Starfall

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Alec aprì gli occhi: sotto di lui c'era un tappeto fatto di stelle, oltre quello il vuoto più assoluto.
Alzò la testa e rimase accecato dalla luce di altre stelle, una distesa infinita di corpi luminosi che coloravano il cielo scuro.
Anche se era consapevole di camminare a due passi dal baratro oscuro, proseguì lo stesso a passi lenti.
All'improvviso il tappeto scomparve con un fruscio e cadde nell'oscurità più nera, sempre più giù, più giù...La sua velocità aumentava mano a mano e fu allora che qualcosa sotto di lui luccicò, illuminato dalle stelle.
Presto si accorse che quella cosa...O quelle cose erano frecce conficcate nel terreno, a un centinaio di metri da lui.
Si sarebbe schiantato su quelle punte affilate.
Aveva chiuso gli occhi ma qualcosa di incredibilmente luminoso attirò la sua attenzione: sembrava una meteora, una stella cadente che faceva capolino dal cielo notturno e si lanciava nel vuoto...Verso di lui?
Quel corpo era circondato da luce violacea e rossastra e volteggiava nell'aria, lasciando scintille lucenti al suo passaggio, accompagnato da un ronzio.
Due ali, dello stesso colore del cielo, si sollevarono da quella figura sconosciuta: Alec non aveva mai visto nulla di simile, forse era un angelo caduto.
Le punte delle frecce erano più luminose ora, chiuse di nuovo gli occhi...E qualcosa di affilato gli graffiò il braccio.
Prese coraggio e guardò: vide le numerose frecce allontanarsi e quando notò il sangue sul braccio, si accorse di una mano artigliata che gli sollevava il mento all'indietro e poi riconobbe la figura ignota.
Il volto era di Magnus Bane, ma i suoi occhi...Avrebbe potuto giurare di vederci le fiamme dell'inferno dentro.
Non parlava, la sua bocca non si muoveva eppure la sua voce echeggiava nella sua testa.
-Sarò sempre qui, pronto per afferrarti-
Quella frase echeggiò nella sua testa 4 volte, poi un urlo agghiacciante arrivò al suo orecchio e si sentì sprofondare...
Si era addormentato in macchina, e ciò accadeva molto raramente.
Max si era addormentato sulle gambe di Izzy che era sveglia e chattava con qualcuno, forse con Meliorn.
Alec spalancò gli occhi e fu felice di essere ritornato alla realtà, guardò fuori dal finestrino: i grattacieli erano stati sostituiti da prati verdi e alti alberi, segnale che erano quasi arrivati.
Il giovedì fatidico era arrivato, un altro paio di kilometri e sarebbero giunti a destinazione: Il torneo di tiro con l'arco.
-Ci saranno sia Meliorn che Simon!-
-Immaginavo- rispose con la voce di sempre, ferma e senza segno di entusiasmo.
-Dai, andrà bene, anche se non otterrai la coppa con la faretra-
-Non mi spaventa affatto, Izzy.
Con chi credi di stare parlando?-
Accennò un sorriso e la sorella rispose con una pacca sulla spalla.
Quel giorno era restio a non parlare più del solito, quando voleva che una conversazione finisse in anticipo fingeva di essere entusiasto e faceva del suo meglio per sfornare un sorriso convincente...
Non amava sorridere, ecco.
Poco dopo scesero tutti dall'auto, prima di tutti Maryse, la guidatrice, poi Robert, Alec e infine Isabelle che svegliava Max.
Presero la valigia che conteneva i loro vestiti per il giorno successivo e l'arco con le frecce che erano nel cofano, naturalmente.
Entrarono nell'ostello e mentre Robert chiedeva le chiavi della camera, una voce familiare chiamò il nome di Alec
-Ciao, Alexander- Era il professor Bane, seduto ad un tavolino accanto a un vaso quasi davanti l'entrata -Mancavi solo tu all'appello-
Guardò il suo orologio da polso dorato e poi distolse lo sguardo e lo rivolse ai suoi compagni di classe, seduti ai tavolini adiacenti al prof.
-Ehi, il frocetto ha ricordato di portare le frecce?- Due energumeni al fondo gli urlarono, mostrandogli il dito medio -Peccato, perché sarebbe stato bello mettertele...- Ma la frase non riuscì a finirla, il professore lo scrutava e...sorrideva, sì sorrideva mentre sfregava due dita.
-Oh cazzo...Ehm, devo andare!-
Il bullo si alzò dalla sedia e mentre correva via con la mano sulla bocca, i suoi pantaloni bianchi si macchiarono di color marrone, segno di un evidente attacco di diarrea.
Tutti risero, Alec solo leggermente ma era di gusto stavolta.
Dopo la cena tutti salirono nelle proprie stanze, l'indomani sarebbe stata una giornata movimentata.
Il sole era già in alto in cielo quando Alec scese le scale del cortile esterno per dirigersi nel campo dove doveva svolgersi il torneo.
Sugli spalti c'erano tutti, la sua classe, la classe di sua sorella, i genitori dei partecipanti, in fondo sedeva la sua famiglia a fare il tifo, poche file più in basso ecco apparire Jace che si sbaciucchiava con...Clary? Avevano già fatto pace? Sul serio? E sembravano ancora più affiatati di prima in effetti.
In campo c'era lui con altri 5 sfidanti e davanti a loro avevano tutti un bersaglio da colpire.
Un uomo iniziò il conto alla rovescia, Alec prese una freccia dalla faretra e si preparò a scoccarla non appena avrebbe dato il via: davanti a lui tutti, lo guardavano tutti, persino Jace che da lontano gli lanciava uno sguardo di incoraggiamento mentre la testa della rossa era sul suo petto.
Un tiro falso con tutti quegli occhi puntati addosso...
-Non posso fallire, non ora-
Quelle parole se le ripeté nella sua mente a lungo, senza quasi accorgersi che il conto alla rovescia era terminato e i suoi avversari avevano già schioccato la freccia.
Si riprese immeditamente, sobbalzò come appena svegliato da un brutto sogno e con l'ansia in corpo, fece schioccare la freccia velocemente, in una direzione puramente casuale.
La folla sugli spalti urlò, la freccia correva nella loro direzione pronta a colpire qualcuno...
La gente urlò un -Oh- di sorpresa quando qualcuno riuscì ad afferrarla senza farsi nemmeno un graffio: Magnus Bane.
Magnus Bane che fin ora era rimasto nascosto, sepolto dalla folla, si era fatto vivo e aveva afferrato l'arma come fosse fatta di carta.
La sollevò in aria e con un gesto della mano fece riaccomodare gli altri, dicendo di non essersi fatto nulla, poi si voltò verso Alec e gli fece un occhiolino.
La prese come una sfida, lo guardò mentre sfilava un'altra freccia dalla faretra, ignorando completamente gli altri, lasciò andare la corda dell'arco e la freccia finì più in là dal centro.
Guardò il professore che stava mimando la posizione adatta per tirare e notò che la posizione delle mani era diversa.
Provò a seguire il consiglio, ed esultò quando la freccia colpì il centro del bersaglio.
Gli applausi si appropriarono delle sue orecchie, il professore sfoggiò uno dei suoi sorrisi brillanti poi continuò a dargli consigli sulla posizione ideale delle braccia e delle gambe.
Stranamente nessuno si accorgeva dei suggerimenti, tutti gli occhi erano puntati sul campo.
Uno degli avversari aveva eseguito 5 tiri su 5, Alec stava a 3 su 5, probabilmente sarebbe arrivato secondo.
Dopo altri due tiri l'uomo che dirigeva tutti fischiò e tutti si riversarono dagli spalti, Izzy e Max corsero ad abbracciarlo prima che il vincitore fosse proclamato.
Per un paio di punti in meno, ad Alexander Lightwood fu assegnato il secondo posto.
Quella sera, il giovane decise si sedersi all'ombra delle piante nel terrazzo dell'ostello: dai vetri delle finestre si intravedeva un lago in lontananza che quasi si confondeva con il cielo rosato.
Passò una mano sul suo braccio, si stiracchiò le gambe, allungandole sul pavimento di legno.
Avvolse le braccia attorno alle ginocchia e si mise a pensare quando dopo un paio di minuti, la porta alle sue spalle gigolò e subito dopo si chiuse.
Passi echeggiarono sul pavimento e la sua voce vellutata riempì la stanza silenziosa
-Alexander-
Alec non si voltò, conosceva quella voce ormai, la voce che sentiva sempre nei suoi sogni, che lo confortava.
Magnus Bane si sedette accanto a lui, le gambe lunghe raggiungevano la parete a vetri.
-Professore, non dovrebbe essere a sorvegliare le classi?-
-Questo è vero, ma credo che nessuno possa farsi del male se resto lontano da loro per poco-.
Alec osservò i capelli scompigliati e la linea delle labbra perfette -Non si sa mai, con quello lì di prima...-
-Ha avuto la lezione che si meritava-
Girò lo sguardo verso il sole che tramontava
-Cosa?-
-Ah niente, Alexander-
Alec poggiò una mano alla sua destra,per terra, mentre con il bacino si rivolgeva all'insegnante -Comunque la ringrazio, grazie per prima...-
-Come hai potuto vedere sono molto abile a nascondermi-
-Devo ammettere che è vero...Gli altri non l'hanno nemmeno guardata mentre mi suggeriva i passi-.
Ed eccolo sfoggiare un altro sorriso accattivante, seducente, di quelli che sapeva fare solo lui.
-Alec- Posò le mani sulle sue spalle, un tocco delicato e dolce -Non importa la fama, ma te stesso. Non pensare che ottenendo la vittoria, la celebrità, i tuoi amici ti ameranno e i tuoi parenti saranno orgogliosi di te.
Il vero amore non tiene in considerazione queste cose, tutti saranno orgogliosi di te solo della tua persona, alla fine-.
Alec aveva la bocca socchiusa, i suoi occhi erano catturati da quelli di Magnus.
-Comunque grazie, grazie per tutto, io la ringraz...-
Fece per alzarsi ma scivolò e il professore lo prese per la vita...
Le loro labbra si toccarono solo un istante, Alec sentì la morbidezza della sua pelle e...
Gli afferrò la nuca con forza, con bisogno, e assaggiò meglio quelle labbra, con una forza, un impeto che non aveva mai avuto prima.
Si sentiva libero, era come se avesse voluto baciarlo da una vita e finalmente quel sogno si stava realizzando.
Il professore ricambiava completamente, stringendo di più i suoi fianchi e gemendo leggermente quando le mani di Alec gli tirarono i capelli.
Alec si accorse di avere le guance color cremisi quando il professore accennò un sorriso, ancora sconvolto e accaldato da quel bacio, le sue mani ancora su i fianchi di Alec.
-Sei così adorabile quando arrossisci-.

~Buonasera🍬

Ed eccoci arrivati al capitolo dieci, caspita, non l'avrei mai detto.
Quando iniziai a pensare questa storia non me l'aspettavo così lunga.
Era da un po' che aspettavo di scrivere questo capitolo e finalmente ci sono arrivata!
È il mio capitolo preferito in assoluto fin ora, sia da come lo scritto che dalla bellezza dei fatti.

È L'ORA DI SCLERARE GENTEEEE!!😍😍

¡Adiós, Hasta luego!

Professor Bane: Love is like a spellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora