3 luglio '17

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Hai appena terminato un'intervista telefonica per una radio, la stessa che solo qualche giorno fa ha ospitato anche me, e tu eri la sorpresa per me.

Stasera mi avevano chiamato per ricambiare la sorpresa, ma ho dovuto rifiutare.
Dici che si capisce quando due persone si chiamano dalla stessa stanza? Sarei potuto andare in un'altra stanza, ma dai, sarebbe risultato abbastanza ridicolo.
Preferisco aver rifiutato, e aver passato tutto il tempo seduto sulla tua stessa sedia, accogliendo fra le mie gambe, le tue, rannicchiate, in bilico, come il tuo equilibrio, quando rispondevi alle domande cercando di non perdere il filo, mentre la mia bocca era sul tuo collo e tu mi scacciavi con una mano.
Sono un rompicoglioni e mi piace esserlo, ok?

Fabrizio é in Sicilia, domani ha uno stage lì. Io non ti ho avvisata che sarei passato a trovarti, l'ho fatto come un gesto normale, e tu e i tuoi figli l'avete accolto come tale. Normalità pura e semplice.

Dani deve avere qualche linea di febbre, solitamente non va mai a letto prima di mezzanotte, ma ora è già sotto le coperte a guardare la tv in camera sua, tu vai e vieni dalla sua camera, col termometro, tachipirina, bicchiere d'acqua. Non ti fermi. Ogni volta che passi da qui mi sorridi, e mi chiedi sempre qualcosa, ogni volta qualcosa di diverso.
'vuoi qualcosa da bere?'
Ed io ti dico di no.
'ti annoi?'
Ed io ti dico di no.
Poi mi trovi al telefono, mi chiedi chi sia.
'Leo'
Mi dici di salutarlo.
Continui così per un po', poi ritorni e ti siedi sul divano accanto a me. Ti chiedo di Dani e rispondi che sta già dormendo, domani dovrebbe svegliarsi senza febbre, ha solo preso freddo la sera prima al mare.
Hai chiesto a Oli di mettere il pigiama e di chiamarla appena è pronta per dormire. La sua testolina spunta in soggiorno dopo qualche minuto, si stropiccia gli occhi nel suo pigiamino rosso e bianco con Minnie al centro della maglia.
Ha una coda scomposta, che tu le rifai meglio, quando si viene ad arrampicare sul divano in mezzo a noi.
Le chiedi se sia pronta per andare a dormire.
'sì, ma Andreafff mi vieni a raccontare una favolaaaa?'
Cioè, mi chiama con la S moscia e il labbruccio di convincimento, sono già tutto suo.

' di solito lo fa papà, e stasera papà non c'è e mamma le favole me le legge troppo veloce'

'come te le legge troppo veloce?'

'sì fa: c'era una volta blablabla e vissero felici e contenti e ora dormi che è tardi'

Tua figlia ti imita, scoppio a ridere come un pazzo, mentre ti guardo, anche se mi rivolgo a lei

'veramente fa così?'

'siiii va troppo veloceeee'

Rido ancora, facendo scoppiare in una fragorosa risata anche tua figlia, e quindi anche te, anche se scuoti la testa e ci dici che siamo due scemi.

'signorina, sono onorato di leggerle una favola stanotte' dico a Oli, che continua a ridere, mi fa un inchino principesco e mi prende la mano, tirandomi per farmi alzare in fretta.
Tu rimani sul divano, chiedendomi di chiamarti, quando si sarà addormentata.

C'è un qualcosa di intimo e familiare, dell'entrare nella camera dei bambini di notte. Fa un effetto strano, ma bello.
La stanza é illuminata solo da una fioca luce rosa, posizionata contro una parete.

Mi stendo sul lettino di Oli lateralmente con i piedi che penzolano, e Oli si accoccola in braccio, aprendo un libro di favole quasi grande quanto lei. Mi dà carta bianca sulla scelta della storia, non posso non scegliere La Sirenetta. Ne hai parlato poco fa in radio, della tua Ariel sul braccio, e prima di ora non sapevo la sua storia.
Sapevo solo che come Ariel, anche tu hai tutto il mare ma cerchi un pezzo di terraferma.
La leggo piano, come piace a Oli.
Ci mette poco ad addormentarsi fra le mie braccia, dopo qualche sbadiglio e la ricerca di una posizione comoda per poggiare la testolina.
Le si è sciolta ancora la coda, potrei fargliela io, se solo non avessi paura di svegliarla e interrompere la magia.

Ti affacci in camera, ci osservi da lontano, non riesco a vedere bene il tuo viso ma ti mimo di fare piano perché Oli già dorme, e la magia non si deve interrompere.
Rimani lì ferma, guardi prima me, poi lei, poi ancora me, mentre mi scosto piano, posando quel corpicino sul lettino nel modo più delicato possibile, per non svegliarla.

Ti stavi torturando le mani, poco fa, quando eri lei ferma.
La faccia non ti si vedeva, ma le mani sì.

Ti avvicini piano, sei a piedi nudi. Osservi me che infilo tua figlia fra le coperte, insieme al suo pupazzo preferito, hey, mi sono ricordato, vedi?

E mi fissi, seria, ed io stavo per chiederti 'che c'è? Perché mi guardi così?'

E tu mi prendi per mano, attraversiamo veloce il corridoio, mi porti in camera tua. Non lo avevi mai fatto.
Mi fissi e sto per chiederti ancora qualcosa e tu baci. Fortissimo. Fortissimo.

'oi, che c'è?' e tu non rispondi.
Mi baci forte e disperata. E sussulti.
E tremi.

Mi baci e non mi permetti di respirare.
Mi trascini in punti diversi della stanza.
Mi strattoni i pantaloni.
Usi il sesso per non pensare.
Ti conosco.
Usi il sesso per non pensare a cosa, stanotte? Me e tua figlia insieme? Io che faccio dormire tua figlia?
Lo sai, é strano anche per me.
Ma mi viene naturale.
Lo sai?
Mi viene naturale.
Usi il sesso. Usiamo il sesso. Ma poi lo sai.

Poi durante il sesso arriva il momento dell'amore, in cui ti dico di guardarmi.
Di guardarmi sempre.
Mentre crolli.
Mentre vivi.
Mentre muori.
Mentre respiri.
Mentre annaspi.
Mentre ti lasci andare e fatichi a tenere gli occhi aperti e non incrinare la schiena, e buttare la testa all'indietro.
Però mi guardi, con tutta te stessa, mentre te lo ripeto come una cantilena. Solo così si imprime meglio il sesso per amore. Solo con gli occhi tuoi nei miei. E le tue pupille dilatate.

Benvenuta.

E scoppi a piangere perché lo trattenevi già da prima.
E quante volte te l'ho detto che puoi crollarmi addosso quando vuoi?
Quante volte ancora dovrò dirtelo?

Non fare così, che abbiamo ancora Fabriano da affrontare.
Non fare così che abbiamo 5 giorni in Puglia da vivere.

Non fare così.

Che ti conosco.
Che in giorni come questi hai bisogno che qualcuno ti passi le dita nei capelli e ti parli piano.
E ti stringo forte.
E ti chiedo cosa c'é.
E mi rispondi che non vuoi parlarne.

E ti asciugo una lacrima e ti passo le dita nei capelli e ti parlo piano.

Andreas&Veronica || PilloleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora