ma è come se tu lo volessi cancellare bello o brutto che sia alla fine si cerca sempre di cambiare.
Questo ti consuma, ma ti rende forte.
Ti rende più sicuro e un po' più bugiardo.
Inizi a sorridere alla vita anche se veramente non sei felice
e vai avanti giorno per giorno.

Federica Pov.
"Mike, ascolta. Devi venire subito immediatamente qui a casa di Federica, appena vieni ti spieghiamo cosa sta succedendo." disse Shady al telefono.
"Perché parli sottovoce?" disse Mike, era in viva voce.
"Non lo so... cioè, forse, insomma lasciamo stare. Vieni e basta." disse Shady.
"Sì, ma portati con te qualcuno!"sibilai.
"Qualcuno chi? Comunque ciao Fede." mi salutò.
"Andreas? Cosimo? Non c'è nessuno disponibile?" chiesi.
"E che ne so io! Va beh, adesso vediamo. A tra un po'." disse per poi salutare e mettere giù.
Con cautela scendemmo le scale e ispezionammo la casa, con dovute precauzioni.
Io con uno straccio in mano e Shady con lo Swiffer.
Ero in cucina quando sentii del vetro infrangersi e mi irrigidii, come se rivivessi la scena della sua morte.
Shady imprecò qualcosa, ma notai che si affrettò a pulire. Mi portò i cocci della palla di vetro e li buttò in pattumiera.
Scrollai le spalle e mi tolsi quell'immagine della testa per tornare con lei in sala.
Stavo "pulendo" il tavolino quando la mia amica schiacciò qualcosa, che all'inizio pensammo fosse vetro.
"Tutto ok? Ti sei fatta male?" chiesi.
Shady scosse la testa e guardò sotto la suola della sua scarpa.
"Fede, guarda!" esclamò.
"Che diavolo è..."borbottai.
"La telecamera!" esclamò per poi ributtarla a terra e schiacciarla per bene.
"Quella... quella me l'ha data Giulia." dissi e mi si seccò la gola.
Ce l'aveva ancora con me per Riccardo?
"Giulia? C'entra lei?" esclamò Shady.
"Io non lo so Sha, ma se c'entra ho paura per quello che potrà succedere. Dobbiamo rintracciare Riki." dissi.
Riccardo Pov.
"Ehi... lascia stare, ci ho già provato io ad uscire da qui e le conseguenze son state queste."disse il ragazzo seduto per terra di fianco a me e a Ryan, indicandosi la testa da cui qualche giorno fa usciva sangue.
Ryan sospirò, poco fa ha finito di raccontarmi ciò che aveva scoperto ed stavo ancora sbollendo la rabbia.
"Michele... l'avrei dovuto capire..." ringhiai.
"Ma non ho capito una cosa in tutta questa storia. Se tu e il tuo amico appena arrivato siete qui, come pensa di vendicarsi?" mi chiese Marco, il ragazzo che era con noi.
"Ha campo libero in casa mia e... può ferirla più facilmente." mormorai.
"Ma tu perché sei qua? Chi sei?" chiese Ryan.
"Sono Marco Rizzi, non so perché sono qua... mi hanno semplicemente gettato qua dentro."spiegò.
"Capisco, beh allora è molto peggio non sapere piuttosto che sapere!" disse Ryan lanciandomi un'occhiata furtiva.
Nemmeno io mi fidavo di questo tizio.
Ryan mi aveva detto inoltre che ancora non aveva scoperto chi c'era dietro tutto, era vicino a scoprirlo, ma evidentemente si era avvicinato troppo.
Quattro giorni prima.
"Ginevra che cazzo vuoi ancora?" risposi dissi irritato.
Mi aveva chiesto espressamente di andare a casa sua perché non si sentiva bene e sia mai che il suo bambino stesse male.
Ci eravamo accordati, io avrei fatto la mia parte e mi sarei preso le mie responsabilità, ma una volta nato non avremmo mai più avuto contatti io e lei se non per parlare del figlio in comune.
Poi gentilmente mi aveva offerto da bere e da quel momento ho un vuoto pazzesco, fino a che non mi sono risvegliato in questo buco: agitato, nervoso e arrabbiato.
Oggi
"Probabilmente pure lei fa parte di questa assurda gang..." borbottò Ryan.
"Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui, meglio provarci piuttosto che rimanere in gabbia come gli idioti." aggiunse poi.
"La porta si chiude una volta che la lasci alle tue spalle. Per aprirla c'è bisogno della chiave." disse Marco.
"Che ci vorrà mai!" esclamò Ryan abbastanza irritato andando vicino alla serratura e prendendo dei bastoncini a terra.
Non avevo idea di ciò che stava succedendo a Fede ed ero abbastanza preoccupato, avevo già perso mio figlio, non volevo perdere anche lei. È orribile rimanere rinchiusi e non avere contatti col mondo esterno, per di più adesso starà pensando che io sia ancora con Ginevra e non voglio che pensi che me ne sia andato o cos'altro... perché io la amo e l'amerò sempre.
Federica Pov.
"Questo è quanto." spiegò Shady a Mike, ad Andreas e ad Alessio appena arrivarono.
"Avete chiamato la polizia?" chiese Alessio.
"Non ancora." risposi io.
"Allora la chiamo io." disse allontanandosi.
"Beh, quel coglione di Riccardo dov'è?" chiese Andreas.
"Non ne ho idea...." sussurrai.
"Lo chiamo." disse Andreas componendo il suo numero di cellulare.
"Squilla." disse poco dopo.
"Sì, lo sento anche io che squilla..." osservò Shady alzando il sopracciglio.
Alessio arrivò subito con il suo telefono in mano.
"Suona questo telefono, che faccio?" chiese.
Mi morsi il labbro, impossibile... prima non era in casa.
"Strano, prima non era qua. Non è suonato." rispose Shady.
"Magari non avete cercato bene." disse Mike.
"Beh, ad ogni modo dobbiamo trovarli. A che indirizzo dobbiamo andare? Io ho già avvertito la polizia." disse Alessio.
Annuimmo tutti e salimmo in macchina, eravamo in cinque e ci stavamo alla perfezione.
Seguendo le indicazione di Ryan ci ritrovammo davanti alla vecchia fabbrica.
"Questo luogo è tetro, non mi piace." disse Andreas.
"Non è il massimo, per lo meno è giorno." dissi.
"Certo, ma là dentro sarà notte." constatò Mike.
"Lo sarà." mormorò Alessio.
Scendemmo e ci avviammo con cautela all'ingresso.
"Sentite, non facciamo come in quei film in cui decidono di dividersi. Andiamo tutti insieme e basta." propose Andreas e naturalmente eravamo tutti d'accordo, quale persona normale avrebbe deciso una tale pazzia?
Era grande, ma abbastanza buia e piena di ragnatele al suo interno.
Non c'era nulla di sospetto, fino a quando Mike trovò una botola.
"Questo dov'essere il passaggio che usavano per trasportare illegalmente materiali." disse poi.
"Che facciamo? Scendiamo?" chiesi.
"Va bene, vado avanti io." disse Alessio.
Si avviarono tutto uno ad uno e rimanemmo indietro solo io ed Andreas.
"Sarà il caso di richiamare la polizia? Qua non arriva nessuno." mi disse.
"Meglio farlo ora piuttosto che dopo quando saremo giù." osservai e lui compose il numero.
Quando finì la chiamata, scendemmo nel sotterraneo.
"Ma dove sono andati gli altri?" chiesi accendendo la torcia.
"Non ne ho idea, proviamo a seguire questo tunnel." rispose Andreas venendomi affianco.
"Andre, ho paura." mormorai.
"Fe, tranquilla." mi disse prendendomi per la mano.
"Riccardo ha scelto Ginevra?" domandai.
"Non lo farebbe mai." rispose facendomi avanzare lentamente.
"Eppure e da quattro notti che non torna a casa." sospirai.
"Andrà tutto bene." disse e per un attimo ci credetti.
TO BE CONTINUE
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, sto cercando di portarmi avanti e di scrivere già i prossimi capitoli in modo tale da pubblicarne almeno due nelle prossime due settimane in cui sarò via.
Per cui questo credo sarà l'ultimo capitolo e almeno fino a giovedì/venerdì (quando sarò dall'altra parte del mondo😍) non ce ne saranno.
Allora avete capito chi è? Qualcuno l'ha capito... ma sono buona e vi dirò che Lucas non c'entra niente anche perché non è mai stato nominato😉
A presto
Vitto😘

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