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Seattle, 2014

L'uomo continuava a far scorrere le sue mani lungo il mio corpo, stavo iniziando a sudare e ogni suo tocco sulla mia pelle sembrava bruciare. Guardavo quell'uomo dritto negli occhi e non riuscivo a dire nulla dalla mia bocca no usciva nulla, neanche un gemito niente.
"Vieni da me bambolina" si avventò su di me come fa un leone con la sua preda, fu in quel momento che il mio corpo reagì all'improvviso, tutto insieme come un fulmine.
Mi alzai dal letto e cercai di raggiungere la porta ma lui mi stringeva la caviglia, mi dimenavo, davo calci e non so come riuscii a liberarmi e ad uscire da quella maledettissima stanza.
Sono fuori pensai, qui non può farmi del male c'è mia mamma di sotto non permetterebbe mai a nessuno di toccarmi, ma quello che ogni volta dimenticavo era che io non avevo più una mamma. Il corridoio era pieno di bottiglie di alcool rotte, i pezzi di vetro mi entravano nella pelle mentre io correvo e gridavo il nome di mia madre.
Lei non sembrava farci caso era troppo occupata a baciare l'uomo davanti a se e a infilargli le mani nei pantaloni. Il mio sangue inbrattava il pavimento del salone, il parque che Ada , la nostra domestica aveva fatto lucidare quella mattina, era rovinato.
"mamma" dissi andandole vicino e scuotendola per un braccio, sapevo che quell'uomo stava venendo a prendermi, sentivo la sua puzza anche dal piano di sotto.
"Mamma!" in quel momento alzò i suoi occhi iniettati di sangue su di me e mi sorrise, un sorriso perfido che sulle sue labbra non avevo mai visto.
"Che c'è? Avevo mandato Paul a occuparsi di te" in quel momento guarò qualcuno alle mie spalle e quell'uomo era proprio li che mi stava sorridendo con occhi pieni di desiderio. Come se avesse la vista a raggi x e potesse vedere sotto i miei vestiti, fin dentro la mia anima.
"mamma ma che stai dicendo?" la musica si fermò di colpo quando mia madre si alzò per venirmi incontro, tutti la osservavano e sorridevano come se già sapessero cosa stava per fare l'unica che non lo sapeva ero io, anzi io non potevo neanche immaginare che mia madre potesse farmi una cosa del genere.
Si avvicino a me e mi spinse a terra, non riuscivo a mantenermi in piedi a causa dei vetri sotto i miei piedi per questo fu molto facile per lei gettarmi a terra,poi mi prese per i capelli e mi trascinò lungo tutto il pavimento mentre io urlavo e mi dimenavo gli altri intorno a me ridevano, ridevano come se stessero vedendo un film divertente come se qualcuno avesse fatto una battuta troppo spiritosa, loro ridevano del mio dolore.
All'improvviso mi lasciò e girò intorno a me pronta ad attaccarmi di nuovo, prese una bottiglia e la gettò contro il muro, quest'ultima si frantumò in pezzi che si andarono a posare sul pavimento ne raccolse uno da terraq.
"Solo per accettarci che tu non possa scappare " disse alzando quel pezzo di vetro in aria e abbassandolo verso di me....

Università Washington di Seattle
Mi alzai durante la notte urlando e stringendomi la gamba, lì dove il pezzo di vetro stava per calare, l'aria mi mancava sembrava avessi i polmoni oppressi da qualcosa di pesante, odiavo quella sensazione mi attanagliava ogni volta, ogni volta che aprivo gli occhi. Quello non era vivere, vivevo con la costante paura che potesse materializzarsi davanti a me da un momento all'altro.
La porta si spalancò facendo entrare la luce del corridoio, due figure apparvero sulla soglia erano Selena e Demi, le due mie compagne di stanza.
"Stai bene?" Selena si avvicinò sbattendo quei suoi occhioni neri e si sedette accanto a me prendendomi la mano che ancora sotto shock.
"Si solo un brutto sogno..."
"E la stessa cosa che ci hai detto due volte fa" disse Demi entrando e sedendosi sul pavimento.
Non me ne ero resa conto ma era la terza volta in una sola notte che disturbavo le mie compagne di stanza.
Con mio padre era stato semplice affrontare il problema, quando ero in quella casa mi sentivo protetta sapevo che lei non avrebbe messo piede li, che mio padre non l'avrebbe permesso ma adesso, adesso era tutto diverso, un ambiente nuovo, due persone nuove, la paura costante di sentirsi osservati, la paura di lei che...
"Senti facciamo così sta notte è meglio se dormiamo qui con te" selena si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
"Non so quali problemi tu abbia ne voglio saperli fin quando tu non sarai pronta ma dovresti farti aiutare...stai...letteralmente tremando... come se avessi paura di qualcosa...e" fu zittita da un cuscino in faccia.
"È tardi è meglio metterci a dormire"
Selena aveva portato con se due cuscini e due coperte, accesero la lampada sul comodino e si distesero.
Non le conoscevo da molto, ma sapevo che saremmo diventate migliore amiche.
"Grazie..."dissi la voce tremava e cercavo di non darlo a vedere di tenere sotto controllo quella paura.
Il risveglio fu tragico per me, come per le due ragazze che adesso stavano dormendo sul pavimento, non avevo avuto incubi non lo so forse la presenza loro mi faceva ricordare mio padre, non gli avevo neanche detto ti voglio bene.
Per tutta la settimana passata ad ambientarmi mi aveva mandato molti messaggi e ogni sera ci sentivamo sempre a telefono, sapevo che aveva paura anche lui, mi voleva a casa ma io non potevo rimanerci, non più.
"Forza ragazze..." Selena si alzò dal pavimento per prima, poi fu il mio turno ed infine come ogni volta toccò a Demi.
L'università era sempre stata il mio scopo, e con i voti alti che avevo era stata facile entrare qui.
Ogni mattina i corridoio si riempivano di voci, di urla, di ragazzo che correvano avanti e indietro portando fogli e libri. Il rumore degli armadietti che sbattevano, l'odore del caffè tutto questo mi faceva sentire strana e stordita ed infine per completare... il rumore della campanella che indicava il momento di entrare in classe e darsi da fare. Con le occhiaie che avevo e le ore di sonno fu difficile seguire la lezione di biologia, molto difficile continuavo a scarabbocchiare sul quaderno senza ascoltare una singola parola avrei imparato tutto da sola come al solito, avevo bisogno di stare da sola e di rilassarmi e quale posto se non la spiaggia?
La sabbia calda, il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, l'odore della salsedine, il sole che ti bacia la pelle e il vento che ti scompiglia i capelli. Tutto questo mi faceva sentire a casa ma allo stesso tempo riportava alla mente ricordi che dovevano rimanere seppelliti per sempre.
Quando suono l'ultima campanella fui la prima ad uscire non mi importava dei compiti li avrei recuperati facilmente grazie alle mie compagne di corso, dovevo continuare a correre altrimenti sarei rimasta bloccata nel "traffico dell'Università" invece a me serviva aria, dovevo scappare da lì.
"Luce..." una mano mi prese la spalla e mi costrinse a girarmi mi trovai davanti due occhi  color nocciola e dei capelli biondi sciolti lungo la schiena.
"Luce ti stiamo chiamando da un sacco perché non rispondi" Demi rimaneva li, immobile a fissarmi.
"Non vi ho sentito scusate"
"Noi andiamo al Coffe Bar, li ci incontriamo con altri amici vieni con noi?" Non avevo voglia di passare del tempo con loro ma non potevo rifiutarmi dovevo farmi degli amici e sapevo che loro due me lo avrebbero permesso.
"Se mai vi raggiungo più tardi,ok?"
"Ok..." mi girai sperando che non mi dicesse più niente.
"Luce... stai bene?" Mi voltai verso di lei con gli occhi pieni di lacrime quei sogni mi stavano uccidendo sempre di più. "No." Fu solo quello che riuscii a dire e lei non mi chiese più niente per fortuna.
Demi sapeva che c'era qualcosa sotto ma non mi aveva mai chiesto niente, e per questo la ringrazierò finché campo, non saprei proprio come iniziare.
La spiaggia era 2 miglia dall'università per questo impiegai molto tempo per arrivarci tanto che mi addormentai sul pullman per fortuna Salifornia Beach era l'ultima fermata.
La spiaggia come immaginavo era affollata, c'erano sopratutto ragazzi che si divertivano e giocavano a pallone o freesbee.
Setacciai ogni singolo angolo della spiaggia cercando un luogo riparato da quel casino e poi intravidi una roccia che sporgeva sulla spiaggia, creava uh bel posticino all'ombra e non solo per quale motivo non c'era nessuno li. Accelerai il passo sperando che nessuno rubasse quel posto, avevo bisogno soltanto di starmene da sola lontano da ogni singola persona.
Mio padre era abituato, sapeva che quando scomparivo e non rispondevo al telefono era perché avevo bisogno di stare da sola e che l'unico posto dove mi avrebbe potuto trovare era la spiaggia ma nonostante ciò ogni volta che tornavo a casa lui mi aspettava sul portico di casa e ogni volta che mi vedeva arrivare correva giù per gli scalini e mi abbracciava, mi stringeva al suo petto che intanto stava tremando di paura.
Non mi diceva nulla, tranne la settimana prima di partire quando tornai a casa dopo aver passato un intera giornata sulla spiaggia, mi abbracciò e mi sussurrò all'orecchio una frase che continuavo a scrivere ogni volta che mi trovavo davanti un foglio bianco.
"Non voglio perderti di nuovo" furono le uniche parole che riuscì a dirmi.
Mi sedetti sulla sabbia e mi appoggiai alla roccia, spensi il cellulare gettandolo nella borsa insieme a tutto il resto.
Con quel silenzio i miei occhi si chiusero da soli, fui risucchiata dalle ombre.
Non so per quanto tempo chiusi gli occhi, non so per quanto tempo rimasi addormentata ma sapevo solo che il risveglio fu tragico.
Qualcosa mi aveva colpito dritta alla tempia, facendomi andare a sbattere contro la roccia dura dove ero appoggiata.
Un ragazzo, i capelli castani che sfociavano in un ciuffo ribelle, il fisico che sembrava essere stato scolpito e quel sorriso beffardo che aveva si avvicinò.
Presi in mano l'aggeggio che mi aveva colpito era un freesbee verde.
"Hey... scusa quello è mio" guardai il ragazzo e poi il freesbee mi aveva colpito e non aveva neanche la buona educazione di chiedermi scusa.
"E tuo questo?" Dissi alzandomi in piedi e togliendomi la sabbia da dosso.
"Già che c'è non l'hai capito"
"Il tuo freesbee mi ha colpito dritta alla testa e mi ha disturbato potresti almeno chiedermi scusa" ero infuriata nera con quel ragazzo, che gran maleducato.
"Oh andiamo non fare tante storie mi ridai il freesbee avrei un certo imp..." quando in altra voce intervenne in quel discorso.
"Amore dai vieni a giocare con me?" Una ragazza dagli occhi castani e i capelli rossi, un fisico stupendo e la carnagione pallina si avvicinò a quel ragazzo.
"Certo amore ma questa qui non vuole darmi il freesbee"
La ragazza mi fulminò con lo sguardo si avvicinò a me con passo veloce e mi strappò da mano il giocattolo.
"Ecco fatto, così ora smetterai di guardare il mio ragazzo con occhi sognanti" disse e si voltò ancheggiando come una matta.
"Grazie" disse alzando la mano.
Se ne andarono entrambi e lasciarono me, da sola in piedi con un forte bernoccolo che mi cresceva sulla testa.
Ripresi la tutta la mia roba e riaccesi il cellulare. Avevo quattro chiamate perse da Selena e altrettante da Demi, di mio padre invece solo una, sapevo che lui aveva capito.
Richiamai Selena e le dissi che stavo bene che si era semplicemente scaricata la batteria.
"Allora vieni?" Mi chiese, si sentiva un gran casino dall'altra parte, sopratutto un sacco di voci.
"Dove?" Chiesi confusa la testa mi faceva ancora male a causa di quel colpo.
"Te ne ha parlato vero Demi? Del Coffe Bar?" Già quel locale che mi aveva detto prima di uscire da scuola.
"Si... penso che ci verrò" dissi sapevo che non ci sarei andata.
"Questo penso che ci verrò equivale ad un no?..." come faceva a leggermi nel pensiero"avanti luce sei qui già da una settimana e non hai conosciuto ancora i nostri amici, ti prego avanti vieni"
"Ok ok ci verrò dimmi solo dove si trova"
Mi mando sul cellulare l'indirizzo del bar raggiungerlo fu facile grazie all'autista del bus che mi fermò proprio lì davanti.
L'insegna era luminosa e si leggeva bene a caratteri cubitali il nome del bar.
Fuori c'erano dei divanetti in pelle rossa e i tavoli neri puliti e lucidi, i camerieri uscivano ed entravano, con vassoi pieni di bevande e stuzzichino.
Il bar era strapieno, la musica usciva dalle casse a tutto volume, i ragazzi si divertivano a giocare a biliardino scommettendo su chi avrebbe vinto, era un bel ambiente.
"Luce!" Riconobbi subito quella voce perciò alzai lo sguardo al piano di sopra e vidi Demi che mi stava salutando con la mano.
Le scale che portavano sopra erano a chiocciola e si ristringeva sempre di più mentre salivi.
"Ciao" Selena mi corse incontro e mi abbracciò stringendomi fort.
"Ci hai fatto preoccupare non sapevamo più cosa fare"
"Infatti" disse Demi intervenendo "eravamo quasi s punto di chiamare la polizia o addirittura tuo padre... anche se..."
"Beh ora sei qui quindi possiamo calmarci e presentarti i nostri amici"
Un gruppo di ragazzi stava seduto sui divanetti, che sorseggiavano qualche drink fresco e mangiavano patatine da una ciotola.
"Ragazzi questa è Luce" in contemporanea tutti alzarono lo sguardo su di me e solo allora mi maledissi per non aver messo qualcosa di più carino.
"Piacere io sono Cody il fidanzato di Selena" un ragazzo circa un metro e novanta o giù di lì mi si piazzò davanti e mi tese la mano, era stupendo, davvero avrebbe avuto una carriera da modello ci avrei scommesso. Era alto e magro, con due occhi magnetici e quella fossetta sulla guancia oddio era veramente sexy, ma mi trattenni dal dire tutto ciò che mi passò per la testa.
"Piacere io sono luce la sua compagna di stanza"
"Lo so mi hanno parlato molto lei e demi, ti giuro non vedevo l'ora di conoscerti e quasi una settimana che mi fanno una testa così" Selena gli diede un colpetto sulla pancia e lui le diede un bacio sulla testa.
Poi fu il turno di Dylan il fidanzato di Demi, era molto più grande rispetto agli altri ,infatti frequentava il penultimo anno ,ma nonostante ciò sembrava il più piccolo del gruppo, adorava fare scherzi e bisticciare in continuazione con Cody sulle partite di basket o di football.
Mi presentarono a tutti:
Victoria, Diego, Zoe, Matt, Laila, Michael, Back e Andrea.
Tutti simpatici, davvero fu semplice adattarsi a loro passammo un bel pomeriggio insieme finché non sentii quella maledettissima voce.
La riconoscevo anche nonostante ci fosse tutto quel casino. Cody  si alzò e si avvicinò a quella fonte di voce.
"Perché hai fatto così tardi?"
"Sono andata a mare con Madison oggi per farla felice ma purtroppo mentre stavamo giocando con il freesbee ha colpito ad un altra ragazza, aveva una voce da cornacchia te lo giuro ha fatto la pazza per niente e..."
"Come scusa?" Mi alzai dal mio posto è tutti mi guardarono compreso quel ragazzo.
"Io voce da cornacchia? Pazza per niente? Tu mi hai lanciato il freesbee in testa e non mi hai neanche chiesto scusa per giunta ho dovuto assistere al teatrino della tua ragazza"
"Non e la mia ragazza"
"A me non importa chi sia resta il fatto che mi è uscito un bernoccolo proprio qui" dissi indicando il punto dove si stava gonfiando e dove era rosso.
"Ecco vedi voce da cornacchia" disse sorridendo.
Strinsi i pugni e tesi le braccia come due corde di vìolino lungo le braccia.
Non solo mi aveva fatto male ma adesso mi insultava pure.
"Beh... vedo che già vi conoscete..."disse Cody posando il bicchiere sul tavolo.
"Lui è Wes"
"E lei e Luce" disse Selena alzandosi la tensione in quel momento era alle stelle.
"Piacere di conoscerti Luce" wes sorrise e si sedette al nostro tavolo.

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