Sabato, Settimana 8

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12.12 AM

Sfrego di nuovo i palmi contro le mie braccia nude cercando sollievo da questo gelo che mi percorre ogni centimetro di pelle. Di certo non è dovuto alla leggera brezza fresca che mi sferza i capelli nella notte, ma non penso che aiuti a frenare questo senso di frustrazione che mi fa torcere lo stomaco.
Dopo tutto ciò che Stan ha fatto per me, io l'ho lasciato lì, solo. A combattere chissà quale altro problema che non vuole condividere con me. Devo tornare da lui. Di fatti i miei passi si invertono per ripercorrere la strada che mi sono lasciata alle spalle, ma la luce accecante dei fari del bus che si accosta a me mi blocca sui miei passi. Le porte si aprono a poca distanza dal mio corpo che è rivolto ai passi che mi sono lasciata alle spalle.
'Perdonami, Stan.'

12.33 AM

Sembrano passati anni dall'ultima volta in cui ho posato lo sguardo sul vialetto di casa mia, eppure ho trascorso solo pochi giorni a casa di Stan. Le luci sono ancora tutte accese, ma lo shock che mi scuote non sembra farmi prestare attenzione a ciò. Metto un piede davanti l'altro per inerzia, abbandonando quella fermata alla quale trovai appostato Stan prima che riuscissi a conoscerlo e che diventasse mio amico.
'Stan è mio amico? O qualcos'altro?'
Be' al momento non penso che queste domande contino ancora, dal momento che non vuole più vedermi.
Le mie dita si muovono meccanicamente sul campanello e subito sento dei passi affrettarsi ad aprire la porta. Mia madre si precipita oltre la soglia per stringermi in un abbraccio.
-Ero preoccupata! Non hai risposto a nessuna delle mie chiamate!-
-Ricordi la condizione, mamma?- sibilo con un filo di voce entrando nell'abitazione che non mi restituisce nessun sollievo. Niente casa dolce casa.
-Sì, sì, ce l'ho bene a mente. Ma non puoi impedire a una madre di preoccuparsi per la propria figlia- dice pacata stringendomi la vita.
-Comunque, tesoro, ci sono delle persone che vorrebbero vederti-
-No, mamma. Ne ho davvero abbastanza per oggi- dico io con un filo di voce scuotendo la testa e tentando di sfuggire alla sua presa per salire a nascondermi nella mia camera. Già sento gli occhi pizzicarmi per la stanchezza e per la disperazione.
-Non vuoi nemmeno salutare le tue migliori amiche?-
Una voce familiare mi fa sbarrare gli occhi e voltarmi a guardare le due figure femminili sulla soglia del salotto.
Non posso credere ai miei occhi. Penny e Dione mi guardano sorridendo e sembrano quasi uscite da una realtà parallela nella quale sono entrambe invecchiate di dieci anni.
Muovo un primo passo incerto verso di loro per poi gettarmi tra le loro braccia. Ricaccio indietro le lacrime. Non voglio piangere per nessun motivo. Voglio godermi la gioia di averle finalmente accanto. Mi scosto per osservarle meglio. Penny mi rivolge un sorriso spento e le sue guance sembrano ancora più scavate dall'ultima volta che l'ho vista. Le accarezzo la guancia posandole un bacio sulla punta del naso facendola sbuffare divertita. Poi prendo tra le mani il viso di Dione che mi rivolge un'espressione incoraggiante non riuscendo però a nascondere per nulla la stanchezza infinita che aleggia nei suoi occhi, per poi attirarla in uno stretto abbraccio. E poi d'un tratto il viso di Stan sembra affiorare come un lampo nella mia mente costringendomi a scostarmi da Dione. Riprendo il controllo di me stessa rivolgendo uno sguardo sbalordito alle mie amiche.
-Ma come... Voglio dire... Siete qui-
-Ci siamo sentite negli ultimi giorni. Sono le prime persone che ho chiamato quando sei sparita- dice mia madre rispondendo alla mia confusione e posandomi una mano sulla schiena.
-Quando siamo venute a sapere di Susanne, non potevamo non raggiungerti- interviene Dione con voce pacata prima di voltarsi e sedersi sul divano di fianco a Penny.
-Penso che abbiate bisogno di un po' di tempo da sole- mormora mia madre sospingendomi verso di loro per poi uscire dal salotto.
Trascorriamo un attimo di silenzio che uso per ammirarle e decidere da dove iniziare.
-Voi sapevate dove fossi- affermo convinta sedendomi sul basso tavolino davanti a loro -Perché non lo avete detto a mia madre?-
-Anche io sono rimasta scioccata dal fatto che Penny fosse tornata con Amy- dice Dione annuendo con forza -Ma io ero lontana da voi, e già presa dai miei problemi. Quindi ho pensato che tu avessi bisogno di riprenderti un attimo, ne avevamo bisogno tutte. Per questo ho convinto Penny a non parlarne con tua madre-
-Ci siamo limitate a rassicurarla sul fatto che tu stessi bene, che sapevi badare bene a te stessa- continua Penny sostenendo a malapena il mio sguardo -Dovevamo solamente rimanere in attesa che tornassi sui tuoi passi-
-E Stan poteva aiutarti a farlo,  indubbiamente. Ha aiutato noi. Dovrò ringraziarlo infinitamente per questo. Spero di rivederlo presto. Mi manca- dice Dione sospirando e mi costringo a scostare lo sguardo dalla sua espressione sollevata. È felice di essere tornata, lo sono anche io. Eppure i sensi di colpa mi stanno tirando a morsi l'anima.
'Io ho baciato Stan.'
Le volte si possono contare sulle dita di una mano, ma cosa c'era dietro quei baci? Forse non ne siamo a conoscenza né io, né lui.
-Ora siamo tornate finalmente tutte insieme. Probabilmente non saremo più quelle di prima, ma possiamo imparare di nuovo a cavarcela- dice Penny prendendomi una mano riluttante, mentre Dione fa lo stesso -Facciamolo per Susanne-
L'improvvisa realtà di quel nome distrugge il sogno in cui ritrovo Penny e Dione sedute nel mio salotto e fa sprofondare il mio cuore.
-Io potevo salvarla-
Le parole mi sfuggono dalle labbra prima che possa fermarle. Ma è una verità che covo sin da quando ho visto quelle chiamate perse sul cellulare.
-Susanne ha preso la sua decisione, Eve. È un atto così disperato che nemmeno tu saresti riuscita a distoglierla dal compierlo-
-Glielo dovevo, Penny. Come dovevo starti accanto per farti capire che Amy non è la persona giusta per te, ma ora lo so e lo farò-
-Non ce n'è bisogno. Lo so che ti preoccupi per me, ma avevate entrambe ragione. Voglio bene ad Amy, e anche se non posso sopportare che si faccia del male per causa mia, non posso amare qualcuno solo per compassione (come hai detto tu)-
-Stai dicendo che...-
-Si sono lasciate- Dione completa il mio pensiero.
-Tu lo sapevi già?-
-Sì, ne ho parlato solo a lei. Avevo paura di averti perso e ho chiesto il suo aiuto dopo aver preso la mia decisione-
Deglutisco a fatica cercando di riordinare gli eventi e i miei pensieri.
-Non sono riuscita a fare nulla per nessuno. Ho lasciato che quell'uomo facesse del male a te, e ho lasciato che Amy te ne facesse a te, e ho abbandonato Susanne a combattere da sola i suoi demoni. Ora che ero riuscita a ritrovarla-
-Non puoi salvare tutti, Eve. Non importa quanto ci provi, tutti si faranno male in un modo o nell'altro- mormora Dione carezzandomi una guancia per catturare una lacrima solitaria che la attraversa silenziosa -L'importante è che tu tenga sempre presente l'amore che provi nei loro confronti. Fino a quando lo farai, Susanne non ti abbandonerà mai-
'È morta.'
Forse non riuscirò mai capire la morte, come una persona smetta di esistere spegnendosi come un motore senza batteria. Morte significa non poter più vedere, toccare qualcuno, sentire la sua voce. Ma Susanne non può smettere di esistere fin quando riuscirò ancora a ricordare il suo viso.

-my psycho luvDove le storie prendono vita. Scoprilo ora