SeDiCeSiMo CaPiToLo

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Mi stiracchio nel letto sbadigliando sonoramente... non mi sono accorta di essermi addormentata. Apro gli occhi e noto Lily dormire nel suo letto. Fuori dalla finestra è buio pesto, entra solo la fievole luce dei lampioni. Ma quanto ho dormito?

Cerco a tastoni il cellulare sul mio comodino ma non lo trovo, poi mi ricordo di averlo lasciato sul tavolo in cucina perché non volevo rispondere a Nate. Con la sola luce dei lampioni mi aggiro per la casa e raggiungo la cucina. Il mio cellulare sembra abbandonato a faccia in giù contro la tovaglia di plastica, in punizione. Accendo la luce della cucina e subito mi acceca. "Accidenti!" Impreco strizzando gli occhi doloranti. Appena si abituano un po' alla luce lo afferro per vedere l'ora ma rimango delusa. "È spento!" Affermo lamentosa ad alta voce. Provo ad accenderlo ma non dà segni di vita. Uff, si dev'essere scaricato! E adesso come faccio? Mi guardo intorno, ma so già che è inutile. Perché abito nell'unica casa dove non esiste un orologio a muro come in tutte le altre?

Mi aggiro nuovamente per l'appartamento come uno zombie, cercando qualcosa con cui posso conoscere l'ora, ma non c'è nemmeno un orologio abbandonato per sbaglio da qualche parte. Torno in camera mia e mi avvicino al mio comodino, intenzionata a mettere il cellulare sotto carica. Appena lo attacco però, mi ricordo che ci vuole un po' prima che abbia acquistato abbastanza carica per poterlo accendere. Alzo lo sguardo e noto quello di Lily appoggiato sopra il suo comodino, mi avvicino a lei silenziosamente e noto che sta dormendo a faccia in su con la bocca spalancata. Cerco di trattenere una risata, scommetto che se le calassi un ragno in bocca nemmeno se ne accorgerebbe, lo inghiottirebbe senza nemmeno svegliarsi. Mentre ridacchio dentro di me alla scena che mi figuro prendo il suo cellulare e accendo le schermo. Cosa?!? Le cinque e mezzo di mattina??? Ma quante ore ho dormito? Non mi sono svegliata nemmeno per cena, ho fatto tutta una tirata! Sono basita.

Torno al mio letto e tento di accendere il mio cellulare, finalmente lo schermo si illumina, e con tutta la calma di questo mondo, lentamente, capisce che deve accendersi. Dopo che ha fatto il suo show, subito inizia a squillare. Mi faccio prendere dal panico e lo nascondo sotto il cuscino, in modo da soffocare un po' gli squilli. Lily borbotta qualcosa nel sonno ma per fortuna non si sveglia. Quando ha finito di impazzire lo ritiro fuori e lo guardo; non ci posso credere! Quindici chiamate perse da Nate e tre messaggi. Mi accingo a leggerli:

"Ho aspettato la tua chiamata tutta la sera, ma ho dovuto chiamarti io, non ce la facevo più... rispondimi!"

"Ti prego, rispondi alle mie chiamate, quanto devo ancora pagare?"

"Sara, ho imparato la lezione. Chiamami, ho bisogno di parlarti. Per favore."

Mmm... sembra che questo "per favore" lo abbia aggiunto in un secondo momento. Ok, sto diventando paranoica. Me lo ha mandato alle otto di sera, e voleva solo parlare, perché penso sempre al peggio? Appena finirò di lavorare lo chiamerò e lo perdonerò. E se ci sarà occasione, potrei anche decidere di seguire i suoi desideri e portare la nostra relazione ad un livello superiore... forse.

Mi dirigo in bagno, e con tutta la calma possibile e immaginabile, decido di prepararmi per la giornata. Con tranquillità mi dedico ad una lunghissima doccia, calda e rilassante. Rimango sotto il getto d'acqua per non so quanto tempo, mi ero quasi dimenticata del benessere che deriva da sentire il getto della doccia battere con ritmo sulla pelle della schiena e delle spalle, quel senso di estremo relax e quell'effetto rivitalizzante derivato dall'acqua. Mi cospargo il corpo con il mio bagnoschiuma all'essenza di cocco, dolce e fresco. I capelli li insapono con cura, poi li sciacquo e passo al balsamo. È un vero rituale di benessere, ultimamente le mie docce erano diventate tutte troppo veloci per poterle assaporare in questo modo, mi mancavano. Ogni tanto è bello prendersi tutto il tempo che si vuole per se stesse. Quando finalmente esco dalla doccia mi asciugo con cura e mi spalmo una crema idratante e profumata. Mi sento una dea. Torno in camera, e con estremo silenzio, mi vesto con cura, senza svegliare Lily. Mi metto un vestito a tinta unita lungo fino al polpaccio, con le calze di nylon, sta iniziando a fare fresco, e sopra uno dei miei soliti cardigan. Quando sono pettinata e pronta, alle sette meno dieci decido di uscire di casa e recarmi a scuola a piedi. L'aria frizzante nel mattino mi penetra nel naso, ossigenandomi i polmoni. È molto presto, in giro non c'è ancora nessuno. Alcuni esercizi stanno aprendo proprio in questo momento. Vedo i commessi di alcuni bar posizionare tavoli e sedie fuori dalla porta d'ingresso, saracinesche alzarsi e commesse ancora assonnate stropicciarsi gli occhi mentre mi guardano con sguardo assente. La strada fino alla scuola è abbastanza lunga, ho tutto il tempo di godermi la passeggiata e schiarirmi le idee, osservando la città che si sveglia al mio passaggio. Quando passo accanto ad un viale alberato, il cinguettio degli uccellini mi fa tornare in mente mio padre. Non so se dovrò chiamarlo io o attendere che gli passi da solo l'irritazione. Forse sarebbe il caso che lo lasciassi rosolare nel suo brodo per una volta, non ho fatto niente di male da dovermi scusare, e poi, cosa dovrei dirgli?

Il Cuore ha le sue RagioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora