Capitolo 12

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Andrew sta per accendere la macchina.
"Devo spostarmi?" Spero che dica di no.
Il contatto umano fa schifo e bla bla bla.
Sai che non mi mancavi per nulla coscienza?
"No, resta qui." Una mano mi accarezza la guancia.
Annuisco e mi lascio travolgere dal suo profumo.
"Cara?" È improvvisamente serio.
"Dimmi.".
"Dormi da me?" È pazzo?
"Scherzi?" Mi irrigisco.
"Mai stato più serio. Credo non sia giusto svegliare Alice a quest'ora e poi non ti sto chiedendo di fare s-" Lo interrompo prima che possa finire di parlare.
"Va bene va bene, non dirlo neanche!" Ho le guance in fiamme. 
"Sei una bimba!" Lo sento ridere.
"Ma non ti dà fastidio guidare così?" Con una mano gli accarezzo il collo.
"Assolutamente no. Sto da Dio." Mi bacia la fronte. "Hai avuto paura?"
"No; un tizio ha assaggiato un gancio,  l'altro invece mi ha praticamenre messa con le spalle al muro e non ho potuto far nulla ma se si fosse avvicinato di più, gli avrei tirato una ginocchiata in posti sconvenienti." Faccio spallucce.
"Sei un mistero." Ride.
"Perché?".
"Perché sei una ribelle nel corpo di quella che potrebbe essere una principessa.".
"Ogni tanto i momenti da principessa viziata li ho anch'io!" Rido.
"Conoscendo i tuoi armadi, direi di sì." Accosta.
"Siamo già arrivati?" Non vorrei spostarmi mai più.
"Vuoi fare un altro giro?" Mi bacia.
Annuisco e così parte senza meta.
"Andrew?"
"Dimmi."
"E se ci vedono i tuoi genitori?"
"Ho diciotto anni, se ne faranno una ragione; non farti complessi."
"È stata una serata fantastica."
"Sì, lo penso anch'io."
Sorrido.
"Ora però andiamo a casa mia, sono stanco di guidare."
Annuisco.
Andrew entra la macchina in garage e mi prende in braccio.
"Che stai fac-" mi zittisce.
Genio del male, non vuole far sentire i tuoi passi né la tua voce.
Giusto.
Siamo arrivati in camera sua senza alcun problema.
"Hai fame?" Si toglie l'orologio e le scarpe.
"No, tranquillo." Siedo sul letto massaggiandomi i piedi.
"Sto arrivando, tu intanto metti questa." Apre l'armadio e mi passa una felpa. C'era la finestra aperta quando siamo arrivati ed effettivamente sento freddo.
"Dove vai?" Non mi risponde, lo odio.
Non è vero.
Ignoro la coscienza e dopo essermi liberata della gonna e il top, infilo la felpa di Andrew. È enorme e ha il suo profumo. Mi stringo ed ho la sensazione che ad abbracciarmi sia lui.
Non gliela darai mai più.
Entra in camera con un cartone di pizza e una vaschetta di gelato. Questa volta ha preso anche le posate oltre che i tovaglioli. Posa tutto sulla scrivania e mi fa segno di sedermi sulle sue gambe.
"Entrano due Cara in quella felpa." Ride e mi stringe le guance.
"Io l'adoro!" Sembro una bimba a cui hanno regalato una bambola. "Comunque non dovevi." Indico pizza & company.
"Mangia." Mi imbocca. Ok che posso essere la metà di lui ma so mangiare da sola!
Finiamo la pizza ed il gelato imboccandoci a vicenda e ridendo.
Porto i contenitori da buttare in cucina mentre Andrew si toglie i vestiti. Al mio ritorno indossa solo i pantaloni di una tuta ed è steso a letto, sono fottutamente imbarazzata. Quindi prendo il mio cellulare, spengo la luce e vado accanto a lui.
"Vuoi una coperta?" Rompe il silenzio imbarazzante e nego col capo, la 'sua' felpa è sufficiente per tenermi al caldo.
Disattivo la sveglia per il giorno dopo e ignoro le notifiche.
"Sei molto cercata." Mister ovvio.
"Non rispondo mai." Faccio spallucce e poso il cellulare. "Tu?"
"No; almeno non più." Mi bacia la fronte. Sono talmente felice...
Così, abbracciata a lui, mi addormento.

Andrew POV:
Chi l'avrebbe mai detto? Io che dormo con una ragazza senza alcuna malizia. Certo, vorrei farle di tutto però aspetto lei sia pronta. Questo pensiero mi fa ridere.
Guardo Cara... È diversa da tutte. La sua personalità contorta è più attraente di qualsiasi modella... È così innocente e profonda.
Ogni volta che la guardo, vedo il mio riflesso nei suoi occhi e mi perdo come se fossero la cosa più bella al mondo. Mi diverte tantissimo il fatto che lei sia così piccola rispetto a me; però ha una forza incredibile. Perché si è creata questa forma di autodifesa? Ho intenzione di scoprirlo; non penso che una ragazza decida di far boxe per tenersi in forma, ci sono tantissimi altri sport più femminili per farlo.
Ma cosa voglio veramente? Lei al mio fianco o solo un'avventura? Se volessi solo farmela però adesso non sarebbe qui. Tuttavia andrà via presto; se mi innamorassi ne soffrirei...
Cara cosa cazzo mi stai facendo? La conosco da una vita eppure non mi ero mai reso conto di quanto sia fantastica. Non è stato vederla in intimo dalla finestra che mi ha colpito; la osservo da circa due mesi e non le avevo scritto prima perché non sapevo come recapitare il numero.
Quando l'ho avuto, non c'ho pensato due volte. Ogni sera era stanca e triste... Non riuscivo più a vederla in quelle condizioni; da bambini nessuno sarebbe riuscito a toglierle il sorriso. Inizialmente non sapevo se sarei stato bene in sua compagnia: mi rendevo conto di non aver davanti la bambina che conoscevo, bensì una donna ma volevo lo stesso regalarle dei momenti felici.
Lei non sa che mi sono allontanato per non farla soffrire quando i medici mi hanno diagnosticato... Non voglio pensarci. Sono stato fin troppo bene per iniziare a piangere adesso. Meglio che mi addormenti.
La stringo a me e chiudo gli occhi.
Buona notte piccola Cara.

Quando riapro gli occhi è già tardi. Controllo l'ora sul cellulare: 12.45.
Cara è ancora stretta a me; quanto cazzo dorme?
"Giorno piccola" La bacio.
Dice qualcosa di incomprensibile ed apre gli occhi incrociando subito i miei. È possibile che il suo sguardo mi abbia fatto rabbrividire?
"Andrew non chiamarmi così" ride.
"Ti chiamo come mi pare." Le scompiglio i capelli e lei mette il broncio facendomi solo ridere.
"Dobbiamo escogitare la tua fuga." È domenica e i miei genitori sono a casa.
"Tu li distrai e io scappo." È ironica, sa che è impossibile aprire la porta senza far rumore.
"Facciamo che ti chiudo in bagno finché non escono." È l'unica soluzione.
"Allora cerco i miei genitori dicendo che mangio da Alice." Annuisco e lei prende il cellulare per avvisarli.
"Tutto sistemato." Sorride e mi abbraccia. Potrei anche abituarmi a queste situazioni.
Le pettino i capelli con le dita, sono morbidissimi ed hanno un profumo ottimo.
"Andrew" Che c'è ora? "Mi sento in dovere di ringraziarti."
"Non devi assolutamente." Lei ringrazia me? Mi sta facendo solo del bene, dovrei essere io a ringraziarla.
"Ma io e tu... cosa siamo?" Bella domanda piccolina.
"Andiamo piano, ok?" Si rilassa e sorride.
Bene; non so nemmeno di cosa ho bisogno... Forse di stabilità dato che da anni ormai mi faccio tutte quelle che mi capitano e le mollo senza pensarci due volte. Non sono cattivo è che sono tutte così scontate: a volte ho l'impressione di sapere cosa vogliono dire prima che aprano la bocca.
Invece quando la guardo mi chiedo cosa penserà mai.
Chissà se le mancherò come le mancherà questo sole e quest'estate...

"Andrew il pranzo è pronto!" Urla mia madre dal piano inferiore.
"Sto arrivando" le faccio l'occhiolino.
Arrivo in cucina e non calcolo i miei genitori. Prendo un piatto, il contenitore con un'insalata di pollo, le posate e l'acqua.
"Pranzo in camera mia. Mi fa malissimo la testa.".
"Quindi questo pomeriggio non vieni in città con noi? Ci sarà anche Gabriella; vi vedo bene insieme."
"No papà; sto male e quella non mi interessa minimamente" Alzo le spalle.
Cosa penso di Gabriella? È solo una molto 'aperta'.
"Andrew quanto meno metti una maglietta." Non accetto rimproveri a diciotto anni quindi ignoro mia madre e torno nella mia stanza.

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