An accident

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(Scuola di Max)

Max,come sempre, amava guardare la prima nevicata dell'anno.
Il Natale era quasi alle porte e doveva al più presto chiacchierare con il fratello per scegliere il regalo più adatto a Izzy, non sembrava difficile, bisognava scegliere tra tre cose: scarpe, profumi o vestiti.
Non appena l'ultima campanella, prima delle vacanze di Natale, suonò, il ragazzino sollevò lo zaino dal pavimento della classe affollata e seguì i suoi compagni fino all'uscita.
In genere usciva alle 16.00 tutti i pomeriggi, orario in cui i fratelli potevano accompagnarlo a casa, siccome mamma e papà erano sempre indaffarati con il lavoro.
Per le vacanze tornavano e Max non vedeva l'ora di rivederli.
Si strinse nel suo cappotto blu quando mise piede fuori dall'edificio: i fiocchi di neve leggeri coloravano di bianco ogni tetto e marciapiede.
Poco più in là c'erano Alec e Izzy: lei con un cappotto rosso cremisi con la pelliccia, e lui indossava un cappotto turchese (cosa piuttosto strana) che gli risaltava il colore gli occhi.
Il giovane attirò la loro attenzione tirando una palla di neve che colpì proprio lo chignon della sorella -Ero stata ieri dal parrucchiere!- Imbronciò il viso, fingendo di essere infuriata per poi, tirargli a sua volta con un mucchio di neve compatto, quando meno se l'aspettava.
-Voglio la rivincita!- il bambino lanciò un'altra palla di neve, che stavolta sbagliò mira e andò a colpire Alec sulla giacca -Ti credevo un tiratore infallibile- Gli restituì il colpo.
-Mamma ha detto che lei e papà sono già a casa- Isabelle sollevò lo zaino dalle spalle di Max mentre camminavano per il marciapiede, lasciando il cortile della scuola in direzione della loro auto.
-Sono arrivati prima del previsto!-
-Visto?- La sorella annuì facendo l'occhiolino.
Il sole uscì dalle nuvole grigie e per un momento abbagliò Alec, che stava guardando verso l'alto, facendogli abbassare bruscamente lo sguardo, poi notò che Max non era più vicino a loro.
Stava correndo verso la fine del marciapiede, dove iniziava la strada -Attento! Potranno investirti!- Era stato il giovane ad urlare, si era inginocchiato accanto a un cagnolino zoppicante.
Accarezzò il suo pelo marrone chiaro, per niente soffice ma spigoloso, sicuramente era un randagio.
Riuscì a sollevarlo data la sua magrezza e piccola stazza, i suoi occhi marroni fissi in quelli di Max -Non provarci più-.
In quel momento il sole scomparve di nuovo tra le nuvole, altre luci, stavolta due, quasi lo accecarono.
Echeggiarono tre suoni distinti: il suono acuto di un clacson, il guaito della povera bestia e l'urlo di dolore di Isabelle.
Le braccia di Alec agirono in tempo, stringendo la sorella, ora a terra, la faccia piena di lacrime.
Il rumore dell'auto di allontanò, portando con sè il silenzio.
Solo silenzio.
Il corpo di Max e del cagnolino erano imbrattati di sangue, immobili.
Qualcuno attraversò la strada di corsa, chinandosi accanto alla ragazza e abbracciandola: Simon Lewis.
-Max...Max...- La ragazza non smise di nominare suo fratello per tutto il tempo, neanche quando arrivò l'ambulanza, pochi minuti dopo.
Il corpo di Max venne preso e messo su una barella, per poi essere caricato sul mezzo.
Isabelle si soffiò il naso rumorosamente e insieme al fratello e a Simon si posizionarono ai lati della barella, mentre tutte le porte si chiudevano e il suono della sirena iniziò.

(Ospedale, sala d'attesa)

-Dov'è?! Dov'è mio figlio??-
Alec alzò lo sguardo, il braccio poggiato sul bracciolo della sedia, e indicò alla madre la porta a pochi metri da lei: c'era disegnato il numero 9.
La donna entrò seguita dal marito e si sedette accanto a lui, il cuore le esplodeva in petto, aveva mille domande.
-No, il proprietario dell'auto non si è fermato-
-La ferita?! Com'è la ferita?!-
Il sospiro si Isabelle accelerò e singhiozzò, coprendosi gli occhi con la mano -smettila! Non voglio ripensarci- Simon non smetteva di guardarla, era così fragile.
Dalla porta numero 9 uscì un dottore con un lungo camice bianco che fece sussultare Maryse e Isabelle, che si alzarono entrambe -Mio figlio...Ditemi, ditemi che starà bene-
-Signora- Il medico si sistemò gli occhiali sul naso adunco, il viso rugoso, i pochi capelli bianchi rimasti gli arrivavano appena dietro le orecchie -Stiamo facendo il possibile, le ferite sono abbastanza gravi- Camminò verso un'altra stanza -Signori Lightwood, potete seguirmi prego?- Maryse e Robert scomparvero dietro una porta bianca.
Alec prese il cellulare e andò sulla lista delle chiamate: doveva avvisare Magnus.
In quel preciso istante il cellulare della mora vibrò insistentemente, aprì la tasca della borsa: era Meliorn.
Non le diede nemmeno il tempo di dire un "pronto" -Tesoro ti va di uscire?-
Se fosse stata dotata di una forza smisurata avrebbe sgretolato il cellulare con la sola mano.
Gli urlò contro, la voce rauca, due lacrime le rigarono le guancie -Tu non ne hai idea...SAI DOVE SONO ALMENO? IN OSPEDALE, MIO FRATELLO POTREBBE MORIRE DA UN MOMENTO ALL' ALTRO E TU...MI CHIEDI DI USCIRE?-
-Oh io non lo sapevo...- venne interrotto bruscamente dall'altra, le lacrime sgorgarono abbondanti -NON TI È MAI IMPORTATO DI ME, SEI UNO STRONZO- Riattaccò e si alzò di scatto -Ho bisogno di aria- A grandi falcate raggiunse il bagno e Simon la seguì, in silenzio.
Magnus rispose dopo pochi squilli -Alec, stavo riposando, che succede?-
-Magnus, mio fratello...È stato investito, sono in ospedale assieme alla mia famiglia...-
-Arrivo- Non gli lasciò il tempo di finire la frase, il tono di voce era strano, così ricco di intenzione...Come se fosse stato in grado di cambiare ogni cosa.

(Bagno dell'ospedale)

Acqua fredda bagnò il viso arrossato di Isabelle, nello specchio circolare sulla parete davanti a lei vide il ragazzo entrare nella stanza.
-Isabelle- Le sfiorò con delicatezza il braccio, accarezzò la sua pelle vellutata che da sempre aveva sognato di toccare e quando gli occhi scuri di lei incontrarono i suoi, le accennò un sorriso di consolazione.
-Guarirà, sento che guarirà-
-Come fai a essere così sicuro, io non...POTEVO SALVARLO E INVECE SONO RIMASTA IMMOBILE DI FRONTE AL SUO CORPO...- Il palmo del giovane le carezzò una guancia e due dita spostarono una ciocca di capelli che le nascondeva l'occhio marrone
-Ti saresti solo fatta del male-
-Ricordo che appena nato lo presi tra le mie braccia, e gli dissi che lo avrei protetto sempre, in tutte le circostanze. Ma sono stata incapace...- Singhiozzò ancora, si sedette sulla tazza del water, Simon non smise di asciugarle le lacrime con un fazzoletto di carta
-Invece sei una ragazza coraggiosa Isabelle...Coraggiosa e amorevole- La ragazza sollevò la testa, i loro occhi si incontrarono di nuovo -Davvero pensi questo di me?-
-Dalla prima volta che ti ho vista-
Gli occhi di lei brillarono, divennero lucidi di nuove lacrime.
Accolse Simon tra le sue braccia, sorrise quando sentì il calore della sua pelle sulla sua: si sentiva protetta...Amata.
-Max starà bene- Le baciò una guancia.

Poco dopo uscirono dal bagno e trovarono Alec esattamente nella stessa posizione di prima, però tambureggiava insistentemente sul bracciolo della sedia.
Si voltò quando li vide arrivare -Ho chiamato Magnus un'ora fa...Ha detto che arrivava,non vorrei gli fosse successo qualcosa-
Simon fece sedere Isabelle, mano nella mano -Succedere qualcosa...A lui? Mi sembra un tipo piuttosto sveglio-
-Già- Isabelle aveva l'aria di sentirsi molto meglio.
A un tratto una porta si aprì e cinque dottori, vestiti tutti di bianco, con una cuffia in testa e con la bocca e parte del naso coperta entrarono nella stanza di Max.
Uno di loro era parecchio alto se comparato agli altri e sembrava anche molto più giovane.
-Lo opereranno...-
Alec mise un braccio attorno alle spalle della ragazza -Speriamo bene-
Stringeva ancora la mano di Simon.
La porta dove era Max si aprì di nuovo, uno dei dottori parlò, quello più alto -Se potete aspettare fuori, ho bisogno di concentrazione- Gli altri ubbidirono immediatamente, come marionette appese a dei fili.
-Ma cosa fa? Dovete lavorare in gruppo!-
Un medico barbuto si voltò verso loro, i suoi occhi luccicavano come sotto l'effetto di un incantesimo -È il più esperto in assoluto, potete confidare in lui-.
-Che strano- Isabelle allungò le gambe e guardò il fratello -Sono dottori, Isabelle. Sanno quello che dicono-.

-Cielo, che succede!?-
-Un terremoto!- Tutti e tre si alzarono allo stesso momento non appena sentirono il pavimento vibrare e le decorazioni in vetro del lampadario fremere.
Nei corridoi dell'ospedale echeggiò l'allarme: Robert e Maryse uscirono dalla stanza assieme al medico, la faccia di lei era più che sconvolta ma non tanto per la forte scossa di terremoto.
-Ragazzi qui sotto!- Corsero sotto l'architrave
-Max! Max è rimasto lì dentro con il dottore!!-
-Troveranno il modo di proteggersi, tesoro- Maryse carezzò una guancia della figlia, tremava tra le sue braccia.
L'intensità della scossa sembrava aumentare sempre di più, i mobili vibravano sempre più forte, qualcuno in corridoio urlò...
E poi arrivò il silenzio.
La scossa era cessata all'improvviso.
Il rumore di una chiave fece voltare tutti: la porta numero 9 si stava aprendo.
Dentro era in penombra, il lettino era sgombro, il pavimento sembrava umido.
Il dottore era al lato della porta, si tolse la cuffia e capelli pieni di gel gli ricoprirono la fronte, ora era in tutto e per tutto riconoscibile: Magnus Bane.
La seconda persona uscì dalla stanza: era il piccolo Max.
E senza un graffio.

*Angolo di una scrittrice in vacanza*

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E con questo capitolo dichiaro iniziata la seconda parte di questa storia...Nuove sorprese attenderanno i personaggi? Lo scoprirete!

SIZZY🎀













Professor Bane: Love is like a spellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora