Quando Near aprì gli occhi, Mello non era più accanto a lui.
Fu pervaso di nuovo da un dolore terribile che si insinuava nelle sue carni fino ad arrivare a sminuzzargli le ossa.
Perché Mello lo stava punendo?
Cosa aveva mai fatto di tanto orribile per meritarsi questo?
Avrebbe preferito se quella volta Mello gli avesse sparato per davvero.
Avrebbe voluto sentire la pallottola attraversare il suo fragile corpo, la pallottola sparata da Mihael, l'unico angelo della morte che avrebbe mai accettato.
Perché doveva soffrire tanto?
Era perché quella volta, così tanti anni fa, aveva detto a Mello di non provare la sua stessa sofferenza?
Ma lui non aveva mentito.
Aveva capito solo troppo tardi cosa gli stesse chiedendo davvero, così velatamente, il biondo.
Certo che lo amava.. Come poteva non amarlo?
Affascinato da tanta oscurità, si era perso, come in una fitta foresta, cercando la vera natura di quella creatura maledetta.
E dunque, perché doveva soffrire così tanto?
Sentiva un grumo di saliva formarsi nella sua gola e calde lacrime rigargli il viso, che nonostante ciò restava spento e apatico. C'era qualcosa di così poetico in quella sofferenza.
Era affascinato da tale forza.
La forza che sconfigge la ragione, l'amore.
Qualcosa che non può essere risolto.
Non può essere analizzato.
Non può essere sconfitto.
Non può essere cancellato.
Qualcosa che supera la morte e l'esistenza umana, qualcosa che mai avrebbe pensato di poter provare così realmente.
Un tempo era sicuro che mai nella sua vita avrebbe più provato niente, che nulla sarebbe mai riuscito a sorprenderlo.
Ma si sbagliava.
Perché da quando ricevette il primo pugno da Mello tutta la sua vita cambiò.
Non gli importava se fosse disgustoso.
Non gli importava se fosse sbagliato.
Non gli importava se fosse ridicolo.
Non gli importava se fosse stupido.
Non gli importava se fosse malato.
Gli piaceva.
Era questa la verità.
Forse perché non aveva mai capito realmente nella sua vita cosa volesse dire ricevere delle attenzioni, ma quando Mello alla Wammy's alzava le mani su di lui si sentiva soddisfatto.
Si sentiva paradossalmente al sicuro.
Si sentiva importante.
Se solo Mello lo avesse capito, se solo fosse riuscito a dirglielo prima che se ne andasse dalla Wammy's, se solo avesse potuto confessare l'inconfessabile agli occhi di Dio e dell'uomo e dirgli che quella notte gli era piaciuto..
Ma come avrebbe potuto dire una cosa tanto sbagliata e aberrante?
Come avrebbe potuto guardarlo negli occhi e sentirsi disprezzato e deriso per l'ennesima volta?
Con quale faccia avrebbe affrontato la realtà dei fatti e si sarebbe confrontato con i suoi veri desideri?
Era come diceva Mello?
Era masochista?
Ma cosa voleva dire essere un masochista?
Avrebbe dovuto vergognarsi?
Avrebbe dovuto nasconderlo?
Avrebbe dovuto dire a Mello che ciò che gli aveva fatto era imperdonabile e disgustoso?
Perché, allora, non erano questi i suoi sentimenti al riguardo?
Perché moriva dalla voglia di mettersi nelle mani di qualcosa di tanto buio ed impenetrabile?
Di qualcosa di pericoloso e imprevedibile?
Perché il suo corpo rispondeva solo alla vista del biondo?
Cosa aveva che non andava?
Era convinto che Mello non lo avesse certo aspettato. Era convinto che mentisse e che si fosse fatto chiunque e qualunque cosa avesse voluto, usandolo solo come riserva.
Non voleva essere una riserva..
Era questo che Mello gli aveva detto una volta:
"Sei soltanto un pezzo di straccio che uso come mi pare e piace".
Non voleva.
Non poteva.
Voleva essere amato.
Tanto.
In modo sbagliato.
Nel modo violento e senza ragione così tipico di Mello.
Ma amato.
Se solo il biondo lo avesse saputo senza bisogno che lui parlasse.
Se solo Mello lo avesse capito.
Ma non gli restava che togliersi definitivamente la sua maschera, il suo guscio, e fare uscire ciò che era in realtà, ciò che Mello lo aveva fatto diventare.-Mihael, che tu sia dannato, perché io sono dannato a causa tua-
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il Bianco e il Nero
Fiksi PenggemarUna fanfiction erotico-introspettiva dissacrante e stronza come solo l'amore sa essere.