Domenica, Settimana 3

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10.37 AM

Agito lo spazzolino sui denti distrattamente mentre fisso le mie occhiaie nello specchio, i capelli scompigliati e le pieghe del cuscino sulla guancia sinistra. Avrò dormito due ore scarse e l'insoddisfazione è palese sul mio viso. Il mio stomaco è sottosopra e questo mi rende confusa. Dopo l'incontro con Stan, quella manciata di minuti in cui ho stretto la mano di Chris mi hanno fatto davvero male. Spero solo che non sia troppo visibile questa mattina.
Ora potrei dormire, ma ovviamente la settimana scorsa ho già perso un prezioso incontro con il Signore e oggi non posso assolutissimamente mancare, a detta di mia madre. Mi spiegate l'utilità della messa, poi? Si condivide cosa, esattamente? La felicità, la fede, la generosità? Certo! Ho visto più persone false là dentro che in un negozio di bambole. Forse sono troppo irritata questa mattina. Dovrei bermi una camomilla prima di mettere piede in chiesa. Però sono cose che ho sempre sentito e mai tradotte in parole. Secondo me la fede è qualcosa di estremamente personale, quindi condividerla con gli altri mi mette a disagio.
Prendo un respiro profondo e mi trascino nella mia stanza, dove il vestito da indossare che mia madre ha lasciato ai piedi del letto mi aspetta. Non ho proprio voglia di sottostare ai capricci di mia madre oggi e nemmeno dover armeggiare per i prossimi dieci minuti con la zip sulla schiena. Oggi ci penso io.

10.58 AM

Scendo le scale con molta calma nella mia camicetta bianca e i miei jeans neri. L'ultima cosa che volevo fare oggi era dover sorbirmi i rimproveri di mia madre, ma riesco per fortuna a isolarla dalla mia mente anche se non sembra scalfire il suo intento di vestirmi nei suoi canoni. Afferro il giaccone ignorandola ed esco dalla porta. Chris è a qualche metro da me e già mi sento accaldata. Ci guardiamo per un attimo e apprezzo quando anche lui ha optato per il casual stamattina. Mi sorride e vorrei poter ricambiare, ma mia madre apre furiosa la porta alle mie spalle.
-Eve!- ringhia squadrandomi e mimando me che mi infilo il cappotto -Almeno copriti-
Quasi le scoppio a ridere in faccia, ma mi trattengo scendendo le scale verso Chris con passo misurato.
-Hey- mi saluta accigliato -Stai bene? Ti vedo un po' stanca-
-Si, sto bene, grazie. I tuoi?- chiedo infilandomi le mani nelle tasche.
-Sono già in chiesa, non so di quale consiglio di giardinaggio mia madre avesse bisogno di avere dal parroco- mi risponde facendo un cenno di saluto ai miei genitori all'ingresso. Penso ai cespugli di rose della signora Porter e al giardino dietro la chiesa al quale il nostro parroco si è dedicato giorno e notte per anni. Il mio posto preferito da quando ero bambina, ci trascinavo mia madre a guardare le api volare da un fiore all'altro.
Prendo sottobraccio Chris e iniziamo a camminare verso la chiesa. Siamo silenziosi, ma è quel silenzio che non si avverte, siamo pensierosi e non facciamo caso a noi stessi anche se siamo così vicini, in realtà siamo in due mondi diversi in questo momento.

11.23 AM

Non sto seguendo per niente il rito e la voce monotona e calante del parroco non mi aiuta a combattere il sonno. Io e Chris ci siamo fermati in fondo alla sala, ci è bastato uno sguardo per capire che oggi la nostra presenza è altalenante. Faccio cadere lo sguardo sulle grandi finestre colorate, mentre tutti i presenti ripetono le parole del sacerdote tranne noi due, che siamo presi da tutt'altro. Sospiro guardando come la luce riflette e allo stesso tempo penetra sul vetro rosso, verde, poi giallo, senza però rendere i volti delle persone all'interno colorati, semplicemente illuminandoli.
Sbuffo silenziosamente, non potrò reggere un'intera messa oggi, non ne ho la forza mentale. Guardo di sottecchi Chris che si rigira le mani il volantino di volontariato militare che ci hanno distribuito all'entrata. Senza pensarci davvero faccio cadere la mano nelle sue. Lui alza lo sguardo su di me un po' sorpreso e confuso dall'improvviso contatto. Ne afferro una e me lo trascino dietro fuori dalla chiesa senza far rumore. Una volta all'esterno prendo una boccata d'aria pulita, la chiesa odora costantemente di incenso e dopo un po' diventa nauseante. Non c'è bisogno di chiedere perché l'abbia fatto, non me lo chiedo nemmeno io. So solo che più sarei rimasta lì, più l'umore mi sarebbe caduto sotto i piedi.
-Dove andiamo?- mi chiede seguendomi giù dalle scale di tutta fretta trascinato via da me. Devo fermarmi un attimo a pensarci, ma so dove voglio portarlo oggi.
-In un posto che non visito da tanto tempo, dopotutto sei tu che me lo hai ricordato- rispondo portando le nostre mani unite dietro la schiena. Gli faccio fare il giro della chiesa fino al giardino pieno di piante dai fiori colorati e dell'albero più accogliete e confortante che abbia mai visto. Sorrido lasciando la presa sulla mano di Chris e cercando i piccoli dettagli che sono cambiati negli ultimi anni. Non molto se non qualche cespuglio di fiori nuovi e un paio di ortaggi in più nel piccolo orto recintato. Il mio albero è sempre lo stesso. Ma chissà se sia ancora lì...
Mi avvicino al possente tronco scuro poggiandoci le mani e scivolando dietro di esso. Mi accovaccio a terra chinandomi sulla radice che porta l'incisione dei nostri nomi.
-Te lo ricordi? Eravamo proprio due bimbi teppisti- dice Chris chinandosi accanto a me attratto da quelle due lettere un po' storte e rudimentali. Ridacchio facendo scorrere un dito sopra la superficie ruvida del legno ripensando con tenerezza ai pomeriggi passati a giocare all'ombra di questi rami. La mano di Chris si posa delicatamente sulla mia stringendola piano, alzo gli occhi su di lui che ricambia il mio sguardo. Siamo pericolosamente vicini, ma non importa più ormai. Il suo viso deve stare qui a due centimetri dal mio, questo è il suo posto. O forse sarebbe meglio che questi centimetri non esistessero. Le sue labbra si avvicinano alle mie lentamente senza che il suo sguardo si sposti da esse. La mia mano libera si aggrappa alla sua maglietta, la sua affonda le dita tra i mie capelli per posarsi sulla mia nuca. E le nostre labbra si scontrano in un bacio dolce che assume un sapore familiare, tra fiori e marachelle infantili.

-my psycho luvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora