•Aiutami•

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Un ondata di vento gelido attraversa i nostri corpi, l'aria è così fresca che sembra irrigidire le nostre ossa.
Il cielo è di un colore pesca tipico del tramonto, basta un solo sguardo per sentirsi scaldati e le sfumature visibili non sono contabili.
-Che meraviglia -. Mormora Christian posando la testa sulle ginocchia e strappando qualche filo d'erba.
Restiamo fermi in silenzio a fissare lo spettacolo che la natura ha deciso di mostrarci, incantanti come bambini a fissare i più piccoli dettagli.
Per qualche attimo perdo la concezione del tempo e dello spazio, mi sento più sollevata.
-Vedi infondo la vita non è così brutta come pensiamo, tutto ciò che ci circonda è incredibile.
Forse dovremmo sentirci grati, infinitamente felici.
Noi possiamo ancora respirare,guardare, toccare, insomma fisicamente stiamo benissimo mentre ci sono persone sfortunate, le quali soffrono a causa di impedimenti fisici, loro magri vorrebbero una vita come la nostra ma non possono e noi la rimpiangiamo-.
Dice tutto d'un fiato, preoccupato della mia reazione.
Infondo ha ragione ma non del tutto, io fisicamente problemi gravi non ne ho ma...
Ma la mia mente è così distrutta, ormai non è più in grado di ragionare normalmente.
Ho un pensiero fisso che mi attira, la morte.
-Sai io non so la tua storia, non so cosa tu abbia passato, ma in te la sofferenza si vede, si sente.
Ti vedo fragile e non ce la faccio, anche se non ti conosco mi dispiace.
Da quando sono qui nessuno ha provato ha suicidarsi prima di una settimana, a te è bastato un giorno.
E...e lo so per la divisa arancione , ma anche per la doccia di oggi....insomma.
Gli ho visti...i polsi-.
Vorrei alzarmi e scappare, tapparmi le orecchie e urlare per non sentire.
Ma no, non lo faccio e stranamente rimango a sedere ad ascoltare ciò che continua a dire.
-Tu mi ricordi tremendamente me, sembri il mio riflesso e questa volta posso starne certo, voglio aiutarti, farti stare meglio.
Con me non ci sono riuscito del tutto, ma con te...tu sei un come un foglio bianco, anzi sei come un foglio nero sul quale forse posso disegnare dei colori-.
Sono sempre stata una ragazza emotiva e sensibile ma adesso queste emozioni sono salite alle stelle, si sono amplificate.
Non capisco per quale motivo lui voglia aiutarmi, ma sono sicura di aver odiato le persone che hanno provato a farlo, mentre in questo momento sento che sia la cosa giusta.
Sono arrivata al limite del sopportabile, o mi ammazzo o combatto, combatto contro i miei pensieri più oscuri, le miei paure, le mie ansie, i miei sensi di colpa.
La scelta è difficile perché io non credo di essere in grado di farcela ma dentro la mia testa si accende una lampadina.
Io so la verità, so che non ho colpe della morte di mia sorella, una malattia mostruosa l'ha uccisa non io, ma comunque mi sento colpevole, perché non ha ucciso me.
Perché tra le due ha scelto lei, la più onesta, la più sincera, la più educata, la più gentile.
Lei che ha lottato fino all'ultimo, lei che voleva vivere.
Le che ci sperava.
Piango perché per la prima volta riesco ad avere una visione realistica di quello che è accaduto.
Singhiozzo e dopo due anni emetto la mia prima parola.
-Aiutami-. Dico guardandolo con occhi lucidi, bagnati ed estremamente spaventati,disorientati.
Rimane quesi perplesso, forse è scioccato, non si aspettava che parlassi.
La bocca quasi spalancata e lo sguardo significativo di qualcuno che si capisce, così iniziò il nostro percorso.

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