Gli faccio segno di girarsi ma lui continua a guardarmi.
Io odio tremendamente essere fissata.
-Non mi giro finché non me lo chiedi-. Provo ad aprire la bocca ma poi la voce non esce.
I miei occhi iniziano a bruciare fortemente.
Non vorrei ma credo che inizierò a piangere , esco dalla doccia cercando di coprirmi il più possibile e corro via.
Cammino veloce a testa bassa, mentre sul viso bagnato iniziano a scivolare lacrime, così pesanti da sopportare.
Vorrei essere felice anch'io, sorridere, parlare, ma prima di tutto vorrei riuscire a portare indietro il tempo.
-Serena non scappare-.Sento alle mie spalle.
Non lo ascolto.
Per sbaglio mi scontro contro un corpo, che scopro essere quello dello psicologo quando alzo lo sguardo.
Sul colletto della maglia c'è un cartellino, "Psicologo , ala uno, Andrea Braisconi"
-Stai piangendo?-. Domanda.
Mi copro il viso con le mani per cercare di nascondermi.
Lui Appoggia l'asciugamano sulle miei spalle e indifferente continua a parlare.
-Asciugati bene la garza, la cambierai stasera...-. Si ferma qualche secondo e poi mi passa una tuta arancione ,la stessa che indossavano le persone del mio nuovo reparto, ed un completo intimo pulito.
-Ti mostro il tuo letto, seguimi-. Dice per poi proseguire.
Io mi fermo per capire.
Perché ha detto letto e non camera?
Non capendo continuo a camminare.
Cerco di coprirmi il più possibile con l'asciugamano, fa veramente freddo, la temperatura è sempre più bassa, novembre è vicino.
Mi sento gelare i piedi e le mani ma non mi lamento.
Percorro tutta la strada senza lamentarmi.
Finalmente arriviamo davanti ad una porta, il medico si ferma ed estrae,dalla tasca del suo lungo camice , una chiave.
Io alzo lo sguardo e sopra la porta vedo una scritta incisa sul muro, "Dormitorio ala uno".
La porta davanti a me si apre lasciandomi una visione sgradevole, una cinquantina di letti se non di più, uno accanto all'altro.
La luce e è poca quasi assente, per questo il luogo si mostra tetro.
Le condizioni igieniche non sono sicuramente delle migliori.
Un cattivo odore di medicinali mi invade le narici ,è terrificante.
Mi sento un po' mancare il respiro, mentre mille pensieri negativi mi assaltano e le voci mi sussurrano che io non posso stare in compagnia di una persona, figuriamoci di tutte queste.
-Benvenuta nel dormitorio, qui ci sono i tuoi coetanei, persone che come te hanno tentato il suicidio.
Gli unici momenti in cui potrete vedere persone di altri reparti saranno:
Per mangiare.
Durante la doccia e le lezioni.
Noi ci vedremo per un'ora al giorno, quando vorrai anche due.-. Si avvicina al letto numero 16.
-Questo è il tuo-. Dice interrompendosi.
Osservo il letto, è completamente diverso da quello iniziale, questo ha una struttura in legno è dotato di testata e di bordi contenitivi.
-Scusa, quasi dimenticavo,vestiti velocemente, ti devo accompagnare alla lezione di oggi-.
La parola "lezione" mi fa ricordare i brutti periodi trascorsi in prima liceo, offese di ogni genere e prese in giro.
Lascio scivolare l'asciugamano e mi metto la biancheria, poi velocemente infilo i pantaloni e la maglietta arancione.
-Andiamo-. Sussurra afferrandomi per il polso.
Emetto un sussurrò di dolore, che stupido uomo è mai questo?
Mi ha stretto proprio sulla ferita e il dolore è aumentato, ma non è un dolore che mi fa star bene.
Quello lo provo solo se me lo auto infliggo.
Stiamo percorrendo il corridoio per raggiungere l'aula in qui dovrò assistere ad una riflessione , così mi ha detto il signor Braisconi.
Sento delle urla tremende, assordanti.
Povera ragazza, sta gridando, chissà cosa le sta accadendo.
Ancora scale, una volta superato il corridoio vi sono ancora delle scale, sulle quali parti però non ci sono appesi quadri.
Poi finalmente finite , ci ritroviamo davanti ad un'aula composta da circa trenta sedie, un professore ed una lavagna.
-Ti presento serena, Serena clark-.
Dice Lo psicologo avvicinandosi a colui che dev'essere l'insegnante.
-Finalmente una giovane ragazza.
Piacere mio Signorina Clark, io sono solo un umile professore di scienze umane, più precisamente Devinson-.Dice bacandomi una mano.
-Scelga un posto qualsiasi-. Mi giro e senza guardare nessuno in faccia raggiungo il primo posto libero.
Perché sono l'unica con la tuta arancione?
Perché hanno tutti la tuta grigia o nera?
Il dottor. Braisconi scompare lasciandomi sola.
-Allora ragazzi, stavamo parlando giusto di amore.
Continua Alice e scusa per l'interruzione-.
Inizia a parlare una ragazza con la divisa nera, ha i capelli rossi ed è piena di lentiggini.
-Stavo giusto dicendo che secondo me l'amore è ciò che dà senso alla vita, senza amore non si vive.
È improntante trovarsi un compagno-. Scuoto la testa e per sfortuna il professore mi vede.
-Non sei d'accordo Serena?-.
Io continuo a scuotere la testa.
-Vuoi dirci perché?-. Domanda sfoggiando un sorriso.
Io mi alzo e la guardo.
-L'amore non esiste è l'effetto prorompente
di dottrine moraliste sulle voglie della gente,
è il più comodo rimedio alla paura
di non essere capaci a rimanere soli.
È una favola che si spezza quando una persona muore-.
Urlo.
-Serena , allora, vuoi dirci perché stai scuotendo la testa?-.
Ancora, ancora, ancora una volta.
Immagino di rispondere ma rimango ferma in silenzio.
Che inutilità stare qui penso per poi alzarmi ed uscire dall'aula.
Dalle finestre vedo il giardino, cerco un modo per raggiungerlo e fortunatamente trovo subito una porta in vetro che collega all' immenso prato diverso da quello che si poteva vedere dalla finestra nella mensa.
Questo è luminoso, colorato.
Abbondano profumi floreali e alberi dalle grandi chiome.
Corro, corro velocemente con le gambe che non reggono e il fiato corto.
Corro facendo passare l'aria fresca fra i miei capelli.
Corro cercando di lasciarmi tutto ciò che odio alle mie spalle.
Corro per cercare di dimenticare.
Ma poi vengo fermata da una rete di ferro che vieta di superare quella determinata area.
Mi siedo sotto un albero e appoggio la schiena contro il tronco .
Emetto qualche ansimo per la fatica.
-Cavolo sei veloce-. Non ci credo, ancora una volta lui.
Il ragazzo strano è qui di nuovo davanti a me.
Con il fiatone ed una mano appoggiata sulla testa.
-Bene ragazzina, adesso visto che vorresti stare sola ci penso io a farti compagnia.
Beh, sicuramente stare con te è migliore che passare del tempo a parlare d'amore-. Ridacchia sedendosi troppo vicino a me.
-Se scappi questa volta ti seguo, quindi non ci provare-.Sussurra
![](https://img.wattpad.com/cover/114383853-288-k32152.jpg)
STAI LEGGENDO
•Borderline•
Romance•Serena a soli 14 anni subisce una grave perdita, una malattia si porta via sua sorella Chiara, con la quale era sempre stata molto legata. La morte di Chiara provoca in Serena un gravissimo disturbo post traumatico. Serena inizia a smettere di viv...