Capitolo 9

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Si sente sola.
Ascolta la musica,
la musica ascolta lei.
Quando il resto del mondo
la ignora.
- Mostro

Hayden's Pov

Dopo il mio piccolo sfogo decisi di andare a far visita ai miei genitori.
Era la prima volta che andavo a trovarli, dopo il funerale.
Non avevo mai trovato il coraggio di andare al cimitero e di parlare davanti alle loro lapidi per sfogarmi, come molte persone facevano, forse perché parlare davanti a dei pezzi di pietra o di marmo invece che parlare loro faccia a faccia, mi dava la certezza che veramente se n'erano andati e non c'erano più, che mi avevano lasciata da sola.

Mi vestì in fretta e uscì di casa, per poi incamminarmi verso la fermata degli autobus. La macchina l'aveva presa Elisabeth per andare da Richard. Eh già la loro "storia" andava a gonfie vele, ed io ero davvero felice per lei.
L'autobus arrivò con 5 minuti di ritardo e, sfortunatamente, era pieno di persone, ma, fortunatamente, con un po' di difficoltà riuscì trovare un posto appena liberato da una signora.
Mi sedetti e tirai fuori le mie adorate cuffiette.

Adoravo la musica. Nel mio periodo più buio mi aveva molto aiutata a liberare la mente dai pensieri.
Misi la riproduzione casuale e partì la canzone Alone di Alan Walker.
Ascoltai attentamente la canzone per la prima volta senza perdermi nei pensieri e mi resi conto che in fondo quelle parole erano vere.
I know I'm not alone.
Forse era vero, forse non ero completamente sola.
Forse, anche se i miei genitori non erano qui accanto a me fisicamente  ad aiutarmi ad affrontare la vita, forse però lo erano emotivamente e con l'anima.
Forse erano i miei angeli. I miei angeli custodi.
Ma se lo erano veramente, perché avevo passato tutto quell'inferno? Perché loro non mi avevano aiutata in quell'intero anno?

Ero così persa nei miei pensieri, che non mi accorsi che il tempo era volato  e che la prossima fermata era la mia. Mi alzai dal mio posto e mi avvicinai indecisa alle porte, non volendo scendere e affrontare il mio passato.
Appena le porte si aprirono, feci un respiro profondo e decisi di affrontarlo una volta per tutte.
Mi avviai a passi decisi verso l'entrata del cimitero e provai a ricordarmi dove si trovassero le lapidi, dall'unica volta in cui misi piede qui,cioè il giorno del funerale.
Con un po'di difficoltà le trovai.
Brat Johnson e Denise Johnson.

I loro nomi erano incisi su una lapide di marmo e la tomba era piena di fiori lasciati da alcuni nostri parenti.
Sotto i loro nomi era incisa una scritta.

Brat Johnson e Denise Johnson.
15  novembre 2011
Marito e moglie bellissimi e
dei genitori splendidi.
Riposate in pace.

L'aveva fatta incidere mia nonna in loro onore. Ne andava fiera. Nessun'altro ci aveva pensato.
A nessun'altro importava di ricordarli per quel che veramente erano.
Solamente a lei.

Mia nonna era una donna splendida che dopo la loro morte, era l'unica che voleva prendermi in affido ed io ero ben contenta di accettare, ma purtroppo,dopo neanche pochi giorni,
mi vennero a prendere.

Girai la testa e mi resi conto che vicino a loro c'erano altre lapidi sempre appartenenti alla mia famiglia.
Ed era lì che la vidi.
La lapide di mia nonna.
Anne-Rose Johnson.
27 agosto 2012
Ma a differenza di quella dei miei genitori, sulla sua non c'era una dedica perché a nessuno importava di ricordarla per quello che veramente era, ovvero una splendida donna.

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