Mi guardò intensamente, come mai aveva fatto, fu diretto.
Si avvicinò sempre di più a me ma poi d'un tratto si fermò.
-No, non è giusto, non devo-. Disse tremando mentre delle lacrime attraversano il suo viso candido.
-Cosa non è giusto?-. Risposi aggrottando le sopracciglia.
-Io provo dei sentimenti strani nei tuoi confronti-.
Sussurrò.
In quel momento fantasticai il più possibile, evidentemente anch'io provavo qualcosa ma nessuno dei due voleva ammetterlo.
-Provo sentimenti che non dovrei provare, penso cose che non dovrei pensare-. Io scossi la testa.
-Sono egoista, non penso al bene delle altre persone, perché non riesco nemmeno io a stare bene.
Sono una persona di cui non si dovrebbe mai fidare nessuno, non credo in me stesso perché fin da piccolo sono sempre stato un fallimento.
Odio il mio essere.
Odio tutto ciò che mi circonda.
Tutte le persone false e ipocrite che esistono e che non smettono mai di infastidirmi.
Sono complicato, mentalmente instabile, non riesco a smettere di pensare, penso ripenso.
Ma perché ?!
Perché non sono nato privo di cervello ?
Ansi perché sono nato?
Sono un deficiente.
Ma lo sai qual è la cosa peggiore?
Che pure i deficienti provano dei sentimenti e...-.
-Basta-. Urlò scoppiando a piangere, si staccò da me e si sedette sul lettino per poi batterci le mani ripetutamente.
Piangeva in modo soffocante, avevo paura, paura che potesse farsi ancora del male.
Iniziò a torturarsi i polsi stringendoli e graffiandoli con le mani.
Poi si graffiò il collo e iniziò a fare pressione su di esso.
-Smetti -.gridai avvicinandomi a lui.
-Perché dovrei smetterla?
Per quale motivo?
Io sono un illuso Serena, sono un illuso.
Inutile.
Sono inutile-.
-Sono un disastro.
Vergogna della società-. Gridò, così forte che mi tappai le orecchie.
-Zitto o ci scopriranno-. Sussurrai.
Ma lui non mi ascoltava più.
Delirava, mentre strane parole gli uscivano dalla bocca.
Senza pensarci due volte mi feci prendere dalla situazione, doveva stare in silenzio.
Il cervello mi si spense a pensai in un modo completamente diverso dal solito.
-Adesso basta-.gli tappai la bocca spingendo la sua testa sul cuscino e il suo corpo sul lettino.
Ansimò diventando in un secondo rosso.
Piano piano smise di urlare, il suo battito cardiaco si regolò e aprì gli occhi.
Il suo sguardo , la tentazione di sfiorare quelle labbra.
Staccai la mano dalla sua bocca e non mi trattenni, fiondai su di lui.
Strinsi il suo viso fra le mie mani e appoggiai le mie labbra sulle sue.
Mi invase un'emozione stupenda una serie di palpitazioni forti.
La sensazione di cadere nel vuoto ma di essere afferrata.
Sentivo qualcosa di assurdo e inspiegabile, come se la sua anima si fosse unita alla mia, come se tutto il dolore e tutti i pensieri negativi fossero spartiti.
Come se la sofferenza non fosse mai esistita.
Avevo sempre visto i baci dei film, quelli pieni di passione, di sussurri e di silenzi, quelli che ti scaldavano il cuore solo a vederli ma non credevo che fossero reali.
In quel momento capii che lo erano eccome se lo erano.
Ero felice, ero contenta, ero emozionata, ero confusa.
Ero viva, e sentivo la vita scorrere attraverso le mie vene.
Sentivo la musica nella mia testa causata dallo scorrere dei fiumi dal rumore delle foglie ma soprattutto dalla pioggia.
Quella musica mi portò in un'altra dimensione che favorì la produzione di pensieri postivi.
Lui aveva qualcosa, qualcosa che mi faceva sentire diversa.
Diversa dalla ragazza buia, triste, depressa, sola.
Mi faceva sentire me, la vera me, quella che era sparita con la morte di mia sorella.
Avete presente i fiori?
Ansi, le rose, ma non quelle rosse.
Quelle bianche.
Immaginatevi quei petali così delicati, sotto la pioggia, sotto i tuoni.
Un tuono colpisce la pianta e il fiore viene spazzato via.
Passano i mesi e finalmente arrivata la primavera.
Dalla terra spunta qualcosa, una piccola foglia verde.
Esatto, mi sento come quella rosa bianca, pronta a rinascere e a fiorire con il giusto tempo.
A splendere sotto il sole.
Il bacio durò un infinità di tempo, non so precisamente quanto ma ebbi il tempo di mettere a chiaro le mie idee e di capire cosa provavo.
-Fantastico-. Sussurrai staccandomi per prendere fiato.
Cris sorrise, lo vidi, il suo sorriso, i suoi occhi.
La luce che emanavano, tutto era così strano, non capivo.
-Oddio cosa ho fatto, forse...forse non dovevo-.
-Perché hai questa espressione?-.
Lui rise così tanto che si piegò in due sotto di me.
-Cris cristo, perché fai così ?
Non ti è piaciuto?-.
Lui tornò serio, mi accarezzò con il palmo della mano e mi scostò i capelli dal viso.
-Sei bellissima-.
Disse tracciando linee immaginarie sul mio viso.
Mi coprii con le mani.
-Non è vero e non lo dico per farmi ripetere che sono bella ma perché lo penso -.
-Tu non capisci e sei bella pure per questo.
Vedi qual è il problema... tu non sei solo bella..sei molto altro.
Sei una ragazza fantastica, fidati non lo dico a tutte.
Ansi non l'ho mai detto a nessuna.
Non ho mai provato quello che provo per te in questo momento ...per nessuna.
Stavo per avere un altro attacco di panico ma tu, tu Serena hai fatto qualcosa di pazzesco.
Mi hai risvegliato, non capisco come ma mi hai fatto molto più effetto di tutte quelle medicine.
Tu sei il mio opposto, sei forte dentro, sei fortissima, hai molto più coraggio di me.
Mentre fuori appari a chi ti guarda...debole ma io, io avevo visto in te qualcosa di diverso.
Non ti ricordi perché eri svenuta ma quando sei arrivata qui io mi trovavo a sedere sulle scale dell'entrata dell'edificio.
Ho sentito la sirena tipica dei nuovi arrivati in piena crisi e che quindi devono essere soccorsi.
Mi sono alzato ed ho visto scendere dall'ambulanza una ragazza, sdraiata su un lettino proprio come questo su qui siamo sdraiati noi adesso.
Respirava attraverso un pompa, era pallida, magra, aveva occhiaie pesanti ma nonostante tutto qualcosa nell'espressione del suo viso mi diceva che era forte.
Le mani chiuse in un pugno, le sopracciglia aggrottate.
Stavi combattendo ne sono sicuro, combattevi per la vita.
I tuoi genitori piangevano, tua madre gridava e cercava di starti vicino.
Tuo padre la trattenne, si guardarono per poi abbracciarsi.
Erano tristi ma sapevano che ce l'avresti fatta.
Io di nascosto ti seguii, e quando gli infermieri lasciarono la stanza, io entrai.
Mi avvicinai a te, mi sembrava di conoscerti, non so per quale strano motivo ma eri simile alla ragazza che sognavano di notte.
Le assomigliavi in maniera esagerata, mi spaventai quasi.
Decisi che avrei dovuto conoscerti, me lo promisi e lo feci.
Ma poi iniziai a sentirmi male, cercai di trattenermi.
Di far finta di niente ma le cattive sensazioni tornarono e si fecero sempre più dure e difficili da affrontare.
Quella sera, in qui mi sono fatto del male non è stata assolutamente colpa tua.
Io sono malato tu non c'entri.
Tu sei quel che poco di buono mi è capitato, per questo ho paura, paura di perderti com'è successo con mia madre.
Sei troppo per me-.
-Mamma, papà, Chiara, tengo tantissimo a loro-. Ansimo.
-Davvero hai assistito alla scena del mio arrivo?-. Chiedo sbalordita cercando di trattenere le lacrime.
Lui annuisce.
-Sai, molte volte mi comporto come non dovrei, loro hanno sempre fatto tanto per me ma io non sempre gli sono riconoscente.
Ma questa volta lo ammetto, hanno fatto la
Cosa giusta, hanno deciso per il mio bene di affidarmi ad una casa di cura.
E Cristo gli ringrazio, gli ringrazio perché ho conosciuto una ragazzo , che parla tanto bene di me, che mi descrive come una persona forte ma che non capisce da dove deriva la forza di quella ragazza, non capisce che la sua fonte è proprio lui.
Tu mi hai dato vita, mi hai fatto ragionare, in questo mese mi sei mancato tremendamente.
Pensavo di non farcela più ma poi sei tornato e in me è rinato l'interesse per la vita.
Christian io credo che noi siamo due persone molto simili, fargli e forti allo stesso tempo ma che hanno bisogno di supporto l'uno dall'altro.
Quindi io non ti lascerò nemmeno se mi obbligherai, perché non farei solo del male a te ma anche a me stessa-. Mi posa di nuovo una mano sulla schiena ma
Questa volta non si ferma.
Mi fa scivolare su di lui e mi bacia una seconda volta.
Cadiamo di nuovo, insieme, nel nostro mondo.
Qualcosa ci lega, qualcosa di tremendamente forte.
Forse al di là del naturale, al limite del possibile e del descrivibile.
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•Borderline•
Romance•Serena a soli 14 anni subisce una grave perdita, una malattia si porta via sua sorella Chiara, con la quale era sempre stata molto legata. La morte di Chiara provoca in Serena un gravissimo disturbo post traumatico. Serena inizia a smettere di viv...