Sabato, Settimana 4

18 2 0
                                        

8.26 PM

Oggi pomeriggio il signor professore stupido violento con qualche neurone in meno del normale, ha chiamato Dione per chiarire. Quindi adesso siamo qui, chiusi in questa macchina, a una decina di metri da quella casa illuminata solo dalle luci interne ad aspettare che accada qualcosa, che esca qualcuno, ma da ormai quasi un'ora non si vede, né si sente nessuno.
-E se l'avesse soffocata?-
È la quarta volta che Penny presume un omicidio. Dione ovviamente non si è fidata a venire qui da sola, quindi ora io, Penny e purtroppo anche Stan, fissiamo insistentemente la porta di ingresso.
-Non credo sia così stupido-
È la prima volta che Stan dice qualcosa da quando siamo qui e mi volto a carpire l'espressione sul suo volto prima che ritorni alla sua solita indifferenza. No, non ha nessuna espressione, certe volte sembra davvero un robot senza sentimenti. Ma posso dire il contrario. L'ho visto ridere, l'ho visto infuriarsi. Mi chiedo solo come sia quando è semplicemente spensierato, sembra costantemente intraprendere una lotta contro qualcosa o qualcuno. Sospiro posando la testa contro il finestrino al posto del passeggero. Penny siede davanti al volante, ci ha accompagnati lei fino a qui, con le indicazioni di Dione che non si sentiva propriamente in forma per guidare stasera. Ringrazio che nessun poliziotto ci abbia fermati, altrimenti Dione avrebbe passato guai seri a far guidare una non-patentata. Tuttavia Penny ormai è un autista di professione per tutte le serate in discoteca nelle quali, tra lei e Dione, si prendeva il carico di non bere per riaccompagnare la signora festaiola senza pericoli e poi portarsi la macchina vicino casa (non nel vialetto, altrimenti alla madre le sarebbe preso un colpo, poi ovviamente la riconsegnava alla proprietaria) per evitare che a Dione prendesse l'embolo di uscire in piena notte e mettersi al volante ubriaca.
-E se stessero facendo pace?-
Sento la voce incerta di Penny, ma solo pensare a come due amanti possano fare pace e pensare che uno di questi è un professore ultra-trentenne e l'altra la sua studentessa, nonché mia amica Dione, mi fa venire da vomitare. Stan si irrigidisce improvvisamente. È per quello che ha detto Penny? E se a lui piacesse davvero Dione e soffrisse pene d'amore per questa situazione? Mi si rattrista il cuore, per lui, capisco quanto possa essere difficile. Ma Penny sta per aggiungere qualcosa con un'espressione di disgusto quando Stan la zittisce agitato. Siamo in ascolto quando sentiamo un urlo improvviso proveniente dalla casa. Stan furioso apre la portiera uscendo dall'auto.
'Maledizione!'
-Tu stai qui, accendi il motore e tieniti pronta- dico a Penny prima che possa raggiungere Stan. Esco dalla macchina correndo dietro il ragazzo che si dirige a grandi passi verso l'ingresso posteriore.
-Stan, aspetta! Cosa vuoi fare-
Nel frattempo le urla sono sparite, rimpiazzate da tonfi spaventosi. Sento gli occhi pizzicare, ma trattengo le lacrime anche se la paura mi assale ottenendo sempre più potere su di me.
Ti prego, fa che non le faccia del male.
Ti prego, fa che non muoia.
Stan si china a recuperare le chiavi sotto lo zerbino con qualche difficoltà per trovarle, si vede che Dione gli ha parlato della casa. Armeggia con la serratura e io fremo alle sue spalle. Sono invasa dal terrore, ma Stan apre la porta con veemenza scaraventandosi in casa. Nessuno dei due è lucido, quando saliamo le scale di corsa seguendo i rumori. D'un tratto sembra calare una calma inverosimile e, mentre tutte le porte del corridoio sono chiuse, una di queste si apre lentamente. Dione ritira la mano per poi uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle. Ha una contusione sullo zigomo, il labbro spaccato ha ricominciato a sanguinare copiosamente e gli occhi sbarrati mi danno una minima idea del suo shock. Le corro incontro e mi si getta tra le braccia in lacrime.
-Gli ho detto di fermarsi- dice scossa dai singhiozzi -Gli ho detto che lo avrei perso, se non si fosse fermato-
Mi volto verso Stan con gli occhi sbarrati, e lui mi intende all'istante. Si muove ad aprire la porta dalla quale è appena uscita Dione, e dopo averci guardato entra avvicinandosi all'uomo riverso a terra, ai piedi del letto a baldacchino. Accanto al suo volto inespressivo premuto contro la moquette giace un vecchio telefono a disco la cui cornetta è finita sotto il letto, seguo il filo al quale è collegato fino al comodino sul quale vedo una foto incorniciata della famiglia del professore. Ha un'espressione così spensierata e felice circondato dalle sue due figlie. Che ribrezzo.
Ma è morto? Non posso dirlo ad alta voce, Dione è fin troppo scossa, ma Stan sembra leggermi nel pensiero e si avvicina al corpo chinandosi per posare due dita sul collo dell'uomo. Trattengo il respiro presa dal panico osservando il viso di Stan per recepire qualsiasi informazione, ma fa solo una smorfia di disgusto toccando la pelle di Mr.Turner. E se Dione l'avesse davvero ucciso? Cosa dovremmo fare? Chiamare la polizia. Gli diremmo che è stata legittima difesa. Stava decisamente picchiando una minore, per non parlare del fatto che aveva una relazione sessuale con lei. A proposito, cosa avrebbe perso Dione? Il senno?
-Ha solo perso i sensi-
Emetto un sospiro di sollievo, non mi sono mai sentita così leggera.
-Andiamo via da qui, allora- dico trattenendo Dione in un abbraccio e scendendo di nuovo le scale per uscire da questa maledetta casa. Stan si attarda dietro di me, ma ce ne andiamo senza chiamare soccorsi. Starà a lui svegliarsi o non farlo. Non saprei scegliere quale delle due sia l'opzione migliore, però. Nel caso in cui si svegliasse, dovrei comunque tollerare la sua esistenza e la possibilità che il pensiero di lui ancora in vita disturbi Dione, perché di sicuro non la approccerà mai più fisicamente fino a quando ho vita. Ma se morisse, significherebbe che Dione ha difatti ucciso un uomo. Non so dire se sia un peccato che la prima situazione sia la più probabile. Tuttavia, quello che si merita è ben più di quello che questo mondo può offrire. Magari brucerà all'Inferno, è l'unico pensiero irrazionale che possa risollevarmi in questo momento.
Sto quasi per raggiungere l'auto che trema per il motore acceso, quando Stan mi affianca per prendere tra le sue braccia Dione e infilarsi nei sedili posteriori abbracciandola e posandole la guancia sui capelli sotto il mio sguardo. Deglutisco infastidita, volevo confortare Dione, anche se credo che in questo momento abbia bisogno di una figura maschile positiva. Certo, non penso che tutti gli uomini siano del genere del professore. Spero solo che Dione possa capirlo e non perdere la speranza, come accade spesso in questi casi. Raggiungo il mio posto accanto a Penny che mi guarda interrogativa, ma parte in silenzio, consapevole del momento di pace di cui ognuno di noi ha un disperato bisogno.

-my psycho luvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora