Alcune sere

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Ti stai addormentando con Muso nel tuo collo, sul mio divano.

Sei stanco dalle prove, me ne accorgo dal tuo essere distratto quando ti parlo e annuisci a caso, voltandoti mentre fai la tua faccia a koala.

Abbiamo cenato tutti e 4, con molto baccano di Oli, con molte chiacchiere tue e molte moine di Dani a me.

Ha fatto una live su instagram, prima, mentre era a danza. Ha risposto alle domande di chiunque, con una naturalezza spaventosa.

Abbiamo cenato col mio silenzio ed il vostro baccano.

Abbiamo sparecchiato fra Dani che mi dice che sono pesante, Oli che sbuffa perché domani non vuole andare a scuola, e tu che ti sei sostituito ai miei silenzi di prima.

Ci ascolti senza fiatare, da fuori potresti sembrare distratto, ma non lo sei. Raccogli tutto, sei attento, accumuli.

Ho paura del tuo accumulare.

Certe sere Oli se ottiene qualche No da me, piange dicendo che vuole il suo papà.

Certe sere come questa devo essere una mamma inflessibile.

Certe sere vorrei che tu non ci fossi.

Certe sere vorrei che tu non vedessi questa mia parte di vita piena di pesantezza e regole.

E da un'ora che finito di cenare e mi sono resa conto che ci sei tu, che non è questa una cena che vorrei fare con te, che io vorrei fare cene sempre belle.

Ho i capricci per i vestiti sparsi a terra, ho le regole infrante dei social, ho orario, ho parole da non dire.

Ti accarezzo una guancia mentre vai sul divano. Mi sorridi e non mi dici 'vieni qui' come fai spesso. Hai instagram aperto, c'è una live di Dani in camera sua. La seconda in un giorno. Dopo tutto un discorso fatto sull'uso improprio dei social a 11 anni.

Lo chiamo, arriva già rassegnato all'ennesimo cazziatone, meritato.

Gli ricordo che ha 11 anni, che chiunque gli scrive, che non puoi gestire questo vortice, che non può dare informazioni personali a sconosciuti, che sono le 23 e dovrebbe essere a letto e non su instagram.

Non mi guarda in faccia e sbuffa, dice "dai mamma, hai rotto". 

Urlo. "Dai mamma hai rotto" non lo dice.

Faccio chiudere la live, spengo Internet.

Va a letto scazzato, non mi dà la buonanotte perché l'ho sgridato, saluta solo te con un flebile "ciao Andre" che tu ricambi.

Sprofondo sul tuo petto, accanto a Muso che dorme, ti dico "scusa", mi chiedi incredulo "per cosa?"

"Per queste cose..."

"È la tua vita"

E mi stringo di più a te.

E mi chiedo come fai.

A volte vorrei chiedertelo ma non lo faccio mai.

A volte è più facile metterti alla prova, piuttosto che sapere perché fai tutti questi sacrifici per me.

Mio figlio a 11 anni dovrebbe stare lontano dai social e andare a letto prima delle 23.

Tu a 22 anni dovresti andare in giro e avere avventure, e se non vuoi le avventure dovresti voler avere una donna con cui stare ogni volta che ti va.

Non ogni volta che puoi.

Certe sere ti sveglio sul divano e ti chiedo di andare via.

Certe sere sei già sveglio e ti caccio.

Ti dico sfinita cose brutte tipo "vattene, non ti voglio più vedere"

E tu fai la tua faccia da koala.

Sventolo la tua coperta per costringerti ad alzarti.

E tu non te ne sei mai andato.

A volte sei dolce, sai che ho paura

"Dai, ho freddo, non fare la scema, buonanotte"

A volte t'incazzi.

Blocchi i polsi.

Mi chiedi perché.

"Perché fai questo"

"Perché voglio vedere se lo fai, se vai via. Io ti capisco se vai via"

"Non lo farò!"

"Ora, ma lungo andare, un giorno ti stanchi e dici basta, non voglio più lottare, non voglio più sentire urla di mamme sclerate, voglio una donna con cui addormentarmi dopo aver fatto l'amore ogni volta che voglio, voglio stare su un letto e non su un divano coi piedi che mi penzolano, lo farai"

"Io amo te, starò coi piedi che penzolano fuori dal divano tutto il tempo che voglio e farò l'amore quando potremo. Vai a dormire."

A volte torno in camera mia rassegnata e sicura che ora, adesso, in questo momento mi ami così tanto da sopportare tutto.

A volte torno dalla mia camera sul tuo divano mio , dove non ti muovi di un millimetro perché tanto mi sdraio su te.

Così ho la certezza che la notte che ti stancherai, non è ancora questa.

A volte ti porto in camera, quando fa troppo freddo, quando sei troppo stanco, quando ho troppo bisogno di sentirti.

Loro lo sanno.

Loro lo sanno.

A loro va bene.

Ma devono avere tempo.

Loro hanno tempo.

Io, a volte no.

Tu sempre.

Se mi aspetti.

Ma stanotte Oli si è messa a piangere perché ha fatto un brutto sogno, ti sei alzato dal divano e sei venuto a controllare, io l'avevo portata già nel mio letto.

Ti ha chiesto di guardare se ci sono mostri a casa, e tu sei andato sul serio a controllare. Ovunque. Per tornare da noi e dirle che non c'è nessuno. E se ci fosse stato qualcuno tu lo avresti ucciso.

In notti come queste dormi nel mio letto senza nemmeno sfiorarmi, con mia figlia al centro.

Così vanno via i mostri.

Quelli di Oli

Ed i miei.

Andreas&Veronica || PilloleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora