Capitolo 13

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Cara POV:
Fisso il soffitto. È tutto così assurdo... Ogni volta che mi bacia, sembra di mischiare l'amaro con lo zucchero.
'Noi' suona così strano.
Il problema di fondo è che nemmeno Coscienza sa se voglio stare con lui o meno, vero?
Io so solo che è bello da morire.
Il fatto che sia bello non necessariamente significa che possa piacermi!
Come no? Vuoi stare con un cesso ambulante?
A volte mi chiedo com'è possibile che io abbia una coscienza così inutile.
Sono la punizione divina per la tua perfezione.
Cazzata del secolo. Ad ogni modo non mi stai aiutando.
Andrew interrompe il flusso dei miei pensieri e, proprio come ieri notte, poggia il cibo sulla scrivania e mi fa sedere sulle sue gambe.
"Ho preso le posate per una persona, mangia tu piccola. Io divorerò mezzo frigorifero quando loro usciranno." Mi da un bacio sulla guancia.
È davvero così altruista? Non so cosa pensare.
"Assolutamente no. Io non mangio se non mangi tu." Cerco di essere il più minacciosa possibile ma lui ride. Lo odio.
Prendo del cibo con la forchetta e lo imbocco non proprio delicatamente. Lui resta pietrificato. Dolce vendetta.
Alla fine l'ho costretto a mangiare con le stesse posate che usavo io; poco igienico, ne sono consapevole, ma sempre meglio di pranzare da sola.
"Tu sei pazza!" Mi prende in giro.
"Possibile." Faccio spallucce.
Mi alzo e vado in bagno mentre porta le cose sporche in cucina.

"Lo sai che non ti darò mai più questa felpa, vero?" Siamo stesi a letto aspettando che i suoi escano.
"Lo sai che non ti dona, vero?" Sistema la solita ciocca ribelle dietro l'orecchio.
Tagliali.
"Non mi interessa, ha il tuo profumo." Ignoro Coscienza.
"Prima o poi dovrai lavarla." Ride.
"Quando la farò lavare te la darò, ti costringerò ad indossarla, ne prenderò un'altra ugualmente enorme e quando questa riavrá il tuo profumo, faremo di nuovo cambio." Alzo lo sguardo come se tutto ciò fosse palese.
"Hai intenzione di usare le mie felpe per tutta l'estate?" Alza un sopracciglio.
"Assolutamente no!" Sollevo le spalle "durante l'estate userò le tue t-shirt mentre in inverno le felpe; ovvio!"
"Sei inverosimile!" Si sbatte la mano in fronte. "Tanto in inverno non ci sarai."
"A maggior ragione vorrò le tue felpe!" Rido.
"Davvero?" Si è fatto improvvisamente serio.
È lunatico quasi più di te.
"Sì, insomma... Sempre se tu vorrai esserci..." Mi alzo e fisso un punto a caso fuori dalla finestra.
"Mi fai paura." Si alza anche lui e mi prende per i fianchi.
"Cosa vuoi dire?" Sono spaventata. Non voglio finisca tutto prima d'iniziare.
"Mi fai un effetto strano Cara." Lascia la presa e si china sul davanzale della finestra reggendosi sui gomiti.
"Scusami Andrew, continuo a non capire." Mi trema un po' la voce.
"Neanche io capisco." Resta immobile.
Devi dire qualcosa Cara, svegliati!
E cosa? Ogni parola che vorrei pronunciare sarebbe quella sbagliata.
Non apriamo più bocca finché i suoi genitori escono. Non appena credo si siano allontanati abbastanza, prendo le mie cose e vado a casa senza nemmeno salutarlo.

Entro a casa, ignoro i miei e corro in camera mia. Mi butto sul letto e fisso il soffitto.
Sono allibita.
Io lo sapevo Coscienza, Andrew non è mai stato seriamente con una ragazza. Sono solo una che voleva farsi ma probabilmente avrà pensato che sarebbe stato brutto ed ha lasciato stare. Sono stata una stupida a credere ad ogni sua parola, a trovarmi bene in sua compagnia e a pensare che forse avrei potuto stare con lui.
Sono talmente delusa... La cosa terribile è che in questi giorni ho praticamente esaurito le lacrime ed un nodo alla gola potrebbe soffocarmi da un momento all'altro.
Non è durata nemmeno una settimana, incredibile. Ma infondo cosa mi aspettavo?
Non ti ha presa in giro né voleva portarti a letto.
Come no?
Se avesse voluto farti del male, non avrebbe passato la maggior parte delle sue giornate con te. Se avesse voluto usarti ieri sera avrebbe almeno provato a chiedertelo. Nel suo sguardo c'era dolcezza, non volgarità.
Sta di fatto che mi ha fatta soffrire.
Tu stessa non sapevi se volerlo accanto o meno.
Se non mi importasse di lui però adesso non ci starei male.
Miracolo, lo hai ammesso!
È che se guardo i miei occhi allo specchio, mi rendo conto che sono esattamente come i suoi però le nostre anime sono diverse da non crederci.
Nel mio sguardo perso nel vuoto anche uno sconosciuto riuscirebbe a vedere la tristezza.
Nel suo sguardo luminoso, al contrario, chiunque riuscirebbe a ritrovare serenità.
Anche lui ha i suoi problemi, è solo bravo a nasconderli. Nessuno è completamente felice.
Dovrei imparare ad indossare la maschera di una Cara sempre sorridente e tranquilla ed a toglierla solo la sera, quando resto da sola. Quando ci sono solo gli scheletri nell'armadio che aspettano io mi addormenti per trafiggermi con i ricordi.
Guarda come sei ridotta. Reagisci Cara! Fa qualcosa.
Mi alzo e vado in bagno per sciacquarmi il viso. Guardando il mio riflesso allo specchio noto che sto indossando la sua felpa. La tolgo senza pensarci due volte.
Torno in camera e metto una canotta e dei jeans.
Prendo il cellulare e controllo gli SMS

Da Ale:
"Cara sei sparita o cosa?"

"Fino a poche ore fa ero con Andrew, scusami."

"Siete insieme da ieri?😱"

"Già."

"Devi raccontarmi tutto!😍"

"Ieri è andato via prima di pranzo e ci siamo visti dopo cena. Siamo andati a ballare e poi abbiamo dormito da lui. Oggi abbiamo pranzato insieme e abbiamo litigato quindi ora sono a casa.🙃"

"NON POSSO CREDERCI! Lo avete fatto?"

"Cosa? No!"

"Suora."

Come al solito non ha capito che sto malissimo. Me ne farò una ragione.

Da Crystal:
"Sei viva?"

"Circa."
Spero colga l'ironia.

Da Alice:
"Vitaaaa"
"Che fine hai fatto?"
"Devi calcolare il cellulare!😑"
"Raccontami tutto quando puoi!"
"Ah! Ho una novità!"

"Domani mattina vieni a casa mia♡."
Mi ha chiamata 'vita'? Mah, questa ragazza è scioccante.
Non fare il polaretto, ti vuole bene e lei è l'unica che non ti ha fatta stare male.
Coscienza ha ragione.
Andrew non mi ha cercata, che mi aspettavo? Lui non è tipo che va dietro le ragazze. Tutto il contrario.

"Cara" mio padre sta bussando "posso entrare?"
"Certo." Poso il cellulare sul comodino e gli faccio segno di venire a sedersi.
"Tutto bene con Alice? Al tuo ritorno sei scappata in camera senza dire una parola." Mi accarezza la guancia.
"Tutto tranquillo papi. Alice è la sua famiglia son un amore; dovevo solo fare una cosa qui in camera e non son scesa più." Cerco di tranquillizzarlo.
"Va bene tesoro. Andiamo a cenare, la cameriera ha preparato il polpettone e le patate al forno che ti piacciono tanto.".
In realtà non ho fame, continuo ad avere quello straziante nodo alla gola ma per non insospettitirlo mi alzo di scatto e corro verso la sala da pranzo sorridendo.
"Ciao mamma!" Le stampo un bacio sulla guancia. Lei si scambia uno sguardo con mio padre che le fa un cenno col capo. Probabilmente voleva capire se fosse tutto ok.
"Cara, stai bene?" Sorride lievemente e mi porge un piatto col cibo.
"Certo!" Mi siedo a tavola "Domani mattina viene Alice; non è un problema vero?" Gioco con la forchetta.
"Certo che no! Son conteta che ti tenga compagnia." Sorride mamma.
Quando finisco di cenare, vado in camera. Voglio stare sola.
Mi siedo sulla poltroncina sulla finestra e continuo la lettura di 1984 di George Orwell iniziata qualche tempo fa.
“Forse non si desiderava tanto essere amati, quanto essere capiti.”
Sante parole.

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