21. Dio li fa e poi li accoppa

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Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un'opera di teatro, ma non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l'opera finisca priva di applausi.

Federica Pov.
"Stai bene?" chiesi.
Riccardo non mi rispose, era pallido in viso e nel camminare verso il divano si accasciò con le ginocchia a terra tanto che prontamente io riuscii ad afferrarlo per miracolo.
"Che cosa è successo?" dissi piano.
Una lacrima gli scese sulla guancia, non era il tipo che piangeva per nulla, iniziai a preoccuparmi.
"Non può essere vero." disse e lo ripeté più volte, allungandomi quella che potevo notare essere una cartella clinica alquanto stropicciata.
"Cos'è?" gli chiesi cercando di farlo parlare.
"Quel bambino è mio, o almeno è ciò che dice Ginevra." disse e il mondo mi crollò addosso.
***
"Che diavolo significa?!" esclamò Andreas battendo un pugno sul tavolo, seguito da un Mike molto agitato.
"Significa che chiederemo ulteriori analisi." mormorai ancora un po' sotto shock da ciò che era successo.
"Non ha senso.... cioè è successo sei mesi fa e non può essere incinta di due mesi e mezzo solo ora." disse Mike.
"Mike... ti giuro che non so che dirti." dissi sospirando.
"Te credo..." borbottò Andreas.
"Ma gliel'avete detto voi? Cioè... siete voi che gli avete consigliato di andare avanti?" chiesi mordendomi il labbro.
"No." disse secco Mike e ci credevo.
Credevo a loro dai loro sguardi, perché le loro pupille luccicavano come se qualcuno a loro caro fosse appena stato ferito e volessero far a pezzi il mondo.
Ci credevo perché loro era state le mie guardie del corpo e non solo amici di Riccardo e quando avevo bisogno potevo confidarmi con loro e soprattutto da amici quali erano se era necessario avrebbero dato una strigliata al loro migliore amico.
"Stupida domanda, metterei la mia vita nelle vostre mani. Altro che." dissi.
"Fede, noi ci saremo sempre per te. Non importa il fatto che tu sia andata migliaia di chilometri lontano da noi, ok, hai forse fatto un torto a Riki... ma lui ti ama in un modo in cui nessuno potrebbe amare, profondamente è legato a te ed è come se tu vivessi sempre in lui. Nell'instante in cui si è accorto che tu te n'eri andata ti aveva già perdonata, perché sapeva e ti conosce. Ti ama, non dubitarne mai." mi ricordò Andreas.
Ecco perché amavo Andreas, sapeva dire le cose giuste nel momento giusto... in fondo era o no il nostro capo ship?
"Ma adesso Riccardo dov'è?" mi chiese Mike.
"È su in camera, non ne vuole sapere di scendere né tanto meno parlare. Penso che quando ne avrà voglia lo farà." sospirai.
"E tu? Tu come ti senti?" mi chiese Mike mettendomi una mano sulla spalla con fare incoraggiante.
"Mi sento a pezzi, se dovesse essere figlio suo mi sentirei davvero male. Non ne ho il diritto, ma mi dispiace, una notte l'ha incatenato alla vita di una donna... per lo più odiosa!" esclamai.
"Una Fede gelosa?" rise Andre allentando un po' la tensione.
Scossi la testa e gli diedi un'amichevole pacca sulla spalla.
Riccardo Pov.
Un figlio, non era mio, non poteva essere mio.
I tempi non coincidevano, eppure avevo una paura matta di sbagliarmi.
Come potevo crescere il bambino mio e di un'altra donna che non fosse la mia Federica?
Non potevo, semplicemente non potevo.
Ero sdraiato nel letto a fissare il soffitto e a pensare a cosa avrei dovuto fare, quando la porta si spalancò, era Fede.
"Adesso basta. Alzati da quel materasso!" ordinò, non era arrabbiata, ma decisa a farmi alzare.
Non la stetti a sentire.
"Riccardo Marcuzzo giuro che se non ti alzi, ti mollo qui come un mollusco senza vita." mi rimproverò guardandomi severamente.
Sollevai il mio corpo e mi ritrovai a guardarla negli occhi.
"Come posso partire con te e darti un futuro se è mio figlio o mia figlia quello che ha nella pancia?" domandai.
"Fidati di me, ce la faremo. Supereremo anche questa. Hai fatto una cazzata? Va bene, basta prenderne atto e andare avanti. Non credo che quel bimbo sia tuo, ma se lo fosse lo tratterò nello stesso modo in cui trattavo Francesco. Riccardo io ti amo, puoi rinfacciarmi tutto quello che vuoi, ma non puoi smettere di lottare proprio ora per una piccola creatura che aliena nella pancia di quell'arpia." mi disse.
La guardai, aveva ragione, aveva infinitamente ragione ed ogni sua parola colpiva sempre di più il mio cuore.
"Io... non so che dire..." biascicai.
Assottigliò gli occhi.
"Voglio dire, hai già detto tutto tu." precisai.
"Esattamente." annuì.
Sospirai, mi prese la mano e non potei far altro che afferrarla, anche perché in quel momento volevo stare lì, esattamente lì con lei.
***
Cosa accadde nei giorni successivi? Un disastro totale.
Mi beccai una sonora ramanzina da parte di Andreas e Mike non fece altro che fare commenti inopportuni, Shady passò qualche volta per vedere se era tutto okay... cosa che chiaramente non era e una sera Alessio si fermò a casa mia per parlare un po'.
"Quindi quella Ginevra è incinta?" mi chiese.
"In un certo senso..." borbottai.
"Mi spiace Riki, davvero. Avrà quel che si merita." disse.
Annuii, lo speravo bene!
Dopo aver parlato ancora un po' lui tornò a casa sua da Giulia, mentre io mi preparai psicologicamente per i test di domani.
Avevamo deciso di far fare a Ginevra il test del DNA e tra sbuffi e altre cose lei si era resa "disponibile" per mattina successiva.
Quella mattina, forse, fu il momento più brutto della mia vita, stesso gruppo sanguigno... non c'erano più dubbi quel bambino era mio.
"Riki, troveremo un modo." mi disse Fede accarezzandomi la schiena.
"No, perché io non lo voglio!" dissi.
"Che dici? Quel bimbo merita un padre tanto quanto un altro bambino." disse e subito mi pentii di ciò che avevo detto, probabilmente se Francesco fosse ancora vivo non sarebbe successo nulla di tutto questo.
"Io voglio essere padre dei nostri figli." dissi.
"Non si può sempre avere tutto dalla vita... ricordi? La vita ti ridà quello che hai perso, forse questa è la tua occasione." mi disse piano.
E in qualche modo quella frase mi suonò come addio.
TO BE CONTINUE
Mi scuso per non aver postato nulla ieri, ma ero impegnata.
Già vi avviso, da mercoledì sarò via in America e il tempo sarà relativamente poco, per cui non penso di aggiornare per due settimane dal 19 luglio.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, vi auguro una buonanotte.
Scusatemi per eventuali errori, Vittoria💙

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