Capitolo 22

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*Andrew POV*
Se non avessi avuto il navigatore satellitare in auto, non saremmo mai giunti qui dato che Cara si è addormentata abbracciata a me -questa ragazza è un ghiro- ma poi diciamocelo: anche se fosse stata sveglia, ha un senso dell'orientamento di merda.
Non so com'è possibile che mi piaccia così tanto; forse perché mi fa impazzire, letteralmente.
"Principessa?" Scosto i suoi capelli.
"Che cazzo vuoi?" Borborta lo scaricatore di porto che si presume sia la mia ragazza.
"Siamo arrivati... Devi aprire il cancello ed il garage." Rido.
Lei borbotta qualcosa di incomprensibile e fa come le ho detto.
"Che hai?" Entro la macchina in garage.
"Niente." Apre lo sportello, scende dalla macchina e sparisce lasciandomi lì, incapace di orientarmi dato che non sono mai stato qui.
Mi urta il sistema nervoso! Quando la ritrovo, la butto in piscina. Giuro.
Scendo dall'auto e tento di aprire una porta che credo abbia accesso all'interno della casa ma è chiusa quindi esco in giardino. Adesso mi trovo su un vialetto di pietra che, a quanto pare, porta all'ingresso della villetta. Mi ritrovo davanti una porta in legno e vetro e busso.
"Cara! Aprimi." Non ricevo risposta. Quanto mi irrita questa ragazza!
Sempre passando per il giardino, procedo verso il retro in cui credo vi sia la piscina, la veranda e, soprattutto, un'altra entrata! Non può lasciarmi fuori per sempre.
Avevo ragione, la porta finestra scorrevole è chiusa però Cara è dentro e vedo la sua minuta figura imbronciata venire verso di me. Quell'espressione è esilarante ma, conoscendola, se ridessi potrei restare a dormire fuori per tutta la settimana quindi mi trattengo e tento di apparire tranquillo, tanto quando esce mi vendico.
È davanti a me e il broncio si trasforma nel sorriso più malvagio che riesce a fare, incrocia i nostri sguardi, alza il dito medio e va via sculettando.
Cara è morta. Vuole giocare? Perfetto.
Vado in macchina e prendo a caso una delle sue valigie.
Ritorno nel giardino del retro, nello specifico a bordo piscina, apro la valigia, prendo due delle sue borse preferite e le tengo sospese sopra l'acqua. "Cara! Quale borsa vuoi che getti prima? Louis Vuitton o Chanel?"
Corre alla velocità della luce nella mia direzione, arrabbiatissima, le strappa via dalle mie mani e le rimette in valigia.
"Non. Osare. Mai. Più. Toccare. Le. Mie. Bambine." Mi punta il dito contro e scandisce ogni singola parola.
"Non. Osare. Mai. Più. Chiudermi. Fuori." La prendo in braccio ed entro in casa. Lei non si ribella, sa che è inutile.
"Andrew mollami!" Grida. Convinta piccola Cara.
Una signora, suppongo la domestica, ci guarda allibita; le faccio un cenno con il capo per salutarla e porto Cara nel primo bagno che trovo. La poggio nella vasca e la bagno completamente mentre lei grida e scalcia come una bambina. Potrei morire per le troppe risate.
Ad un certo punto sono soddisfatto della mia vendetta e la lascio lì, grondante d'acqua. Corro fuori dal bagno così che lei non possa inseguirmi -non prima che si sia asciugata almeno- e con calma esploro la casa.

A piano terra tutte le pareti sono di tonalità neutre e l'arredamento è semplice e moderno. Ci sono una cucina, due salotti di cui uno si affaccia sulla veranda ed è visibile dalla porta finestra, una sala da pranzo, una stanza attrezzata per fungere da palestra -sicuramente è per il maschiaccio che mi ritrovo per fidanzata- un bagno e un lungo corridoio che porta a delle scale a chiocciola in legno conducenti al piano superiore.
Salgo le scale e vi è un corridoio con ben quattro porte. Apro la prima a sinistra ed è molto semplice: le pareti sono bianche, il letto singolo al centro della stanza è color nocciola proprio come l'armadio e il comodino, c'è anche una porta in cui non entro nemmeno, sicuramente è un bagno.
Dentro la prima porta a destra le pareti sono indaco, il letto matrimoniale è bianco come i comodini, la grande finestra e due porte -in una c'è una grande cabina armadio e nell'altra un bagno spazioso- un piccolo salotto e le coperte sono lo stesso colore delle pareti. Non è difficile immaginare a chi appartenga questa stanza.
Le ultime due camere sono uguali alla prima che ho descritto tranne per i letti che, in queste, sono matrimoniali.
"Andrew dove cazzo sei?" La sento urlare.
"Hai il ciclo?" Scendo dalle scale.
"No, mi è finito tre giorni fa." Ride. Ma fino a due secondi fa non era furiosa?
"Che vuoi?" Alzo un sopracciglio, in queste situazioni mi viene spontaneo.
"Devi andare a prendere i nostri bagagli." Dice come se sia ovvio. "E anche la valigia che hai lasciato a bordo piscina. Poi porti tutto nella prima stanza a destra che sistemo anche le tue cose."
Quanto meno sistema lei. Annuisco e faccio come mi ha detto, infondo mi conviene.

