Prima di aprir bocca riflettei profondamente, non parlavo da tanto..Christian era un motivo valido per farlo ?
Mi domandai.
Certo, lo era eccome.
Mi indirizzai verso le cucine, li trovai l'uomo delle pulizie, forse l'unica persona dopo Christian che mi stava simpatica e con la quale avevo stabilito un rapporto.
Era un uomo sulla mezza età, con un passato poco felice come tutti noi ed un presente non soddisfacente.
Nonostante ciò era sincero e cercava di aiutarmi il più possibile, pure a nascondere il cibo.
Canticchiava sfregando il moscio sul pavimento con un'aria allegra e leggera.
-Mark-. Urlai per farlo smettere.
-Serena , finalmente parlate, anche se i bigliettini erano adorabili-.
Durante le due settimane in cui Christian era mancato mi ero inventa un metodo per comunicare, i bigliettini in cui scrivevo tutto ciò di cui avevo bisogno, mi sfogavo e esprimevo.
Lo psicologo non era per niente contento di questo metodo, passavamo le sue ore di terapia in silenzio perché voleva che parlassi.
Lo stesso vale per le ore di lezione, ero praticamente assente, ascoltavo e basta.
Ma gli argomenti erano banali e noiosi.
-Beh, ho una bocca stranamente-. Scherzai.
-Potresti farmi un favore ?
Avrei bisogno di sapere dove si trova Christian-.
Lui posò il moscio.
-Ma certo, reparto rosso stanza tre-.
Io rimasi perplessa.
-Rosso?-. Non ero a conoscenza del reparto rosso stranamente.
-Oh, cavoletti.-. Bofonchiò tra se e se prima di tirare su con il naso.
-Forse non avreste dovuto saperlo ma io ho la lingua troppo lunga e non riesco mai a stare zitto-.
Sbuffo appoggiandosi una mano sulla testa.
-Il reparto rosso è a voi sconosciuto, lì vengono mandate le persone da sedare periodicamente-.
Spalancai gli occhi.
-Sedare?-. Sussurrai.
-Vedi mia cara-. Disse avvicinandosi al mio orecchio.
-Il ragazzo è pericoloso, per se stesso ma anche per li altri-.
Io scossi la testa.
-Non mi interessa, lo devo assolutamente vedere, la prego Mark-. Chiesi facendo una faccia dolce il più possibile.
-Non posso Serena, sono tremendamente dispiaciuto ma non posso-.
Rimasi una decina di munti a convincerlo, non ci volle molto.
-Va bene,non lo dirò a nessuno e domani a colazione mangerò-.
-Povero me, cosa mi tocca fare-. Io sorrisi.
-Monta velocemente sotto il carrello, cerca di non fiatare, se mi scoprono sono un uomo morto-. Mi piegai tutta per entrare sotto il carrello delle pulizie.
-Menomale che sei minuta sennò il piano non avrebbe funzionato-.
Mi coprì con un telo ed iniziò a fischiettare fingendosi spensierato.
Attraversando il corridoio passarono varie infermiere, tutte salutarono ma non si accorsero di niente.
Entrammo dentro l'ascensore che lentamente ci portò al terzo piano, sfortunatamente essa si fermò per far salire un uomo.
-Buonasera Mark-. Disse.
-Buonasera Dottore-. Rispose.
Dal piccolo spazio creatosi fra di me e il telo, intravidi un paio di scarpe avvicinarsi al carrello.
Mi tappai la bocca con la mano cercando di non respirare, fiatare
-Com'è che oggi salite in due?-. Chiese l'uomo.
Mark tossì leggermente.
-ehm cosa signore ?-. Disse Con tono preoccupato.
-Beh, non far finta di niente furbacchione-. Rispose il dottore ridendo.
-Non capisco-.
Stavo per svenire dall'ansia, si ero una ragazza, mi correggo, sono una ragazza totalmente ansiosa.
-Ahaha Mark hai messo su un bel pancione, sei incinta?-.
Non commentai neanche mentalmente per la battuta, rimasi scandalizzata, era veramente brutta.
-Ohh ahahah, si da circa nove mesi ma non si decide a nascere-. I due scoppiarono a ridere finché finalmente l'ascensore si fermò una seconda volta.
-Pulizie nel piano rosso?-. Domandò l'uomo.
-Eh si, che fatica-. Rispose Mark facendosi avanti con il carrello.
-Lei invece?-.
-Io sono di turno, la sera i tre finiscono i sedativi, la notte devono passarla senza-.
Mark si fermò d'un tratto.
-Come faccio a lavare le stanze?
Se mi aggrediscono?-.
Chiese.
-Non ti preoccupare, non hanno abbastanza forze per farlo-.
Ne ero sicura, Christian non avrebbe fatto del male ad una mosca, figuriamoci ad una persona.
-Io mi fermo qui, non entro nel reparto.
Per stasera sei l'ultimo ad entrare quindi una volta pulito esci velocemente e richiudi a chiave ogni stanza chiaro?-.
-Si signore-. Rispose seriamente Mark.
Sentii il rumore delle chiavi girare nella serratura, in seguito il rumore di una porta chiudersi alle nostre spalle.
-Esci velocemente Serena-.
Così feci, mi tolsi il telo e facendo attenzione a non sbattere contro il carrello mi alzai.
-Grazie mille Mark-. Sussurrai.
Dalla parete afferrò una chiave, percorremmo il corridoio e finalmente difronte a me trovai la sua stanza, la camera 3, corridoio rosso.
-Sei sicura di voler entrare da sola?
Te la senti?-. Mi domandò Mark per la terza volta.
Io affermai un sì, convinta.
-Non mi aspettare, torno da sola-.
Posai le mani sulla maniglia per poi aprire la porta e richiuderla subito dopo.
-O mio Dio Christian-
Lo vidi a pochi passi ds me, sdraiato, con le braccia e i piedi legati lontani dal corpo esile.
Corsi velocemente da lui che mi guardò tristemente.
-Perché tutto questo ?-. Chiesi cercando di liberarlo.
-Mi vogliono curare, pensano che io sia pazzo-.
Lo guardai meglio e mi ricordai quanto mi erano mancati quei suoi occhi così dolci, i lineamenti marcati, i capelli scuri.
Finalmente riavevo il mio amico.
-Stronzi, non capiscono niente loro, di quello che passiamo-.
Risposi riuscendo finalmente a liberargli i polsi.
-Christian-. Sussurrai sentendo un brivido percorrermi.
Passai una mano sui polsi, pieni di tagli, ma non come i miei, tagli su tagli, centinai di migliaia, tutti recenti.
-No-. Iniziai a sentirmi gli occhi lucidi, passai a guardare l'altro polso sperando di trovarlo vuoto.
Ma il destino volle il contrario.
-Oh Gesù, cosa ti è successo, cosa ti sei fatto-. Singhiozzai sentendomi terribilmente colpevole di ciò.
Lui si tirò su di scatto emanando un gemito di dolore quando si ricordò di avere le cavigliere.
-Rispondimi-. Urlai con tutta la voce che avevo messo da parte in quelle settimane.
-Non eri tu il ragazzo che cercava di farmi capire dove sbagliavo?
Quello che capiva cosa era giusto e cosa no?-.
Dissi restando dietro di lui a fissargli le spalle.
-Non sono perfetto cazzo-.
Gridò sbattendo le mani contro il lettino.
-Io sono un fottuto disastro, sono malato Serena, io sono malato-. Avanzai liberandogli le caviglie.
-Legami, Ti prego legami, non voglio farti del male-.
Io montai sul lettino e afferrai il suo viso tra le mie mani.
-Tu del male a me?
Tu non potrai mai farmi del male.
Tu puoi solo farmi stare meglio, Christian, tu sei una persona buona-.
-Io non sono buono Serena, smettila di dire cazzate-. Rispose girandosi.
-Adesso basta con questo atteggiamento, non ti riconosco più-.
-Lasciami in pace, non mi rompere le palle vattene-. Mugolò.
-Ti ho detto di smetterla Stronzo-. Gridai.
-E guardami in faccia quando ti parlo bimbetto-. Mi guardò sbalordito, con la faccia rossa dalla rabbia.
-Cristo vaffanculo stronza-. Rimasi senza parole, quello non era il Christian che conoscevo.
-Deficiente-. Ribattei rimanendo immobile a sfidarlo con gli occhi.
-Troia-. Disse spalancando gli occhi.
-Cosa?
Troia a me?
Ma come ti permetti.
Sei un bimbetto ingrato che sa solo fare l'offeso, uno stronzo bipolare del cazzo, incoerente e egoista.
-Cristo stammi lontana o giuro che ..
Giuro che-.
Di proposito mi avvicinai al suo corpo, con la rabbia che si moltiplica ogni volta che apriva bocca.
-giuri che?-. Gridai infuriata.
Una mano mi accarezzò la schiena, lentamente, mentre un'altra mi avvicinò al corpo del ragazzo.
I nostri sguardi si incrociano un'altra volta, un misto di rabbia e stupore ci invase entrambi.
______
Eccomiii, lo so , lo so.
Non sono stata assente, di più 😔
Mi dispiace tantissimo ma non sono riuscita a continuare per problemi personali, ora mi sono ripresa e sono tornata.
❤️Vi prego di farmi sapere se vi interessa che continui, commentando o lasciando una stellina❤️
Grazie milleee💓
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•Borderline•
عاطفية•Serena a soli 14 anni subisce una grave perdita, una malattia si porta via sua sorella Chiara, con la quale era sempre stata molto legata. La morte di Chiara provoca in Serena un gravissimo disturbo post traumatico. Serena inizia a smettere di viv...