È finita.
Il sipario rosso porpora si chiude.
Il pubblico non smette subito di applaudire, aspetta un altro po', prima di prendere borse e soprabiti.
Molti si guardano attorno.
È un gesto che consciamente non ha senso, lo si fa in automatico, inconsciamente ci si vuole ricordare di quella sensazione di fine.
Fine.
È sempre così nostalgico un teatro a fine spettacolo, anche se sono passati minuti, o addirittura secondi, sembra passato sempre più tempo.
Il tempo è relativo, ovattato, soggettivo.
Nel tempo degli ultimi scrosci di applausi, ripenso ai saluti della prima assoluta.
Tempo fa, troppo.
Tanta vita fa, diversa.
Immobile, mi guardo anche io intorno e imprimo in mente il sipario chiuso e mi giro di nuovo, le borse ed i soprabiti stanno lasciando le poltrone.
Le luci più forti.
Immobile, io respiro anche l'aria di questa fine.
Immobile, ho registrato un po' di video, mi tremava un po' la mano. Posto l'ultimo, scrivo qualcosa su, metto una tripla c, non guardo l'ortografia come al solito, scrivo di getto, tutto d'un fiato.
Sto pensando a tutto e niente.
Giuliano.
David.
Il 2013.
Il primo cast.
Il secondo.
Le prime coreografie.
Quelle ricostruite.
L'ansia del primo.
Il rischio del secondo.
I viaggi.
I bambini che erano piccolissimi.
L'adrenalina.
Le prove.
Le risate.
Immobile, una tua mano calda a far solletico sul mio collo.
Sei qui.
Oh. Sei qui.
Tu.
Te lo ricordi, te l'avevo detto durante una lezione, io non te lo so spiegare cos'è per me questo spettacolo. Ma poi te l'ho voluto spiegare lo stesso, e ti ho detto 'vita', e ti ho detto che ti avrei affidato un pezzo del mio cuore per Kissing You, che non c'entra niente con questo musical, ma è Romeo e Giulietta, e ogni forma di Romeo e Giulietta appartiene a me e te, da allora.
Ti sorrido e realizzo che sei qui per me, per la fine.
Tu, che non hai mai fatto parte del cast, sai tutte le canzoni a memoria perché io le canto sempre, sai tutte le coreografie perché sono mie, sai tutto, perché ti annoi a leggere libri, ma io ti diedi Romeo e Giulietta, e tu l'hai consumato. Ci sono le pagine con le orecchie.
Non l'avresti mai immaginato.
Io non avrei mai immaginato te. Qui. Accanto.
Romeo. Per me.
Che ti dico che mi viene un po' da piangere, e sventolo le mani contro la mia faccia che sento calda.
Che mi tendi la mano forte e mi sorridi piano.
Che sei qui per la fine, perché ti sei perso tutti gli inizi.
Che sei qui per non farmi sentire il peso del vuoto, come ogni fine che si rispetti.
Ma aspetti il mio tempo.
Faccio un po' la forte.
Quella che non ne risente.
Quella che sta già pensando ai prossimi progetti.
Quella che non si ferma.
Quella che ti trascina a cena con gli altri.
Quella che ride agli aneddoti dei membri del cast storico.
Quella che agli altri non ne racconta nemmeno uno di aneddoto.
Quella che in mezzo alla gente ti sussurra "dopo questa te la devo raccontare".
Quella che, appena tornata in stanza, si leva i tacchi mentre racconta tutto solo a te.
Quella che si fa trascinare sul letto, mentre ti parla e tu dici di continuare ora così siamo più comodi.
Quella che tanto poi si ferma.
In un sospiro.
Da sola.
Coi suoi tempi.
Nei suoi secondi atti di uno spettacolo che non è ancora finito.
Non mi fermo mai subito per protezione, carattere, quello che è.
Però mi fermo, dopo.
So fermarmi anch'io.
Questa è un'altra cosa che non sapevo fare, agli inizi di quest'avventura.
Ma tu mi fai venire voglia di fermarmi.
Se fermarsi è il tuo petto che mi fa da cuscino.
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Andreas&Veronica || Pillole
Fanfictionnon sono one shot, non sono fanfiction, sono quello che sono