Capitolo 32

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"Già mi sta sul cazzo." Guarda fuori dalla parete di vetro.
"Per quale oscura ragione?" Mi guardo allo specchio, inizio ad amare questa felpa.
"Lascia stare." È appoggiato al vetro con le braccia incrociate al petto e mi fissa.
"No, ora me lo devi dire." Mi avvicino a lui.
"Non riesco a sopportare neanche l'idea che qualcuno ti tocchi..." Dice ciò a denti stretti e pianissimo, riesco ad udire le sue parole soltanto perché gli sono vicina.
"Io giuro che non ti capisco." Sbuffo. "Mi hai lasciata tu, per quale motivo dovresti essere geloso?!" Gollum, sei tu? Rido mentalmente.
"Sai cosa provavo per te?" Guarda in tutt'altra direzione. È così interessante l'altra parta della stanza?
"Credo di sì." Dove vuole arrivare ora? Forse ho sbagliato a venire qui.
Forse? Certo che hai sbagliato!
"Non ho mai smesso di provarlo." Mi prende il mento e il suo sguardo ghiacciato scruta il mio vero Io. "Ho deciso di rompere con te unicamente per la distanza. La tua figura, la tua voce, il tuo carattere, i tuoi atteggiamenti, il tuo modo di pensare; te siete la mia droga preferita. Vorrei assumerla continuamente e sapere di averla solo in teoria, mi distruggeva." Diverse lacrime scorrono sul suo viso. "Mi sono reso conto di quanto sei importante per me in questi mesi. Non ho avuto alcun tipo di rapporto con nessuna perché non ho fatto altro che pensare a te; non ti ho contattata perché ho visto le tue foto felice con lo stronzo e ho pensato mi avessi dimenticato." Fermi, fermi, fermi!
Lui non si è fatto nessuna in ben quattro mesi nemmeno per divertimento? Piange per me? Non lo riconosco.
Thomas, uno dei ragazzi più popolari della scuola, è più serio che mai proprio con me? Ok, sto piangendo anch'io.
"Non realizzo che tu mi stia dicendo ciò, scusami." Tento di asciugarmi gli occhi.
"Ti scusi perché piangi?" Mi prende in giro affettuosamente.
"Non farci caso, Andrew si arrabbiava se lo facevo..." Asciugo anche i suoi occhi e il suo volto nel modo più delicato possibile, come se avessi paura di fargli male.
"Posso parlare con sto stronzo?" Aggrotta la fronte.
"Non ci pensare nemmeno." Rido.
"Non voglio mettere in quella piccola testolina confusa ulteriori problemi però adesso sarebbe più facile annullare la strada che ci separa, io ho la macchina, tu hai più libertà ed entrambi staremo a scuola tra veramente poco tempo. Non ti chiedo nulla adesso, soltanto... Pensaci. Io ti aspetto, ok?" Annuisco, non so se troverò la forza di tornare tra le braccia di chi mi ha fatta soffrire per mesi però pensarci non mi costa nulla.
"Mi basta questo." Mi stringe a sé. "Vieni qua." Ci sediamo sul letto. "Sei qui anche per liberarti, ti ascolto." Si sdraia.
"Oltre ad Andrew, gli altri problemi riguardano i miei genitori e i miei amici. Mamma e papà sono sempre fuori per lavoro ed io ovviamente resto a casa. Le mie amiche sono tutte fidanzate o in generale hanno impegni e non possono farmi compagnia. Automaticamente mi sento sola. Anche quando stavo con Andrew mi sentivo insolitamente sola." Alzo le spalle.
"Perché non era la persona giusta per te." Mi stringe la mano. "Fregatene per i tuoi amici, conoscerai molta gente nuova." Gli sorrido ed annuisco. "E poi sappi che i tuoi genitori son sempre a lavoro per te: perché non vogliono che ti manchi nulla, mai."
"La stabilità emotiva però non possono comprarmela." Sorrido.
"A quella, se mi dai tempo, ci penso io." Mi sorride.
"Non so come ringraziarti." Questa volta sono io a stringere la sua mano.
"Non devi farlo." Si alza. "Vado in cucina a prendere del succo di frutta, vuoi qualcosa?"
"No, ti ringrazio." Sorrido.
Lui esce dalla camera ed io mi avvicino alla parete tappezzata di foto.
Thomas ha fatto il modello parecchie volte e questi scatti son tutti -o quasi- professionali. Davvero stupendi.
Guardando le foto mi viene un'idea: potrei far stampare quella che abbiamo fatto in ascensore, scrivergli qualcosa, incorniciarla e regalargliela.
Mi stendo a letto e qualche minuto dopo lui torna con un pacco di biscotti al cioccolato e due bicchieri di succo alla pesca.
"Spero ti piacciano." Annuisco, ci sediamo su due poltrone e mangiamo alcuni biscotti.
"Pensavo di stamparti la foto che abbiamo insieme." Sorrido.
"Dammi il cellulare, lo facciamo subito ." Sembra entusiasta.
"No, deve essere una cosa sistemata. Volevo mettere la cornice e scrivere una dedica." Alzo gli occhi al cielo.
"Ho la stampante, fanculo alla cornice e la dedica la puoi scrivere." Rotea gli occhi e poggia il pacco dei biscotti a terra, conoscendolo resteranno lì.
Gli do il cellulare con la foto, lui collega l'iPhone alla stampante e in qualche secondo ha la foto, anzi; le foto. Ha stampato anche quella che ho fatto da sola.
"Per quale motivo?" Indico quest'ultima mentre mi restituisce il telefono.
"Perché mi piace." Mi porge un pennarello e la foto insieme e mentre va appendere la mia.
Cosa potrei scrivere? Alla fine imprimo su di essa una semi citazione: "Tu sei la mia droga preferita."
Lui viene verso di me ed io nascondo la foto.
"Voglio vedere cos'hai scritto, non farti pregare Cara." Rotea gli occhi e si morde le labbra.
"Non mi prendere in giro però!" Lo minaccio.
"Non lo farei mai." Sorride quindi gli passo l'immagine. "È perfetta, grazie baby." Mi bacia la fronte e la va ad attaccare esattamente al centro della parete.
"Andiamo a mangiare?" Giusto, tra poco arriva sua madre.
"Dov'è il bagno? Devo togliere la felpa e andare al water." Sorrido imbarazzata.
"Quella porta." Me la indica.
Non appena torno da lui gli restituisco la felpa.
"Tienila, ti sta bene." Mi bacia la fronte.
"Seriamente?" Sgrano gli occhi.
"È tua adesso." Ride e mi da un sacchetto per reggerla.
L'adoro già!
"Dai, andiamo." Mi prende in braccio fino all'ingresso nonostante le mie urla.

Mi ha portata al McDonald's ed abbiamo mangiato parecchio. Inoltre non poteva mancare la lite per decidere chi dovesse pagare, purtroppo l'ha vinta lui.
Passiamo il pomeriggio in giro per la città e ho acquistato uno zaino Eastpak per la scuola. Qualcosa dovrò dirla a papà. Sono le 17 e Thom mi ha portata alla stazione: sta per arrivare il bus che mi porterà a casa.
"Ti ringrazio per la giornata stupenda baby." Mi abbraccia.
"Sono io a dover ringraziare te." Sorrido.
"No. Mi basta tu stia bene." Chiude gli occhi ed inspira il mio profumo, credo gli piaccia.
"Devo andare." Bacio la sua guancia e salgo sul bus che è appena arrivato. Sono stata davvero bene, con me si comporta esattamente come ricordavo: gentile, dolce e stronzo a volte. Pensando ai suoi occhi resto senza fiato e, durante il viaggio, ho la loro immagine fissa tra i miei pensieri.

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