Martedì, Settimana 1

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7.35 AM

-Io vado- urlo prima di chiudermi la porta alle spalle senza aspettare una risposta. Le poche ore di sonno mi sono servite a schiarirmi i pensieri. Quel ragazzo non ha davvero nulla a che fare con la mia vita e la sua presenza nei miei pensieri è un inutile spreco di tempo. Probabilmente è solo un ragazzo disturbato dai rapporti sociali, ce ne sono tanti così, no?
Quando la fermata del bus entra nel mio campo visivo non ci vedo nessuno e capisco di essere uscita di casa troppo presto. Come se non mi fossi ripromessa di concentrarmi, mi sono di nuovo persa nella mia mente senza nemmeno dare un'occhiata all'orologio. Sbuffo camminando molto lentamente verso la panchina di ferro, poi aguzzando lo sguardo vedo una figura in nero coperta da un cappuccio sotto la pensilina. Ai piedi del ragazzo c'è uno zaino nero incominciato da cerniere azzurre e avvicinandomi mi chiedo chi sia, perché non ho mai notato la sua presenza alla mia fermata del bus, ma la sua borsa mi sembra alquanto familiare.
Tornando ai miei pensieri insulsi, credo che studierò sul pullman, dopo la giornata persa di ieri, piena di domande su persone sconosciute e che mai vorrò conoscere.
Aspetta un attimo, le cerniere azzurre.
Oddio.
Mi fermo di scatto.
Non ci posso credere.
Mi volto camminando velocemente dalla parte opposta lasciandomi alle spalle il ragazzo stalker che si diverte a perseguitarmi.
Oggi, a scuola, si va a piedi.

7.51 AM

Da lontano riesco a vedere Dione davanti il cancello della scuola in attesa della sua apertura.
-Hey- la saluto e lei mi fa un cenno con la testa non distogliendo lo sguardo dal display del suo cellulare.
-Che succede?- dico accigliata, sembra abbastanza concentrata, ma continua a non rispondere tastando ripetutamente lo schermo del cellulare.
-Dione?- la richiamo cercando di attirare la sua attenzione. Dovremmo star già parlando di stalker a questo punto, ma ovviamente si è fissata con un nuovo sconosciuto gioco dei suoi. Puntualmente ogni settimana cambia la sua app preferita, giusto ieri era un puzzle di sudoku, o qualcosa del genere. Oggi che sarà?
-Wooow- saltella esultando e vedo il suo viso illuminarsi. Possibile che si emozioni tanto per questo genere di cose?
-Cos'è?- chiedo ridendo a una Dione ancora leggermente esaltata, mettendo da parte, almeno per un momento, la questione Stanley.
-È un mix di candy crush e tetris. E ha solo 10.000 download! Ma come si fa? Questo gioco è geniale-
È la stessa frase che sento regolarmente da tre anni, sembra proprio un bambino di quattro anni con un nuovo giocattolo. Davanti scuola non c'è quasi nessuno e mi sento sollevata nel constatare che nessun pullman è ancora arrivato per accompagnare i pochi studenti del mio liceo. Conosco Penny già dalle medie trascorse in una scuola cattolica, ma Dione l'abbiamo incontrata qui, in un liceo non proprio per ricchi e abbastanza periferico, ma non malfamato, quindi non abbiamo spacciatori o teppistelli da quattro soldi, o almeno non ne ho mai saputo di qualcuno particolarmente pericoloso. Ricordo quando mia madre mi propose, forse meglio dire "impose", questa scuola. Mi diceva che nella Osborn Highschool sarebbe stato molto più facile ottenere una piccola borsa di studio che avrebbe facilitato una mia futura entrata al college. Non che ci manchino soldi, o almeno non viviamo nella miseria assoluta, ma negli anni abbiamo avuto bisogno di qualche aiuto economico. Magari la nostra famiglia avrebbe potuto aiutarci, ma mia madre ha deciso che, da quando un mio cugino ha avuto problemi con bande e droghe, tutti i nostri parenti sono di conseguenza cattiva gente, eccetto quelli di mio padre, che però non si sa che fine abbiano fatto. Insomma questi mancati prestiti si sono trasformati in debiti che oggi cerchiamo di saldare come possiamo, quindi qualsiasi aiuto esterno è ben accetto, che però non abbia a che fare con il crimine, ovvio.
-Eve, perché sei arrivata così presto? Di solito è un miracolo se arrivi 5 minuti dopo la campanella!- dice spegnendo il cellulare e rivolgendo finalmente a me la sua completa attenzione. Mi riprendo dai miei pensieri e faccio spallucce: -Non è colpa mia se il mio autobus fa un giro assurdo-
Per evitare qualcuno ho anche rinunciato a studiare nel bus, quindi sarei anche abbastanza nei guai.
-Niente di particolare. Ho solo trovato il probabile stalker Stanley alla mia fermata dell'autobus-
Appena queste parole sgusciano fuori dalla mia bocca, mi ricordo di non aver raccontato a Dione dell'episodio di questa domenica.
-Ma cosa stai blaterando?- alza un sopracciglio guardandomi interdetta.
'Lo so, non mi guardare così, mi sono dimenticata di parlartene, ma ora non mi va proprio. Dannazione, perché non sto zitta?'

-Niente, sono solo stanca- dico sfregandomi il viso con il palmo della mano per essere più credibile.
Dione è ancora accigliata e apre la bocca per dire qualcosa quando un autobus si ferma a pochi metri da noi sbuffandoci contro. Iniziamo a tossire e dalla nebbia di fumo appare Penny sorridente: -Hola chicas, ¿cómo estás?-
-Compito di spagnolo?- chiede Dione un po' a entrambe guardando Penny di sottecchi.
-Bien sure!- dico per far intendere la mia ignoranza in merito.
-Eve, hai studiato?- Penny mi guarda con un sopracciglio alzato preoccupata.
-Nada- dico abbassando lo sguardo presa dai sensi di colpa.
-Cosa? Non è possibile. Non ci credo- interviene Dione guardandosi intorno persa, come se cercasse le telecamere degli autori di questo brutto scherzo, vorrei guardarmi attorno anch'io per cercarle.
-Deve essere successo qualcosa di preoccupante se ieri non hai studiato- insiste Penny ancora sorpresa. Percepisco lo sguardo di Dione su di me chiusa nel mio silenzio, ma faccio di tutto per non incrociarlo. Mi ripeto che non è importante, tutto andrà bene, devo esserne convinta.
Siamo troppo lontane dall'entrata del liceo per sentire la campanella, ma quando vedo la folla di ragazzi convergere verso le porte con la coda dell'occhio, annuncio alle due ragazze di muoverci per raggiungere le nostre classi.
Sono riuscita a evitare argomenti scomodi, ma avrei comunque bisogno di esprimere i miei pensieri a voce per comprenderli sul serio, perché ora come ora sono più che confusi e non hanno una connessione logica. Sbuffo tenendo lo sguardo basso e camminando qualche passo dietro Penny. Non devo essere frustrata, devo solo pensare a come arrangiarmi per il compito, dopotutto il mio studio è costante quindi di certo non arriverò a prendere un'insufficienza, a meno che non tiri fuori una delle sue solite tracce di cose mai studiate con la scusa che dobbiamo 'avere una conoscenza a 360° di tutti gli argomenti' su qualcosa che non sapremmo nemmeno se fosse la nostra, di cultura.
Vado a sbattere contro qualcosa e già penso di aver fatto una figuraccia. Poi realizzo di essermi scontrata contro qualcuno quando la zip di un giubbotto di pelle mi graffia le guance che sento andare a fuoco.
-Hey, piccola- alzo lentamente lo sguardo per capire da chi proviene il sussurro.

'Ma chi è questo?!'
Imbarazzata indietreggio scusandomi e alzandomi quasi sulle punte per scorgere le mie amiche nella folla da sopra le spalle dell'armadio che ho davanti. Non le vedo da nessuna parte, segno che sono entrate senza accorgersi della mia assenza. Mi riprendo quando il tipo si china verso di me: -Ti sei persa per caso?-
Lui ghigna facendo ridere un altro ragazzo vestito di nero che fuma una sigaretta a poca distanza da noi. Mi schiarisco la voce che sorprendentemente sento roca dopo aver intravisto due moto nere lucenti: -No. Addio-
Tento la fuga verso il cancello che mi accorgo solo ora di non aver ancora varcato. Non credo che questi ragazzi siano della nostra scuola. Mentre sento lo sbuffo di un altro autobus dietro di noi, le sue dita si chiudono attorno al mio braccio trattenendomi. Mi volto guardandolo male, mi sta trasmettendo batteri da motociclista infame e lo odio già.
-Ti va una sigaretta?-
Il suo sorriso è malizioso e vorrei dargli uno schiaffo così tanto che mi formicola il palmo della mano.
-Non fumo, grazie, e ho un compito a prima ora- dico anche se non è esattamente vero dato che ho spagnolo tra tre ore. I ragazzi scesi dal bus si avviano in direzione dell'entrata non degnandoci di uno sguardo.
'Qui avrei un piccolo problema, amici.'
Anche se potrei capirli dal momento che questi due non ispirano uno scontro, almeno non se si vuole vincere. O meglio a nessuno importa di una tizia a caso che sta avendo un chiaro conflitto con questi pezzi di muro qui.
-Mollami- dico ferma strattonando il braccio, senza molti risultati, facendolo ridere e stringere la presa sul mio polso -Mi fai male, energumeno-
Sto per scoppiare a piangere dalla frustrazione e dall'ansia quando all'improvviso la sua mano si scosta dal mio braccio, o esattamente viene scostata. Più sorpresa che altro rimango paralizzata, un braccio scivola sulle mie spalle.
-Qualche problema, ragazzi?- sento dire a qualcuno sopra la mia testa. Il tizio dal giubbotto di pelle resta un attimo interdetto, attimo che basta a chiunque mi tenga stretta a sé di fuggire trascinandomi via. Mentre ci allontaniamo ringrazio mentalmente Dio e questo santo ragazzo, aggrappandomi alla sua soffice felpa con mani tremanti. Sorrido alzando lo sguardo e incontrando un paio di occhi grigio scuro e uno sbuffo di capelli coperti dal cappuccio nero della felpa.
Ah...
Combatto contro l'istinto di bloccarmi e cammino a denti stretti in questo modo imbarazzante fino ad attraversare le porte di vetro dell'edificio dove sono rimasti solo pochi ragazzi, ma per il mio ritardo cronico quest'immagine è quotidiana. Sarei anche pronta a scrollarmi il suo braccio di dosso ma, come se mi avesse letto nel pensiero, dice: -Ti accompagno in classe, ci stanno ancora guardando-
Annuisco osservandolo con la coda dell'occhio. Da qua vicino riesco a percepire il suo odore. Ha un vago sentore di sigarette, mescolato all'aria mattutina e... bosco? I nostri passi sono quasi sincronizzati quando giriamo l'angolo vedendo Penny correrci incontro e fermarsi appena sposta lo sguardo sul Cole/Stanley. Le faccio un segno con la mano per farle capire che le spiegherò in un secondo momento e dopo qualche metro lui sfila il braccio dalle mie spalle lasciandoselo cadere sul fianco. Si ferma davanti a me guardando la mia amica e mi chiede dopo qualche secondo di silenzio: -Stai bene?-
Guardo il suo viso smunto per la prima volta: riesco a studiare la sua pelle e come una piccola cicatrice bianca gli prolunghi un sopracciglio quasi nascondendosi tra i peli. Ma quando posa lo sguardo su di me io lo sposto da lui.
-Sì, grazie, ti devo un favore-
-E quella laggiù la conosci?- dice puntando un pollice nella direzione di Penny. Spesso si indica una persona con quello/a/i in modo dispregiativo, ma a guardare la sua faccia pare più che si assicuri che non sia un altro tizio dal giubbotto di pelle.
-Sì, è una mia amica- dico spostando il peso da un piede all'altro e stringendomi i palmi delle mani.
-Ottimo, allora io sono della...- si blocca a pensare, probabilmente si sta ricordando che l'ho visto uscire dalla classe di Dione-... Vado in classe. Ciao, Eve- mi saluta riluttante voltandosi e camminando nella direzione opposta. Probabilmente si sarebbe ricordato di me, ma sentire il mio nome da qualcuno che non è stato proprio chiaro sul suo, sentirlo chiamarmi per la prima volta mi destabilizza un po'.
-Ciao, Stanley-
Ed ecco.
Eve, lo sai che lui non ti ha detto come si chiamava realmente? Lo sai che ora penserà che hai chiesto di lui alla tua amica? Lo sai che sei una stupida? Non me ne sono nemmeno resa conto se non quando quelle parole buttate fuori con tanta naturalezza sono arrivate alle mie orecchie, e ovviamente alle sue. Sento i suoi passi fermarsi, mentre i miei accelerano e nel giro di qualche secondo sono accanto a Penny mentre la trascino verso la nostra classe.

1.22 PM

Dopo aver spiegato a Penny cosa mi fosse successo dopo il loro abbandono, dovetti spiegarle anche i precedenti avvenimenti di quei due giorni e tutte le mie riflessioni sui due che mi avevano trattenuta che non sembravano frequentare questa scuola, ma che ovviamente né io, che non faccio minimamente caso agli altri studenti, né il signor felpa nera, che si è appena trasferito, possiamo sapere se i miei pensieri tendono alla verità. Diciamo che il mio autobus ritardatario mi ha salvata, d'ora in poi lo vedrò con occhi diversi e difenderò l'autista dalle proteste dei ragazzi frettolosi, ma allo stesso tempo gli sgonfierò ogni ruota per avermi mandato quello là (in questo caso da notare il mio tono dispregiativo).
Tuttavia, credo che il compito sia andato abbastanza bene, anche se era comunque un argomento decisamente discutibile e i miei pensieri non hanno mai smesso di tartassarmi le tempie.
Ma, siccome una giornata non può andare completamente male, la mia carissima madre ha pensato bene di venirmi a prendere con l'auto.
Un giro di applausi per questa fantastica donna!
-Sono andata a fare spesa al supermarket qua vicino e ho pensato di passare, ti dà fastidio se tua madre passa a prenderti?-
Notando le buste sui sedili posteriori ho potuto constatare che la sua esposizione era attendibile, per poi gettarmi nell'abitacolo per fuggire da chiunque.

-my psycho luvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora