7.46 AM
Ho scoperto di adorare fare una passeggiata mattutina tranquilla e priva del rumore assordante del poco traffico che comincia verso quest'ora. Fortunatamente, però, la mia passeggiata è bella che finita quando attraverso il cancello di scuola. Tuttavia ho avuto l'opportunità di pensare alla situazione in cui mi trovo. Ormai Penny è tornata a casa e sembra essersi ripresa completamente dagli ultimi shock; Dione dovrà affrontare un aborto, ma sono fiduciosa della sua forza di volontà, quindi posso avere il cuore leggero. L'unica cosa che mi fa ancora preoccupare è Chris. Ho paura di perderlo, non posso negarlo. Ma dovrei averlo già perso, tecnicamente. È così strano che m'interessi poco e niente del fatto che mi abbia lasciata? Continuo ad avvertire questo peso costante sul petto, e nel mio cuore i sentimenti nei suoi confronti non sono cambiati. Credo di amarlo ancora, ma non mi mancano i nostri baci, difatti le volte in cui le nostre labbra si sono scontrate si possono contare sulle dita di una mano. È come se non fosse successo mai nulla tra di noi, nel senso romantico. Sono così confusa e non comprendo appieno ciò che provo o ciò che dovrei provare. Non posso dire di non tenere a lui, ho paura che vada via da me. Però forse aveva ragione, mi ha praticamente detto che senza di lui qui, io non sarei cosciente delle mie azioni.
'Impossibile.'
Scommetto che avesse in mente Stan, perché anche io ho pensato a lui. Non è per questo, assolutamente. È ovvio che io non voglia che parta per quella maledetta accademia, voglio che rimanga qui accanto a me. È logico, anche sua madre non vuole che lui se ne vada. Allora perché dovrei essere io quella sbagliata? Non ha nessun diritto di essere arrabbiato con me.
-Eve, siamo qui- sento chiamarmi, e mi volto per incontrare lo sguardo di Penny che agita una mano nella mia direzione con un sorriso stampato in viso. Mi avvicino a lei e alla nostra coppia seduta su una panca del cortile che è diventato il nostro luogo di incontro. Siamo lontani dal resto degli altri studenti in questo piccolo angolo di quiete. Stan si porta ritmicamente una sigaretta alle labbra con una mano e tiene un braccio attorno alle spalle di Dione che incrocia le sue dita al quelle del ragazzo.
-Dovresti smetterla con le sigarette- dico a mo' di saluto a Stan che mi rivolge un ghigno beffardo.
-Davvero, abbiamo una donna incinta qui!- sostiene Penny accanto a me.
-Come se quella piccola cosetta esisterà ancora a lungo- mugola Stan quando Dione gli sfila la sigaretta dalle dita per poi spegnerla sul tavolo alle loro spalle.
-Chi ti ha detto una stronzata del genere, tesoro?- ribatte lei beffarda. Diciamo che siamo un po' tutti confusi, e la guardiamo interrogativi.
-Ragazze, dai! Pensate che mi sarei fatta mettere i piedi in testa in quel modo? È il mio corpo e ci faccio quello che voglio!-
-Hai ragione, ma... Insomma, hai detto a Ronald che...- riprende Penny incerta.
'Cosa sta succedendo qui?'
-Vuoi tenere il bambino?- le chiede Stan scostando il suo braccio per guardarla meglio. Dione si preme le mani sull'addome sorridendo per poi annuire.
-Gli ho detto che avrei abortito, è vero, ma è solo perché voglio tenere mio figlio e non voglio che quell'uomo abbia alcun diritto su Harry-
-Pensi sia un maschietto?- le chiede Penny con un sorriso malcelato.
-Ne sono sicura- le risponde Dione non riuscendo a contenere una risata gioiosa. Cadiamo nel silenzio, mentre i nostri occhi viaggiano incrociandosi tra di loro.
-Secondo me- intervengo in un moto di fierezza -L'unica cosa buona di questa situazione è proprio questo-
Ora gli occhi di tutti sono puntati su di me e quelli di Dione si illuminano a giorno sciogliendomi il cuore. Le sorrido e lei mi attira a sé per abbracciarmi e devo chinarmi che stringerla a me.
-Saremo sempre dalla tua parte, qualunque cosa accada e qualunque siano le tue decisioni- dice Penny alle mie spalle unendosi all'abbraccio.
-Grazie, ragazze, davvero- mormora Dione alle nostre orecchie, mentre la soffochiamo per poi scostarci.
-Diventeremo zie!- esclama Penny saltandomi addosso e strappandomi una risata. Sono davvero elettrizzata, Dione avrà un bambino, e nonostante la situazione estremamente scomoda, ha deciso con le proprie forze. Ma Stan non sembra pensarla allo stesso modo, rimanendo nel suo religioso silenzio. Dione nel mentre si volta verso di lui con uno sguardo incerto incontrando quello impenetrabile del ragazzo.
-Lo so che è difficile, Dione, ma... ma...-
Stan sembra davvero in difficoltà, non penso sia d'accordo con la decisione di Dione, però sospira sconfitto abbassando lo sguardo per poi sollevarlo di nuovo sul volto della ragazza.
-Ma se è importante per te, allora andrà bene-
Dione sorride radiosa prima di gettarsi tra le braccia di Stan che la stringe a sé posandole il mento sulla testa e guardandomi di sbieco. Posso leggergli negli occhi la stessa preoccupazione che ho io. Il bambino le ricorderà per sempre Ronald, è innegabile, e se questo non le permettesse di lasciarsi alle spalle tutta questa storia?
'In questo modo, Dione e Stan non si lasceranno mai.'
-Ok, ragazzi, mi sa che sia ora di entrare- faccio notare con voce afflitta; ormai sono quasi le otto. Dione si scosta dalle braccia di Stan per rialzarsi e Penny la prende sottobraccio ancora elettrizzata precedendoci lungo il sentiero ombreggiato che attraversa il cortile fino all'ingresso, io e Stan le seguiamo a qualche passo di distanza. So che abbiamo pensato la stessa cosa, l'ho capito dal suo sguardo, ci leggevo i medesimi pensieri.
-È tutto ok- mi sussurra accanto all'orecchio, mentre camminiamo l'uno di fianco all'altra.
-Dione starà bene- ribatto io annuendo con forza. Voglio convincermene. So che l'aborto è una questione difficile, e anche se lo approvo come diritto della donna, non riesco a condividerlo moralmente. È pur sempre un bambino, sviluppato o non sviluppato che sia. Tutti noi siamo nati prima ancora di essere partoriti da nostra madre, veniamo alla vita quando uno spermatozoo incontra un ovulo. Quindi condivido appieno la scelta di Dione, ma ho paura per lei, non voglio vederla soffrire e temo che un domani negli occhi di quel bambino, ci possa vedere la violenza che ha subito. E non voglio questo, né per Dione, né per il bambino.
-Ma tu starai bene?- mi chiede d'un tratto Stan e, presa in contro piede, sollevo gli occhi su di lui. Ha un viso serio e il suo sguardo scava nel mio.
'Io starò bene', vorrei dirgli, ma la mia attenzione è catturata subito da altro. Susanne è in un angolo del cortile vuoto, vedo la sua sagoma nell'ombra. Mi volto verso Penny e Dione, ma sono già lontane da noi.
-Stan, ho bisogno di parlare con mia cugina, non aspettarmi- dico sfiorandogli il braccio per poi dargli le spalle e allontanarmi senza che lui replichi nulla, o almeno non ci faccio nemmeno caso.
Devo scusarmi per tutto ciò che le ho detto la settimana scorsa, sono stata davvero insensibile. Ho usato le parole più sbagliate per dire ciò che pensavo, e non posso lasciare le cose come stanno. Presa dalla fretta i miei piedi stanno quai per cominciare a correre, quindi prendo un respiro profondo ricomponendomi. I miei occhi non sono più appannati dal bisogno di aggiustare le cose e ora vedo chiaramente che Susanne è scossa dai singhiozzi. Solo vederla così mi stringe il cuore. Mi avvicino piano, come se fosse un cucciolo ferito in mezzo a questa strada, al quale nessuno però rivolge lo sguardo. Ha sepolto il viso nelle sue mani, sembra pietrificata a terra, seduta sull'erbetta ricoperta di rugiada mattutina. Adesso le sono di fronte, so che si è accorta della mia presenza, quindi mi siedo accanto a lei passandole un braccio sulle spalle e stringendo il suo ginocchio con l'altra mia mano. Poso la testa sulla sua e mi stringo a lei, mentre i miei occhi cominciano a pizzicare, ma non piangerò. Voglio essere la sua roccia, il suo scoglio in un mare tempestoso. Voglio esserci per lei, ho smesso di essere la persona in balia delle onde, so che posso affrontare le mie; allora forse posso aiutare Susanne ad affrontare le sue. Nonostante lo tsunami che vedo arrivare in lontananza.
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-my psycho luv
Novela JuvenilEve è una ragazza influenzabile, e fin da piccola ha vissuto una vita dettata da sua madre che però, dopo l'arrivo di Stan, le sta scomoda. Le è sempre stato permesso di sognare nel suo piccolo, e andare oltre sarà difficile e, conoscere la realtà d...