Scherzavo, non mi conviene. Cosa cazzo c'ha messo qui dentro? Pietre?
Sto salendo la quarta valigia e sono già esausto. Ne rimane un'altra delle sue, la mia e due zaini -ne abbiamo uno a testa-, spero solo di non svenire prima. Dio se è stronza! Io salgo bagagli di piombo, la domestica prepara il pranzo e lei che fa? Sfoglia riviste di moda distesa sul divano, la odio. No, non è vero. Mi piace tantissimo e forse sto iniziando a provare qualcosa per lei.
Adesso però non posso distrarmi, devo sbrigarmi a portare a termine questo compito per poi mangiare mentre quella che lavora è lei!
Finalmente tutte le valige sono al piano di sopra e vado verso la cucina: sto morendo di fame.
"Luce hai finito?" Sorride la stronza. Mi fa sgobbare e poi fa la dolce. 'Luce' un cazzo.
"Sì piccola." Alzo le spalle.
Si alza, mi prende la mano e tenta di trascinarmi verso le scale. "Muoviti!"
"Cara sono appena sceso e sto morendo di fame!" Sbuffo.
"Clara ci porta da mangiare di sopra, ti prego!" Apre gli occhi a dismisura. Come fa ad essere bella facendo facce ridicole? Non lo capiró mai. Le conviene che la tizia cucini bene; anzi, benissimo! 
"Andiamo." Sospiro e lei saltella. Ha il cervello totalmente fuso.
"Clara, sali il pranzo di sopra quando sarà pronto!" Urla. Povera tizia...

Una volta nella sua stanza, lei inizia a sistemare vestiti, scarpe, accessori ed oggetti personali e io mi stendo a letto.
"Andrew volevo scusarmi... Quando mi hai raccontato quella cosa non ho saputo reagire... È stato come bere cicuta, sono morta dentro. L'unica cosa che volevo era sentirti accanto a me. Neanche adesso so esattamente cosa dirti ma volevo ribadire che non ne sapevo nulla ai tempi però adesso ho bisogno che il tuo cuore rida e farei qualunque cosa per farti stare bene... Dimmi cosa vuoi, ti prego." Dov'è finita la Cara stronza? Non mi dispiace abbia detto ciò, apprezzo la serietà e la maturità con cui ha affrontato il discorso anche se preferivo non riprenderlo, non voglio fare la vittima.
"Voglio che continui a trattarmi come hai sempre fatto anche perché non ho più problemi di salute, prendo solo un farmaco ogni mattina, e posso fare qualsiasi attività." La vedo rilassarsi. "E poi vorrei un'altra cosa."
"Dimmi tutto." Continua a sistemare ignara di ciò che sto per fare.
Mi alzo, mi avvicino a lei lentamente, la prendo per i fianchi bloccandola tra la parete e il mio corpo, lei sussulta, incateno i nostri sguardi, "Voglio te" le scosto i capelli e le bacio il collo, poi la guancia e infine le labbra con fervore.
*Si apre la porta*
Fanculo. La tizia, Clara, ci ha già portato il pranzo in camera. Un po' di tempo non lo poteva perdere? La odio. Ha la bocca spalancata per la scena presentatasi davanti ai suoi occhi.
Infastidito mi stacco da Cara che resta immobile e prendo bruscamente il vassoio con il cibo dalle mani della domestica.
"Chiuda la bocca, potrebbe caderle la dentiera. Ah, fin quando io e la mia ragazza staremmo qui, lei è licenziata. Prenda le sue cose, mi dica quanto le devo e prima di questa sera la voglio fuori da qui." Sbatto la porta e forse le è davvero caduta la dentiera. Che persona inopportuna!

Noi siamo caosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora