Il gioco del bianco e del nero

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Quando Mello entrò nella stanza trovò Near che lo stava già aspettando.
-Mello, devo parlarti di una cosa- disse l'albino con una faccia preoccupata.
-Mio Dio! Deve essere grave se quella che vedo è l'ombra di un'emozione!-.

Near spiegò le sue supposizioni, Mello non disse nulla, probabilmente perchè il fatto di essere stato con molte probabilità preso in giro da BB come l'ultimo degli stolti gli diede non poco fastidio.
Fissò l'albino, aveva appena localizzato la cosa su cui sfogare la sua frustrazione.
Si avvicinò minaccioso.
Near era pronto alle botte, in un certo senso si calmò del fatto che Mello non avesse abbandonato il quartier generale, sconvolto, senza dire nulla.
Il biondo lo guardò negli occhi, come al solito: nessuna emozione.
Anche l'albino lo guardò, gli occhi di Mello erano sempre così profondi e pungenti, sembrava che lo volessero rapire e portare nel suo mondo.
Il biondo con un movimento svelto afferrò l'apertura della camicia bianca del suo rivale e gliela strappò di dosso, facendo volare i bottoni per tutta la camera.
Near sussultò, sentì il suo cuore accelerare.
Mello iniziò ad accarezzare con una mano il corpo dell'albino, percorrendolo fino a sfiorare i capezzoli, per poi infilare la mano nelle sue mutande.
Near sussultò di nuovo.
-Mi ricordo..- disse, mentre con le sue mani cercava le spalle del biondo.
-Cosa ricordi?- chiese quello, provocante, facendo scivolare la mano libera in quella di Near per unirle.
-La prima volta che lo hai fatto- rispose l'albino con il suo solito tono di voce smorto.
Mello pensò a quanto fosse debole e delicato ogni volta il tocco della mano del suo rivale, non era mai cambiato, era come una carezza del vento. Completamente opposto al suo modo di aggrapparsi a quel corpo latteo, pronto ad infilarci persino le unghie pur di tenerlo stretto, aveva bisogno di sentire quel corpo per credere ogni volta che stesse accadendo davvero.
Annullò la distanza tra i loro volti e non appena Near fu sicuro che si stessero per baciare, scese sul suo collo, per poi morderne forte la carne.
L'albino arrossì appena visibilmente, si ricordava molto bene di tutte le rare volte che avevano avuto un contatto fisico alla Wammy's.
-Adesso mi picchierai?- chiese flebilmente.
-Perchè dovrei?- ribattè calmo il biondo, staccandosi solo un secondo da quel candido collo.
-Non lo farai?- continuò Near.
Dal suo tono di voce una strana idea balenò per la mente di Mello.
Si staccò di nuovo dal suo rivale.
-Tu.. Tu vuoi che ti picchi?- chiese, guardando negli occhi l'altro, per essere sicuro della risposta che avrebbe ottenuto.
Ma l'albino non parlava, lo osservava come se gli stesse chiedendo qualcosa che non poteva dire. Anche se quegli occhi sembravano vuoti ed il corpo abbandonato, a quanto pare Near era più presente a sè di quanto Mello si aspettasse.
-Non voglio farlo- sussurrò piano ma fermamente.
-Perchè?- domandò l'albino.
-Perchè è sbagliato! Perchè mai dovrei rifare una cosa tanto stupida?- rispose il biondo alzando la voce al suo tono normale.
-Se ti provocassi? Cambierebbe qualcosa?- insistette l'altro.
-No- proferì.
Near non parlò.
Mello lo spinse sul letto e si affrettò a togliergli i pantaloni e le mutande, per poi spogliarsi con invidiabile velocità.
La parte preferita di Near era quando si toglieva i guanti, perchè poteva sentire la sua mano sulla pelle.
Come al solito si passò le dita in bocca per preparare il suo rivale.
Infilò il primo per vedere il corpo dell'albino irrigidirsi e successivamente introdusse l'altro, con la mano libera si occupò dell'erezione di Near.
Non era una cosa che faceva spesso, ma voleva godersi tutti i mugolii e i gemiti soffocati del suo amante.
Entrò lentamente dentro di lui, facendogli sfuggire un impercettibile lamento.
Iniziò piano per poi aumentare sempre di più le spinte, continuando con una mano ad occuparsi della virilità dell'albino.
Tra un gemito e l'altro Near cercò la sua mano libera e con un po' più di fermezza del solito, la accompagnò in prossimità del suo collo.
-Che mi stai chiedendo, Nate?- ruppe il silenzio Mello, ma non ricevette alcuna risposta, solo il solito sguardo di attesa di Near.
Allora fece scivolare la sua mano su quel collo fragile, che aveva stretto così tante volte.
Non era un ingenuo.
Lo cinse delicatamente con la sua mano e mentre continuava ad entrare ed uscire dal suo rivale, iniziò a stringere la presa.
Il respiro dell'albino si fece più affannoso e la sua erezione più vigorosa di prima. Le sue mani stringevano il lenzuolo.
Al biondo ormai era chiara la situazione, non era sicuro se fosse stata colpa sua aver insegnato a Near di trarre piacere dalla violenza o se fosse stata una cosa che l'albino si portava dietro dalla nascita.
In ogni caso avrebbe dovuto imparare a stringerlo abbastanza da farlo eccitare ma non abbastanza da fargli realmente del male.
Peccato che non si sentiva più tanto incazzato con lui.
Negli anni passati alla Casa avrebbe sicuramente tratto molto piacere da una cosa del genere..
Lasciò la presa.
-Non ti ho fatto male vero?- chiese istintivamente.
Near lo guardò un po' sorpreso, davvero non si ricordava di tutti i lividi che gli aveva lasciato sul corpo? Di tutte le volte che lo aveva fatto sanguinare? O semplicemente era davvero, in qualche maniera, cambiato?
-Mihael- lo chiamò.
A Mello piaceva sentire il suo nome pronunciato da quella voce, che pareva sempre anch'essa fragile come la persona a cui apparteneva.
Continuò più forte.
-Te l'ho detto, io riconosco solo te come vero numero uno- continuò l'albino.
Il biondo gemette, ma Near non capì se fu per disperazione o per altro, poi sentì un'ondata di calde lacrime bagnarlo.
-Ti amo Nate, non ci ho pensato che tu avevi deciso di spingere Kira ad usare il quaderno per permettermi di risolvere il caso e diventare il numero uno, e non ci ho pensato che X probabilmente si era uccisa perchè sapeva che erano necessari due cadaveri sulla scena per non destare sospetti- pianse Mello.
Era così insolito vederlo piangere, era lui quello forte, quello imperturbabile.
Near fece un' impercettibile smorfia di disappunto, come poteva il biondo pensare a certe cose in quella situazione, specialmente riguardanti X? Non gli sembrava opportuno, nè carino nei suoi confronti.
Gli tirò i capezzoli per richiamarlo alla realtà.
-Non ho ancora finito- disse.
Mello tentò di smettere di piangere e gli bloccò velocemente i polsi per poi fiondarsi a mordere di nuovo il suo collo.
Venne poco dopo, seguito dal suo rivale.
-Tu non hai voluto pensarci- gli sussurrò poi l'albino.
Tra i due era sicuramente Mello l'unico propenso a mentire a sè stesso, probabilmente anche per questo aveva accettato senza domande l'idea di aver incontrato L.
Il biondo si buttò di lato e strinse a sè la sua metà.
-Non dire nient'altro, non è necessario, lo percepisco senza che parli, altrimenti che genio sarei?- sussurrò a Near.

La mattina dopo, quando Near si svegliò, Mello non era più accanto a lui, c'era di nuovo un bigliettino del cazzo.
Lo aprì e si strofinò gli occhi per leggerlo.
"Near, la nostra meta è la stessa, io ti aspetterò al traguardo"
Sul volto dell'albino si estese un inquietante sorrisino.
-Va bene Mello, giochiamo-

« My lover's got humour
he's the giggle at a funeral
Knows everybody's disapproval
I should've worshipped him sooner

If the heavens ever did speak
he's the last true mouthpiece
Every Sunday's getting more bleak
A fresh poison each week

'We were born sick,' you heard them say it

My Church offers no absolutes.
He tells me, 'Worship in the bedroom.'
The only heaven I'll be sent to
Is when I'm alone with you

I was born sick,
But I love it
Command me to be well
Amen. Amen. Amen. Amen.

Take me to church
I'll worship like a dog at the shrine of your lies
I'll tell you my sins and you can sharpen your knife
Offer me that deathless death
Good God, let me give you my life »

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