-Buongiorno-. Sento una voce lontana, è molto dolce e delicata.
Mi rigiro e mi tappo le orecchie con il cuscino.
-Svegliati!
È l'ora della colazione, non vorrai mica fare tardi?
Devi mangiare per avere forze-. Sono ancora assonnata e non riesco a capire cosa stia succedendo.
Mi gira la testa e sono molto confusa, stropiccio i miei occhi con le mani e poi cerco di aprirli.
Inizialmente vedo tutto sfocato ma poi metto a fuoco l'immagine davanti a me.
Una ragazza sorridente vestita di arancione mi sorride.
-Ti prego cambiati, se viene qualcuno e ti trova senza la divisa ti punirà.-. Dice restando in piedi davanti al mio letto.
Adesso riesco a ricordare meglio, so dove sono.
Nel dormitorio e la ragazza che ho davanti è Meri.
Annuisco a prendo la divisa che avevo piegato e appoggiato sul comodino che affianca il letto.
La indosso velocemente e poi ripiego la camicia da notte, che mi ha regalato la ragazza ieri sera.
-Sei troppo pallida, come stai?-. Mi domanda quasi preoccupata, accarezzandomi lentamente il viso.
Devo ammettere che non sto per niente bene, ho troppe vertigini, giramenti continui e ripetuti , che non vogliono smettere, mi sento irritata e terribilmente debole.
Solo alzarmi dal letto mi affatica.
-Tu hai qualcosa, me lo sento-. Io scuoto la testa, sto male ma non sono malata.
-Ascoltami bene Serena, io non posso venire con te a fare colazione, sono costretta a rimanere qui poiché sono di terzo grado-.
Non capisco cosa intenda per terzo grado,così decido di sussurrare un "è?".
-Che stronzi, non sai niente presuppongo.
Perché non spiegano mai nulla ai nuovi arrivati?
Non è giusto-. Biasima per poi schiarirsi la voce.
-Adesso non posso spiegarti niente perché mi stanno per venire a prendere, devono portarmi in terapia intensiva, però fammi un favore, vai in sala e chiedi alla prima persona che incontri, di spiegarti come funziona qua dentro-.
Io accenno un si.
Un forte rumore mi invade le orecchie dalla porta entrano due uomini molto robusti.
Quando li guardo mi accorgo che delle cinquanta persone siamo rimaste solo io e Meri, credo che stiano facendo tutti colazione.
-Sono quelli della terapia, hanno già preso mat e adesso tocca a me, mi raccomando fai la brava.
Se hai bisogno del bagno lo trovi prima delle scale, sulla sinistra-.Mi abbraccia una seconda volta.
-Quando torno ti spiego tutto, promesso-.
-Non disturbare la ragazza Meri, andiamo-. Dicono prendendola per i polsi.
-E tu cosa aspetti?
Scendi immediatamente a fare colazione-.
Mi ordinano rigidamente.
Quando escono decido di scendere anch'io e di recarmi nella mensa, ho bisogno di parlare con Christian.
Lascio il dormitorio e mi reco nel bagno.
Quando vedo la mia immagine riflessa allo specchio quasi mi spavento, mi domando con quale coraggio abbiano potuto farmi dei complimenti.
Sono bianca, per la precisione giallastra, ho delle borse gonfie e scure, quasi violacee.
Le labbra chiare e i capelli... i capelli secchi e arruffati.
Sono uno spettacolo...uno spettacolare disastro.
Un esempio vivo di donna preistorica, sembro un'anziana decrepita a soli sedici anni.
Mi lavo il viso con acqua gelida e poi mi soffermo a fissarmi le mani.
Cinque stecchini di legno, le unghie corte e deboli.
Alzo leggermente la camicia e scopro i polsi...mi sono dimenticata di cambiare la garza.
Inizio a toglierla lentamente e rimango amaramente scioccata alla vista dei tagli.
Sono stati cuciti, una zona così delicata è stata attraversa da un ago.
Devo aver tagliato una vena, questo spiegherebbe la mia debolezza dovuta alla perdita di molto sangue.
Passo un dito sulle ferite più volte appoggiandolo su lunghe linee viola e rosse.
Lo sento, il battito cardiaco, l'unica cosa di cui potrei fare a meno ma allo stesso tempo l'unica cosa che non mi abbandona.
Prendo della carta igienica, fascio le ferite, poi tiro giù la maglia ed esco velocemente.
Secondo le scale sorpassando la porta in metallo che è stranamente aperta.
Poco dopo arrivo in mensa e tra tutti lo noto.
Christian è in piedi e sta parlando con diverse persone.
Mi avvicino.
Gli tocco la spalla con la mano e lui si gira di scatto.
-Ragazza misteriosa o ancora meglio, fuggitiva?-. Lo prendo per la mano e lo allontano dal gruppo.
-Ei aspetta, devo fare colazione-. Sussurra prima che sorpassi la porta di uscita.
-Tu mangi?-. Domando.
-Certo che mangio, tu no?
Ho già preso una bellissimo vassoio pieno, ma non solo.
Vedi quel posticino a sedere?
Quello un pochino isolato?
L'ho riservato per noi-. Dice soddisfatto trascinandomi fino a lì.
Lui si siede e io mio posiziono davanti a lui.
-Che ben di Dio-. Dice odorando il piatto dove vi è una brioche calda.
-Se vuoi la mia brioche basta dirlo-. Ridacchia guardandomi.
-No grazie.
Vorrei farti delle domande, posso?-. Chiedo cercando di guardare altrove, cercando di evitare il cibo, un mio grande nemico.
-Certo che puoi ma non mi dire che non vuoi mangiare niente-. Pronuncia spalancando la bocca.
-Ho già fatto colazione-.
Finisco la frase e poi stranamente mi colpisce un altro giramento di testa molto forte, questo non solo mi produce dolore.
Mi fa entrare in una specie di vortice, dove tutto sembra sparire.
Vedo un Christian sorridente che pronuncia alcune parole ma non lo sento.
Questo che sto provando non è un attacco di panico, non ho paura , provo solo dolore fisco.
Nausea e crampi allo stomaco da togliere il respiro.
Inizio a vedere tutto grigio, Christian mi sventola le mani davanti.
Poi il dolore mi fa sua e io non resisto più.
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•Borderline•
Romance•Serena a soli 14 anni subisce una grave perdita, una malattia si porta via sua sorella Chiara, con la quale era sempre stata molto legata. La morte di Chiara provoca in Serena un gravissimo disturbo post traumatico. Serena inizia a smettere di viv...