QuInTo CaPiToLo

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"Perché mi stai chiamando solo a quest'ora? Non sentivi il cellulare squillare?!" Mio padre è arrabbiato. Lui non urla quando si arrabbia, lo considera una cosa da trogloditi, ma io lo conosco bene e adesso ce l'ha con me perché sono tornata a casa alle undici di sera e solo adesso mi sono decisa a chiamarlo, dopo aver visto quattordici chiamate perse da parte sua.

"Mi dispiace papà, sono uscita con le ragazze per mangiare un boccone e..."

"Dove siete andate?"

Mmm. Non mi piace il suo tono di voce. "In un pub."

"E hai mangiato il cibo spazzatura che vendono in quei posti?!" Accidenti, avrei dovuto pensare prima di rispondere.

"Papà... per una volta non succede niente!" Fortuna che non sa che già una volta io ed Emily siamo andate di nascosto nel pub dall'altra parte della città e abbiamo ordinato hamburger e patatine fritte. L'unico colpo di testa che ho fatto in vita mia... prima di stasera. Se sapesse che c'era anche un gruppo che suonava musica rock non so come reagirebbe. Rimane in silenzio per un po' poi lo sento sospirare.

"Sara, ormai hai ventun'anni, dovresti sapere da sola cosa è giusto e cosa è sbagliato nella vita."

"Papà, lo so bene, ma..."

"No, ascoltami tu, per favore," quando mi interrompe così non mi piace affatto, "ormai sei adulta e non ho più il diritto di dirti quello che devi o non devi fare, ma sappi che non mi piace che mia figlia se ne va in giro per locali di poco conto frequentati da gente con basse aspirazioni nella vita."

Basse aspirazioni? "Papà, per favore..."

"Io ti ho avvisata, Sara. Lo sai che ho una parola sola." Conclude e chiude la telefonata. Sospiro rumorosamente, la visione del mondo di mio padre sta cominciando a sembrarmi retrograda. Conosco pochissimo le persone con cui sono uscita questa sera, è vero, ma non ci vedo niente di male nel loro modo di vivere. Non vanno in giro ad uccidere la gente o a imbrogliare il prossimo, cercano solo di essere felici. In fondo è lo scopo di ogni persona quello di essere felice nonostante i problemi.

"Sara, tutto bene?" Lily fa capolino dalla porta. Gentilmente era rimasta fuori mentre parlavo con mio padre.

"Sì, grazie." Le sorrido riconoscente. Lily mi sta piacendo sempre di più, anche se pensava che fossi interessata a Logan, sono davvero contenta di avere una compagna di stanza come lei.

"Tuo padre deve essere un bel tipo," dice entrando nella stanza.

Sbuffo. "Non puoi immaginare quanto. È certamente un tipo molto severo, ma è grazie a lui se sono diventata quella che volevo essere."

Lei mi osserva come a scrutare i miei pensieri. "Quindi diventare maestra è quello che hai sempre desiderato fare?"

"Sì, poter insegnare ai bambini. Non si tratta soltanto che imparino qualcosa da te, ma di lasciare un segno nei loro cuori. Lo dice la parola stessa: insegnare, lasciare un segno. I bambini sono il nostro futuro, e la qualità del nostro futuro dipende da quanta cura ne abbiamo adesso e da quanto ci preoccupiamo che diventi come vogliamo."

Lei mi osserva, sembra sbalordita dalle mie parole. "Hai ragione." Sorride.

Ci mettiamo a letto e spegniamo la luce. Osservo il soffitto con le sole luci che provengono dalla finestra. La prima notte che passo in questa casa, la prima volta che dormo in una casa che non è la mia o quella della mia migliore amica. D'un tratto la voce di Lily rompe il silenzio: "Scusa se te lo chiedo Sara, ma non hai parlato di tua madre."

È come se alle sue parole qualcuno mi avesse punto all'altezza del cuore. "No... mia madre non..." mi interrompo. Non so come dirle che in pratica mia madre non c'è.

Il Cuore ha le sue RagioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora