La campanella suona, riempiendo l'aria all'interno della scuola del suo suono fastidioso e assordante. Subito i bambini iniziano a entrare nelle rispettive aule come tanti sciami di api operaie. Molti di loro si mettono a sedere al proprio banco, alcuni si riuniscono in gruppetti di cinque o sei a chiacchierare o a scambiarsi figurine di non so quali animaletti.
E poi c'è lei.
La vedo entrare dalla porta a testa bassa, dirigersi in silenzio al suo banco e sedersi su quella piccola sedia senza nemmeno togliersi lo zaino dalle spalle. So che sa che sono qui, mi ha visto, anche se ha fatto finta di niente. Sapere che ho deluso una creatura dolce e sensibile come lei... mi sento un verme. Mi alzo e cammino verso il suo posto, con la paura della sua reazione. Le avranno parlato del perché me ne sono andata? O l'hanno ritenuta ancora troppo piccola e le hanno rivelato un motivo fittizio?
Una volta che sono davanti a lei la chiamo. La mia voce è a malapena udibile, eppure mi ha sentita perché lentamente alza la testa e mi guarda. Mia sorella mi sta guardando...
"Tesoro... mi dispiace tanto di essermene andata..."
"Perché non mi hai nemmeno salutata? Era il mio compleanno!"
Ripensare alla gioia che le vedevo addosso nell'avermi lì mi sento quasi le lacrime agli occhi. "Lo so... hai ragione, Veronica. Ma non me ne sono andata per te, purtroppo avevo un problema molto più grosso, che..."
"Ti eri fatta male?"
Cosa posso risponderle? "Sì... avevo un grande dolore... e sono dovuta scappare."
Lei mi guarda, senza capire. Come vorrei poter cancellare la delusione che leggo nei suoi occhi!
"Mamma mi ha detto che ti sei sentita male di colpo, ma io non ho visto che ti sei fatta male. Cosa hai fatto? Sei caduta?"
"Ehm... più o meno è andata così... Mi dispiace tanto, avrei voluto rimanere e festeggiare con te, ma purtroppo non potevo. Mi perdoni?"
Un timido sorriso si affaccia sul quel faccino. "Ok..."
Non potrà mai capire quanto mi senta sollevata in questo momento! Mi chino su di lei e le lascio un bacio sulla guancia. "Grazie!"
§
La campanella suona per l'ultima volta, sancendo finalmente la fine delle lezioni. Sono stanca, non sono riuscita a concentrarmi sul mio lavoro, non riuscivo a smettere di pensare... a lei. Veronica sembra avermi perdonato davvero, quando è arrivato il momento di tornare a casa mi ha rivolto un sorriso meraviglioso e poi è corsa fuori dall'aula.
Osservo per alcuni istanti il suo banco e ripenso alla sua intelligenza e a tutte le volte che ha alzato la mano quando facevo una domanda alla classe. Anch'io ero così alla sua età. Anch'io avevo sempre una gran voglia di intervenire, di far capire alla mia maestra che adoravo quello che stavo facendo. Mi sto rendendo conto che mi assomiglia tantissimo. E poi, pensandoci bene, anch'io avevo l'aria da fatina delicata quando ero piccola. Ricordando le foto che ho a casa di me alla sua età, anch'io ero la più piccola della classe, timida e riservata, ma con un cuore grande. Solo i suoi colori non mi hanno permesso di notare subito queste somiglianze, io sono castana e ho gli occhi castano chiaro, lei è bionda bionda, sembra quasi una piccola tedesca, ed ha due meravigliosi occhi azzurri che la fanno sembrare ancora più fragile.
Dopo diversi minuti rimasta a sedere da sola in quell'aula mi alzo e decido di uscire. Prendo le mie cose e mi dirigo verso la porta, ma una volta lì una presenza di fronte a me mi impedisce di continuare. Non mi accorgo subito di chi si tratta finché non alzo la testa e la vedo.
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Il Cuore ha le sue Ragioni
ChickLit#PRIMA PARTE della trilogia "Il Cuore di Sara" Sara si è appena laureata, sta per realizzare il suo sogno di diventare maestra. Si trasferisce così nella città vicina dove inizia a lavorare nella rinomata Rolling Ridge Elementary. La vita vera però...