And I always say, We should be together

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Non ti sento da due ore.

Siamo stati al telefono per 45 minuti.

Ti ho fatto chiudere perché ti sentivo debole.

Hai stranamente acconsentito.

Non hai fatto storie.

Non ti sei lamentato.

Ho fatto una battuta dicendo che allora stai veramente male.

E tu non hai risposto.

Hai sorriso piano.

Io mi rigiro nel letto.

Instagram.

Poi poso il telefono.

Lo so che non si dovrebbe dormire con il telefono accanto. Ma stasera sì.

Un libro, col segnalibro a pagina 89, di cui non ricordo niente.

Riprendo il telefono.

Whatsapp.

Online.

Ti scrivo.

"Non stai ancora dormendo"

Senza punto interrogativo.

È un rimprovero.

Devi riposare.

Non visualizzi.

Non rispondi.

Che c'è?

Ho paura.

Lotto con l'istinto di chiamarti subito.

Devi stare tranquillo.

Ti devo far stare tranquillo.

Sono io l'ansiosa.

La devo gestire io.

Visualizzi.

Un sospiro di sollievo.

Digiti.

Ti fermi.

Digiti.

"No...se tu non dormi mi aspetti fra dieci minuti?"

Che succede?

Cosa devo aspettare.

È l'1.35 di notte.

"Andre che c'è?"

Non visualizzi più.

Vado in panico.

È chiaramente successo qualcosa.

Che c'è?

Mi impongo di stare calma.

Mi alzo dal letto, il telefono rimane nella mia mano e fisso sulla tua chat.

Vado in cucina.

Bevo dell'acqua.

Ho un formicolìo lungo la mano che sorregge il bicchiere, che quasi barcolla.

L'ansia.

Respiro, forte.

Chiudo gli occhi per qualche secondo.

10 minuti passano così, poggiata con la schiena al frigorifero e lo sguardo sul telefono, che a fissarlo così a lungo quasi mi si appanna la vista.

Penso che ci siano le spunte blu.

Non ci sono.

Ero convinta.

Andreas&Veronica || PilloleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora