7.34 AM
Esco silenziosamente da casa, sorprendentemente i miei genitori stanno ancora dormendo. Ultimamente ho notato quanto strano si comportino, sin dalla sera in cui uscii con Chris. Forse sono preoccupati per me, però dai, è solo Chris. Comunque, mi fanno domande strane, vogliono sapere sempre con chi sono stata e mi guardano con occhi pieni di timore. Se non si decidono a dirmi cosa non va, dovrò intervenire personalmente.
Non aspetto il pullman, arriverei troppo tardi. Penny mi ha detto che si incontrano alle otto meno un quarto davanti scuola tutte le mattine, lei sarà con Amy, però, quindi ci lascerà a parlare tra di noi. Ho insistito che si portasse via anche Stan, o che almeno gli dicesse di andarsene. Ho bisogno di parlare con Dione, e non di ciò che sta accadendo tra lei e Stan. Tuttavia Penny mi ha scritto che era decisamente meglio disporre la sua presenza. Pazienza, dovrò fare solo un ulteriore sforzo per concentrarmi su ciò che ho da dirle.7.49 AM
Vedo Stan in lontananza che si avvicina al cancello della scuola, vorrei attirare la sua attenzione, ma non credo che mettermi a urlare in mezzo alla strada sia appropriato alle sette del mattino. Per fortuna, però, riesco a seguirlo con lo sguardo che cerco di mantenere su di lui attraversando la strada senza guardare, sono solo un pericolo pubblico per i pullman che stanno arrivando. Non mi investite, grazie.
Di sicuro sta raggiungendo Dione, ma difatti Stan punta in una direzione verso cui non riesco a vedere nessuno che lo aspetta. Comunque gli vado dietro fino a quando il clacson di un pullman non mi fa fermare il cuore. Sono ancora in mezzo alla strada e alzo le mani guardando male l'autista. Non vede che sto attraversando, dannazione. L'uomo mi rivolge qualche imprecazione, ma io sono già fuggita sul marciapiede.
L'ho perso, maledizione.
Varco il cancello e mi guardo intorno. E ora come faccio a trovare Dione, Penny non ha menzionato il loro luogo di incontro. Non può essere sparito nel nulla. E infatti...
-Eve-
Una mano si posa sulla mia spalla facendomi sussultare. Oggi è giornata infarti.
Mi volto con gli occhi sbarrati per vedere Stan che mi guarda di sottecchi.
-Mi stavi seguendo?- mi chiede, facendosi ricadere la mano lungo il fianco.
'Ehm, sì.'
-Ma no. Che ti salta in mente- sbuffo stringendo la tracolla della borsa che mi preme sul petto -Comunque, sai dove sia Dione?-
-Stavo andando da lei, vieni- risponde voltandosi e allontanandosi di qualche passo. È strano il fatto che mi tormenti il pensiero del suo allontanamento da me? Nel senso, mi lascia interdetta il suo sguardo quasi apatico che mi rivolge ultimamente. Sì, è decisamente lontano anni luce da me, ma non importa. Inoltre non è da biasimare, la cosa è ovvia dato il suo inciucio con Dione.
Lo seguo a testa bassa, mi fido del rumore dei suoi passi e arriviamo in un angolo buio del cortile di scuola con i piedi che fanno scricchiolare l'erba sotto ogni nostro passo. Alzo lo sguardo e vedo Dione seduta su un tavolo di legno che ci dà le spalle, mentre si trucca con uno specchietto in mano. Ha i capelli raccolti scompostamente e intercetta il nostro avvicinamento attraverso il riflesso nello specchio. Si volta e il suo volto è a dir poco sconvolto. Non per la sua espressione negativamente sorpresa e intimorita, ma per come sia ridotto. Mi acciglio, forse più smarrita di lei, cominciando a rallentare, mentre al contrario Stan riempie la distanza che lo separa da lei a poche falcate agitate.
-Che cazzo è successo?-
Prende il viso di Dione tra le mani che lei scosta subito con una smorfia di dolore.
-Io lo ammazzo- continua Stan con la voce alterata dall'ira, mentre indietreggia amareggiato gettando il suo zaino a terra.
Cosa è successo? Perché mi sono persa queste cose? Come ho fatto a non vedere?
Sento le lacrime voler scivolarmi sulle guance con veemenza, ma vedo il volto di Dione in panico e non voglio assolutamente peggiorare la situazione, quindi prendo un respiro e mi costringo a ricacciarle indietro avvicinandomi cautamente.
-Stan, senti lo so, ha fatto una stronzata- dice lei, la voce incrinata si sposa perfettamente con le sue mani che tremano per avvicinarsi al corpo di Stan e calmarlo.
-È un coglione! Questa cosa deve finire, ora!- le urla contro e questo fa scoppiare Dione che si stringe il petto con le braccia sulle quali cadono una dopo l'altra incontrollate calde lacrime che fanno colare il correttore che aveva adottato per coprire l'occhio nero.
Mi avvicino a Stan e gli poso una mano sul braccio guardandolo con fermezza: -Ricomponiti-
Il fatto che sia fuori di sé non aiuta certo la situazione. Stan sembra starmi a sentire e si volta passandosi una mano sul volto sfiancato. Dione, ancora scossa da singhiozzi, mi guarda accostarmi a lei disperata. Poggio i gomiti sulle sue ginocchia e prendo le mani che lei stringe al petto.
-Ascoltami, non so cosa stia succedendo, ma so che è colpa mia se sono uscita fuori dal tuo mondo noncurante dei tuoi problemi. E mi dispiace infinitamente per questo-
La voce mi si spezza togliendomi il respiro, ma mi costringo a non piangere concentrandomi sul suo labbro spaccato inondato dalle sue lacrime salate.
-Tutto ciò che voglio ora, è essere di qualche aiuto. Permettimi di riconquistare la tua fiducia, o mi pentirò per sempre di averti lasciata sola ad affrontare qualcosa di doloroso. E non mi potrò mai perdonare di averti abbandonata a questo qua- dico facendo un cenno a Stan alle mie spalle che si volta a guardarmi con un ghigno. Dione mi sorride timidamente e mi getta le braccia al collo stringendomi a sé.
Non posso guardare la realtà dal mio unico punto di vista. Le persone che mi circondano soffrono o sono felici, e ho il dovere di condividere questi sentimenti con chi mi sta a cuore. E allo stesso tempo ho il dovere di preoccuparmi e porre rimedio a ciò che tormenta queste persone senza le quali sarei completamente persa.Dione aveva un braccio pieno di lividi e, tra singhiozzi e occhiate furtive a Stan, mi illuminò la strada. Da mesi ormai aveva una relazione con il professore di letteratura inglese, Ronald Turner, per il quale aveva una cotta sin da qualche anno, e questo gettava una strana luce sui comportamenti suoi e dell'uomo. Si incontravano regolarmente, ed evitò di dirmi i luoghi precisi nei quali si davano appuntamento con un minimo di pudore. Dal momento dell'arrivo di Stanley, vide una possibilità per levarsi dalle spalle tutti i pettegolezzi che giravano su di lei (i quali, personalmente, non avevo mai sentito, probabilmente perché non mi mescolavo molto con tutti gli altri ragazzi). Fatto sta che solo la settimana scorsa aveva proposto a Mr.Turner la finta relazione per coprirli prima che le cose degenerassero portandoli allo scoperto. Tutto ciò sembrava aggradare le idee dell'uomo, ma Dione avvicinò Stan senza particolari speranze, anche perché, essendo nuovo, era l'unico a non rivolgerle un occhio di riguardo. Tuttavia lui sembrò piuttosto accondiscendente nei suoi confronti e stipularono un accordo secondo il quale Dione aveva l'assicurazione del loro pubblico fidanzamento. La loro pensata andò a buon fine, e ben presto le voci su di lei sparirono, sostituite da curiose domande sul nuovo misterioso arrivato. Ma la tanto attesa spensieratezza di quei momenti si era unita al mio allontanamento che aveva appesantito la mente di Dione. Una pesantezza che l'aveva portata a essere sempre più distaccata dal professore, a momenti si dedicava di più alla copertura della relazione che alla relazione stessa. Evitava incontri amorosi a scuola, impiegava sempre più tempo a studiare la materia insegnata dal suo amante per non ricevere voti immeritati che avrebbero compromesso tutto il loro operato. Tutta questa scostanza, però, inevitabilmente sfociò in uno scontro con l'uomo. Due giorni prima del nostro incontro, lei era a casa dell'uomo e la lite scoppiò da delle semplici osservazioni. Dione si era scagliata contro di lui quando, a suo dire, aveva attaccato pesantemente Stanley, e Mr.Turner aveva reagito facendo largo uso delle proprie forze sul corpo di Dione. Quando iniziò a inveire contro gli oggetti e i mobili della propria casa, lei era fuggita trascinandosi dietro umiliazione e sentimenti ridotti in frantumi.
Dione ha paura, non vuole avere nulla a che fare con qualcuno che arriva a trattare una donna in questo modo scabroso, la violenza non è mai la soluzione a una lite, e lei ne è perfettamente cosciente. Ha paura di quelle parole che le rivolse mentre le batteva contro i propri pugni serrati: "Non ti lascerò mai andare". L'unica risposta giusta e saggia è denunciare. Ma le sue paranoie sono tante e insensate se paragonate al pericolo che sta correndo. Quali potrebbero essere i provvedimenti scolastici adottati poi contro di loro? E gli altri ragazzi come la prenderebbero? E i suoi genitori, sarebbero dalla sua parte? Domande alle quali è difficile rispondere, ma facile è immaginare dove porteranno. Ciò che rimane da fare è solamente avere un'opinione chiara della situazione e avere un confronto con chi è dalla parte del torto marcio.
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-my psycho luv
Fiksi RemajaEve è una ragazza influenzabile, e fin da piccola ha vissuto una vita dettata da sua madre che però, dopo l'arrivo di Stan, le sta scomoda. Le è sempre stato permesso di sognare nel suo piccolo, e andare oltre sarà difficile e, conoscere la realtà d...