Mercoledì, Settimana 9

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11.25 AM

Mi chino accovacciandomi a terra per posare una candela accesa accanto alla lapide. Non ero ancora venuta a vederla da vicino, ma devo allontanarmi dal pensiero di Stan e dal mondo che appartiene a lui. Ho bisogno di rientrare nella mia vita per un momento. Rileggo per la decima volta le date incise nel marmo e l'odore acre dei fiori freschi mi riempie le narici. Riconosco tante specie di fiori diverse, ma a catturare la mia attenzione è un mazzo di rose che stanno cominciando a perdere dei petali. Mi sporgo per leggere il biglietto sapendo inconsciamente chi glieli abbia portati.

Che il profumo delle nostre rose possa consolarti per l'eternità.
-Hester

Una fitta al cuore mi fa perdere l'equilibrio e mi siedo rovinosamente a terra. Non posso concepire l'idea che lei sia sotto di me, che non possa parlarle, che non la possa più guardare. Quanti rimorsi ci portiamo dietro, per ciò che facciamo o che non abbiamo il coraggio di fare. Quanto tempo sprecato a inseguire le cose sbagliate, le persone sbagliate. Perché non possiamo sapere cosa ci aspetta nel mondo in modo da prepararci ad affrontare la vita e ciò che ci riserba? Invece di vivere pensando che si abbia sempre il tempo di fare tutto, quando da un momento all'altro potremmo perdere ogni cosa. La vita sembra un gioco d'azzardo. Scommettiamo su noi stessi, ma non consideriamo che il dado possa mostrarci le facce sbagliate, o meglio le facce che non ci aspettiamo. È una vita di imprevisti che non si può controllare in alcun modo, né cercare di capirla. Allora come dovremmo comportarci? Forse provare a imparare a lasciare andare. Assorbire le esperienze e poi lasciar andare ciò che fa male. Lavorare per filtrazione, separare ciò che ci fa bene dal resto della crusca. Collaborare con noi stessi senza metterci i bastoni tra le ruote. Fare pace con il mondo non è possibile, ma con noi stessi forse sì.
'Ci vediamo, Sus.'

4.09 PM

Sbuffo sonoramente alleggerendomi di un po' dell'agitazione che mi mangia lo stomaco. Sono trascorsi diversi giorni dall'ultima volta che ho visto Stan nella vecchia casa di mio cugino, ora un covo di un ritrovo per tossico dipendenti. Non riesco a togliermi dalla testa le immagini di Stan iniettarsi la droga in corpo sotto i miei occhi. Mi fa bollire il sangue dalla rabbia. Ma non posso respingere nemmeno la sua espressione disperata alleviarsi nel momento in cui l'eroina cominciava a entrargli in circolo. Il fatto che trovi sollievo solamente nella droga mi stringe il cuore.
-Eve! Mi stai ascoltando?-
Penny mi trascina via dalla mia testa.
-No- rispondo non troppo pentita.
-Mi hai fatto venire fino a qui per dirmi che ti piace Stan e poi mi tagli fuori dalla conversazione? Sono qui per consigliarti o no?-
-Sì, hai ragione, scusa. Quindi, come risolviamo?-
Falsamente risentita, Penny incrocia le braccia al petto per poi vagare con lo sguardo pensieroso per la stanza.
-In realtà è crudelmente semplice. Dato che sia tu che Dione vorreste stare con lui, dovrebbe essere Stan a scegliere tra di voi. Ma lasciategli un po' di tempo. Nel senso, abbiamo appena seppellito sua madre e ora è succube della droga-
Solo immaginare una tale situazione ipotetica, mi ricorda un'altra volta lo stantuffo della siringa che spinge il liquido dorato nell'incavo del braccio di Stan.
-Ok, forse dovremmo rimandare questa conversazione a dopo il recupero di Stan-
-Sarebbe meglio-
-Come lo aiutiamo?-
-Allora, io consiglierei di agire con cautela. Questa è una cosa seria, qualcuno si potrebbe seriamente far male-
-Concordo, magari posso provare a parlarci di nuovo- dico alzandomi dal letto per infilare le scarpe.
-Vengo con te-
-Posso cavarmela da sola, l'ultima volta che ti ha visto ci hai abbandonato per quella là...-
Non appena le parole lasciano le mie labbra me ne pento subito. Mi volto facendo una smorfia all'espressione preoccupata di Penny.
-Scusami, sono solo nervosa. Ti sono grata di essere qui con noi e sono sicura che lo sarà anche lui. Permettimi di tastare il terreno prima, però. Ok?-
Penny annuisce impercettibilmente.
-Promettimi solo di non entrare in quella casa, l'ultima cosa che ci manca è che ti aggrediscano di nuovo-
-Sarò felice di evitarla. Se Stan è ancora là dentro torno a casa e lascio perdere-
-Io vado da Dione a spiegarle la situazione-
-Non dirle di me Stan. È appena tornata, non voglio che si allontani di nuovo da noi. Ci penseremo più in là-
Penny sospira pesantemente annuendo sconsolata riconoscendo anche lei la realtà delle mie parole e insieme usciamo di casa.

4.43 PM

Percorro la strada fino a casa di Stan senza nemmeno pensarci. Come se il mio stesso corpo mi trascinasse qui fuori dal mio controllo. Tuttavia la mezz'ora passata non mi ha concesso di trovare nessuna idea su come approcciare Stan. Cosa posso dirgli che riesca a convincerlo? Cosa posso fare? Si sarà sentito abbandonato in questi ultimi giorni in cui ho evitato di contattarlo? Ho bisogno che capisca che io sono qui per lui, ma che non può permettere a sconosciuti di mettermi mani addosso. Cosa sarebbe successo se Chris non fosse stato li? Avrei continuato a guardarmi il Funny Drogami Show di Stan? Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui. Effettivamente non sa ancora quello che abbiamo questa domenica in casa sua. Però ho notato quanto i miei nervi fossero stati rasi al suolo da quella notte, e vedere Stan buttarsi giù il quel modo rifiutando così crudelmente il mio aiuto, mi ha scavato una voragine nel petto che può riempire solo lui. Non lo abbandonerò, questo è certo. Avevo solo bisogno di un momento per riprendermi.
Saprò cosa dirgli quando lo avrò davanti, o almeno lo spero.
La casa sembra abbandonata come sempre. Tuttavia questa volta sembra proprio che lo sia.
Nel cortile anteriore è piantato nel terreno un enorme cartello di VENDESI.
Corrucciata mi avvio verso la porta chiusa. Busso insistentemente per una decina di minuti, ma nessuno risponde all'interno. Attendo un altro quarto d'ora con l'orecchio premuto contro la porta cercando di catturare dei rumori, ma sembra che dentro non ci sia davvero nessuno. Poi faccio cadere lo sguardo sulla cassetta della posta strapiena. Afferro qualche lettera e vedo i vari avvisi di bollette non pagate e l'avviso di sfratto in bolla rossa mi salta agli occhi. Strappo la busta e scopro che la banca ha messo la casa in vendita. È impossibile che Stan sia ancora qui a questo punto.
Prendo il telefono e digito il numero di Jeff pregando che non sia da lui. Non vorrei chiamarlo dopo la discussione di domenica, ma la preoccupazione nei confronti di Stan è troppo forte. Dopo qualche squillo mio cugino risponde.
-Eve?-
-Jeff, Stan è lì con te?-
-No, non è qui-
-Sai dov'è?-
-Non lo sento da domenica. Forse è a casa sua-
-No, non c'è. Ho tra le mani il suo avviso di sfratto. La casa è in vendita-
Seguono momenti di silenzi dall'altra parte della cornetta e un'imprecazione sussurrata.
-Devo chiederti un favore, Jeff-
-Dimmi tutto-
-Lo so che va contro i tuoi diritti di spacciatore o quello che vuoi. E lo so che ti ho accusato pesantemente, anche se giustamente l'ultima volta. Però ti chiedo di non vendere più nulla a Stan. È un periodo del cazzo e ho paura per quello che possa fare-
-Eve, domenica ho l'ho mandato via io. Stava esagerando. Ha cominciato a scontrarsi con gli altri ragazzi. Ha persino malmenato Bob, il ragazzo che si è beccato un pugno pure dal tuo amico. L'ha conciato piuttosto male, non volevo che finisse nei guai e gli ho detto di andarsene. Da me e dai ragazzi non avrà più nulla, stanne sicura-
-Capisco, grazie-
-Fammi sapere se lo trovi. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Io rimango in giro fino alla settimana prossima-
-Va bene, grazie, Jeff-
Spengo il telefono accorgendomi nell'improvviso buio che mi è caduto addosso. Alzo lo sguardo al cielo e i nuvoloni sembrano raccogliersi proprio sopra la mia testa. La tempesta estiva sta arrivando.

-my psycho luvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora